Ieri sera sono stato a cena in un centro commerciale dove c’è un Apple store. Immaginavo, come era presente all’uscita dell’iPhone 3 e dell’iPhone 4, una fila clamorosa. Non ho mai capito perchè la gente si accalca, fa delle file chilometriche, per avere una cosa che può ricevere, magari dopo un paio di giorni, direttamente a casa. Invece nulla. Ieri è uscito in Italia l’ iPhone 5, e l’Apple store romano ha vissuto una normale giornata. Un normale venerdì di fine settembre. Forse qualche folle si è messo in fila la sera prima per poterlo avere per prima, ma vi garantisco che ieri nello store c’era la folla di sempre. Certo tanta curiosità. i banchi che ospitavano l’ultimo nato in casa Apple erano pieni, ma, sicuramente, non c’era la calca degli anni scorsi. Certamente la crisi, certamente una compiuta maturità all’acquisto che, momenti come questo si acuisce, hanno reso il lancio di un prodotto, atteso da almeno un anno, un evento normale. Va anche detto che forse non tutti hanno, in questo momento, tanta voglia di spendere almeno 729,00 € (fino ad arrivare a quasi mille) per un oggetto, certamente tanto ambito, ma altrettanto certamente superfluo. Va detto anche che, la vera differenza rispetto a qualche tempo fa, negli iPhone, la fa il sistema operativo. Quest’ultimo gira benissimo anche sul modello 4s. Sono curioso di leggere, fra qualche mese, i dati di vendita e confrontarli con quelli di iPhone 3 e iPhone 4. Nel frattempo, da fanatico Apple, attenderò ad acquistarlo, e magari andrò a cercare le offerte che, certamente usciranno, per qualche modello precedente.
Archivio mensile:settembre 2012
e ora guai chi ce lo tocca….
E’ trascorso più di un anno da quando abbiamo partecipato al bando per l’assegnazione del campo in via di Vermicino. Ci sono state cause, ricorsi al TAR, al Consiglio di Stato, articoli di giornale, veleni e tanto, ma tanto lavoro. Riunioni, incontri al Comune, riunioni al campo e una quantità di bile prodotta che neanche se vivo altre tre vite, riesco a produrre. Ma ieri siamo entrati in possesso di quel campo. E a dispetto di tutto e tutti sarà nostro per due anni. Quel campo che fino ad un paio di anni fa non voleva nessuno. Ci sarà da lavorare, da perderci del tempo, da investirci con le nostre idee, e non solo, ma sono convinto che si potrà fare bene. Ci sono alcune condizioni che però dobbiamo rispettare. La prima che quella diventi, sempre di più, casa nostra. Un posto dove potersi incontrare, anche fuori dagli allenamenti, bere una birra e fare due chiacchiere tra Amici. La seconda condizione che tutti, ognuno con le proprie possibilità e i propri mezzi, s’impegni a metterci del proprio. Tutti saranno necessari, chi con un’idea, chi con qualcosa di più pratico, ma tutti potranno fare qualcosa per far crescere quella struttura. Terza condizione, non ci debbono essere visioni preconcette. Purtroppo invece ce ne sono tante. Va rivista un pò la filosofia della “mucca da mungere”. Gli Old sono una Associazione Sportiva Dilettantistica che, lo recita lo statuto, ha la mission: “lo sviluppo e la diffusione di attività sportive connesse alla disciplina de rugby, intese come mezzo di formazione psico-fisica e morale degli associati.” Fatto questo abbiamo anche il piacere, non il dovere, di aiutare, qualora ci venga chiesto, il “movimento del Rugby a Frascati”. Ma dopo avere adempiuto ai doveri imposti dallo statuto. La nostra responsabilità principale, ora è quella di far quadrare i conti, avendo da gestire un impianto sportivo. Non possiamo più permetterci di disperdere delle risorse, non solo economiche, se non finalizzate alla “nostra casa”, oltre che alla nostra causa. A chi pensa poi che avere un’idea di gestione oculata significhi essere dissidente, allora mi dichiaro tale. A mio avviso esistono solo due modi per fare le cose: uno giusto, e uno sbagliato. Io preferisco sempre cercare di adoperarmi per il primo modo.
Sallusti e la condanna…
Lo so, vado contro corrente, e certamente è anche il momento storico che sto vivendo che mi spinge ad avere un’attenzione massima alle regole e alle leggi. Non penso che Sallusti abbia ragione. Ha sbagliato, ha diffamato, non ha voluto chiedere scusa e ora deve pagare. La legge recita così. Fare il giornalista non significa non dover rispettare le regole. Avere delle regole, non significa imbavagliare l’informazione. Se una cosa del genere fosse capitata, in strada ad ognuno di noi, saremmo stati condannati, forse non avremmo rischiato la galera, ma comunque avremmo passato i nostri guai. Per tanto, come ritengo giusto che la legge valga per tutti, dal Presidente della Repubblica, passando per il primo ministro, fino “all’ultimo” dei cittadini, così deve valere per ogni giornalista, che in più ha la responsabilità di diffondere notizie. Pertanto, caro sig.Sallusti, per come la vedo io, ti dovrai fare fino all’ultimo giorno di galera, e per questo non ritengo che, da oggi, in Italia ci sia meno democrazia.
La domanda di mio figlio.
Filippo, è un bambino sveglio, attento e molto sensibile alle cose che gli accadono intorno. Oggi, parlando con lui mi ha fatto una domanda: “papà, ma tu sei proprio sicuro che seguire le regole è giusto?”. A questo punto, anche un pò risentito, ma certamente incuriosito dal pensiero, gli ho chiesto come mai avesse questo dubbio. Mi ha raccontato che, nella sua classe, c’è un bambino che si fa fare i compiti dal fratello, e la maestra, quella di matematica, gli fa sempre i complimenti. E poi continua: “papà, non lo senti al telegiornale quanti furbi ci sono in politica? Rubano centinaia di euro (per lui cento euro sono tanti) e non gli fanno niente.” Sono rimasto sconcertato. Mio figlio si è accorto che è circondato da furbi, malfattori e gente disposta a tutto per il dio denaro. E se lo ha capito lui, un bambino di 10 anni, come facciamo noi adulti a poter permettere che i nostri figli crescano con davanti questi esempi? Di per se, fare il genitore è difficilissimo. Cercare di navigare tra le acque della buona educazione, senza affondare è un impegno arduo. Se poi in ragazzi così giovani s’insinua il dubbio che la furbizia, quella cattiva, quella brutta, quella senza un minimo senzo civico, porta risultati migliori dell’onestà, dei valori, dei sani principi, per noi genitori è davvero dura. Penso a quando avrà 15 anni, o 20, crescere in uno stato come il nostro con zero prospettive, zero rispetto per chi vive e lavora onestamente, ma come potrò mai spiegargli che il giusto, spesso non ti porta successo e soddisfazioni. Lo confesso, vacillo tra la morale, l’educazione che i miei genitori mi hanno dato; e quello che vedo, una società che pone nelle mani dei disonesti, dei nepotisti, le chiavi di un successo facile e ricco di danari. Viviamo in un contesto sociale, in particolare in Italia, dove c’è la cultura: della spintarella, dell’andare avanti non per meriti, dove se si scopre qualcuno con le mani nella marmellata non si ha nemmeno il buon gusto di dimettersi, e chiedere scusa. Sono stanco. Eppure ritengo che la maggioranza di noi è onesta. La maggioranza di noi: si alza la mattina, va a lavorare, paga le tasse e si ammazza per sopravvivere, mentre nei comuni, nelle regioni, nello Stato, si spendono miliardi di euro sotto la voce: sprechi. Forse è ora di una rivoluzione. Parola mia, stavolta il primo che parte lo seguo.
A Londra con Filippo.
Ad aprile, o forse a maggio, ho ricevuto una email da Alitalia, nella quale mi si comunicava che avevo delle miglia in scadenza. Le famigerate mille miglia. Era un po’ che avevo voglia di farlo, e quindi ho approfittato, prenotando un week end a Londra, soltanto: Filippo e me. Ero un pò preoccupato del fatto che un bambino di 10 anni e mezzo, potesse annoiarsi in una città dove c’è da visitare monumenti e dove non capisce una parola di quello che si dice intorno a lui. Avevo paura che si annoiasse e, per questo, ho cercato di studiare delle mete che potessero interessarlo. Risultato? E’ stato un week end bellissimo. Siamo tornati ieri sera, e stamattina era ancora tutto eccitato. Scoprire che esiste un paese, e viverlo, dove c’à ancora la regina, “più vecchia di nonna”, che vive in un castello grandissimo al centro di Londra e che i londinesi chiamano, scherzosamente: “Jurassic park”; i gioielli della corona; un museo dove poter osservare quei dinosauri, di cui aveva solo potuto vedere le foto sui libri. Tutte queste cose, queste emozioni, lo hanno riempito. Arrivavamo in albergo alle 20.30 e alle 21.00 già dormiva. E’ stato una spugna, ed ha assimilato tutto come solo i bambini sanno fare. Ad un certo punto, osservando quello che aveva intorno, mi ha chiesto: “ma gli inglesi sono più avanzati di noi?” Questo la dice lunga su quale capacità di analisi, e di critica si ha a quella età. Rivedere la torre di Londra con lui è stata un’esperienza unica. Osservarlo al Natural History Museum interagire con la conoscenza (perchè li, nei musei, s’interagisce), mi ha fatto capire tante cose che mi erano sfuggite, o forse avevo sottovalutato. L’esperienza che lo ha affascintato di più è stata il giro della città su un mezzo anfibio. Un imprenditore inglese ha rilevato, dall’esercito britannico, una ventina di vecchi mezzi da sbarco della seconda guerra mondiale. Alcuni di essi sono anche stati usati nel D Day. Con questi mezzi, fanno il consueto giro di Londra, e poi si “tuffano” nel Tamigi. Un’esperienza davvero insolita, soprattutto per un bambino che, come tutti a quell’età, adora macchine, le moto e tutto quello che si muove. Debbo dire che ci ha molto aiutato anche il tempo. Sono stati due giorni di sole e di caldo, inusuali per la grigia Londra. Gli ho raccontato anche chi erano i Beatles, e che cosa sono stati per tutta la musica rock mondiale. Gli ho fatto sentire Hey Jude e Imagine. La visita ad Abbey Road, è stata d’obbligo a quel punto. Quanto ci siamo divertiti. L’esperienza sugli autobus a due piani me l’ha fatta ripetere ogni volta che è stato possibile. Giustamente mi ha fatto notare che: “la metro sarà anche più veloce, ma vuoi mettere quello che si vede dal secondo piano dell’autobus?” Come dargli torto. Tornando, grazie alla bontà di Alitalia, abbiamo viaggiato in business class. Mentre faceva merenda con gamberetti, salmone e focaccia calda, mi ha detto: “ho deciso papà, da domani si viaggia solo in prima classe”. Mi ricorda tanto una persona, che da un paio d’anni frequento assiduamente. Ho deciso che farò il possibile, ma almeno un week end all’anno da solo con Filippo, in giro per il mondo, me lo farò. Almeno fino a quando non inizierà a considerarmi uno di quei dinosauri che tanto adora.
Per non dimenticare…ma sempre in buona fede…
A volte i blog vengono usati anche come diario. Approfitto per utilizzare il mio per ricordare, magari tra qualche mese, che senza la condivisione non si va da nessuna parte. Ieri sera è stata presa una decisione, molto forzata, che tutti noi associati pagheremo cara. Per fare le cose ci si deve mettere passione. Se la passione ti viene azzerata da comportamenti scorretti, meglio non fare. Da oggi saró un mero fruitore delle strutture sportive per le quali pago. Famiglia, Amici, Affetti, Lavoro, saranno queste le sole cose di cui mi occuperò nel prossimo futuro.
La curiosità dei bambini e il vomito di capodoglio.
Quante volte ci è capitato di passeggiare sulla spiaggia e trovare delle cose curiose sul bagnasciuga. Quante volte dopo averle raccolte, averci giocherellato un po’, le abbiamo poi buttate via. Invece a volte la curiosità andrebbe soddisfatta. Bisognerebbe capire meglio. A fine agosto, un bambino di nome Charlie Naysmith, giocando su una spiaggia del Dorset, si è imbattuto in una strana pietra. Chissà quante altre persone vi erano già passate a fianco. Lui invece l’ha raccolta, e ha fatto quello che i bambini fanno sempre, si è posto delle domande. Chi avrebbe mai detto, a partire dai genitori, che quel bambino aveva in mano del vomito di balena, più precisamente di un capodoglio. Un rarissimo evento naturale, trasforma il vomito di questo cetaceo in un’ambra grigia. Per far si che questo processo si completi, possono passare anche venti anni. La curiosità del bambino, che ha appena compiuto otto anni, è stata stimolata non solo dalla forma, dalla consistenza e dal colore di quella strana pietra, ma anche dall’odore. Infatti quello strano odore unito alla consistenza simile alla cera, ha spinto i genitori a far analizzare quel ritrovamento. Scoprendo anche che era vomito di capodoglio e che quell’elemento così trasformato, ha una proprietà molto ricercata dalle industrie cosmetiche. E’uno dei fissatori animali più ricercati in assoluto, e il valore dell’ambra ritrovata da Charlie, può raggiungere anche 50.000€. Gli articoli che ho letto sono tutti molto incuriositi nel capire cosa farà Charlie con tutto quel denaro. Io invece ne sono scarsamente interessato, spero che ne faccia un buon uso, ma soprattutto che lo aiutino nella vita. Quello che vorrei invece capire io, è dove poterne trovare dell’altra.
Minetti e Zanardi, due esempi di carattere.
La vera fortuna nella vita di una persona è il carattere. Solo il carattere ti da la forza di rialzarti quando si cade. Ti permette di ottenere i risultati. L’ostinazione, la forza di creare qualcosa di buono, anche quando tutto può sembrarti perduto, solo il carattere te lo da. Purtroppo il carattere non si compra, non si presta. In questi giorni mi vengono in mente due persone: Annalisa Minetti e Alessandro Zanardi. La prima, non vedente, ha sempre cercato di ottimizzare tutte le altre qualità che la natura gli ha messo a disposizione. Con questa voglia di non piangersi addosso, di dimostrare quanto si può essere comunque fortunati, nonostante tutto, è riuscita a vincere un Festival di San Remo e a diventare Miss Italia. Nelle ultime para-olimpiadi, ha vinto una bellissima medaglia di bronzo, facendo, per l’altro, segnare il record italiano, nei 1.500 metri. Alessandro Zanardi invece, un talento assoluto nell’automobilismo, dopo essere rimasto vittima di un famigerato incidente nel quale ci ha rimesso le gambe, si è saputo “rialzare” ed ha vinto ben due ori nella disciplina cronometro H4. Queste due persone, questi due Italiani sono, per me, due esempi. Il messaggio che mi hanno lasciato è: “impegnati, trova stimoli e non abbatterti. I risultati dipendono solo da te stesso. Non esiste fortuna o sfortuna, tutto risiede nelle tue capacità”. Facciamone buon uso di questi messaggi. Grazie Annalisa, e grazie Alessandro.
Non capisco più….
…ho forse non ho mai capito. E’ un brutto periodo per tutti. Sicuramente non per tutti, ma certamente per molti. I miei genitori mi hanno sempre inculcato: i sani principi, i valori, la buona educazione, ma forse hanno sbagliato tutto. Il risultato che hanno ottenuto è che il loro figliolo, è venuto fuori un tipino a modo, che rispetta le regole, di sani principi e radicati valori; ma, l’impressione che ho è che, in questo mondo, tutta questa positività rischia di farti diventare un perdente. Viviamo in una società competitiva, fondata su falsi moralismi e senza alcuna regola di base. Non solo, chi dovrebbe far rispettare le regole, anche quelle più comuni, più banali, più semplici: o è impossibilitato a farlo, oppure, nella maggior parte dei casi, è disinteressato. Risultato, i disonesti perpetrano reati, e non gli succede nulla. Gli onesti, quelli che pagano le tasse, i fornitori, i propri collaboratori, le bollette, sono inermi. Senza difese, e nessuna possibilitò di attacco. Sempre più spesso ho voglia d’iniziare a non rispettare più le regole, i paletti. Andare oltre, e anche contro, quella morale che da sempre ho coltivato. Ho sempre più voglia di far uscire tutta la parte peggiore di me, e misurare i risultati che questa riesce ad ottenere. Non è possibile che sento parlare di spred, di legge elettorale, o dei battibecchi tra questo, o quel politico, mentre non si sente alcun dibattito su come cercare di rendere migliore questa società, questo nostro paese. Non è chiaro a tutti che se non si ristabiliscono le regole di base, questo paese non si riprenderà mai. L’altro ieri mi sono sentito dire dall’avvocato che sta intentando una causa contro una tipa che ci ha truffato: “…questa non ha nulla da perdere, non riprenderai mai quello che ti ha sottratto.” Ma porca miseria, allora basta non avere nulla, intestare tutto quello che si ha ai propri figli, mogli, compagne, genitori, e si può delinquere senza problema. Ma perché per i reati civili, nella Paperopoli in cui viviamo, non si può far in modo che chi ruba: VADA IN GALERA?? Io non sono quello che si dice un giurista, ma sarebbe molto semplice. Chi viene riconosciuto colpevole di un reato civile, dopo i nostri tre gradi di giudizio che hanno solo il potere di allungare il brodo, in uno stato pregnato di garantismo bieco e ottuso, o paga, oppure finisce ai lavori socialmente utili. Lo mettiamo a costruire le strade, oppure a potare i giardini, oppure a raccogliere l’immondizia nelle strade, gli si paga uno stipendio, ovviamente sottratto del vitto e l’alloggio che il carcere passa al detenuto, e poi il resto deve occorrere a pagare il debito che il furfante in questione ha prodotto con il suo operato. Molto semplice direi. Il risultato sarebbe triplice: il primo effetto un deterrente a delinquere; il secondo risultato, una soddisfazione di chi si è visto, ingiustamente, sottratto un proprio bene. In ultimo, ma non da ultimo, il furfante, imparerebbe un mestiere. Invece no. In Italia, un paese che fa parte degli otto stati più industrializzati, non funziona così bisogna sobbarcarsi in una causa, che durerà quanto il ciclo di studi, università compresa, dei propri figli. Facendo arricchire avvocati e consulenti, per arrivarsi a sentir dire dopo: “…hai vinto la causa, ma non ha nulla da perdere. Accontentati della magra soddisfazione di aver vinto.” Non ci sto più. Bisogna dare a questa gente la morte civile. Si deve far in modo che questa feccia non abbia più la possibilità di offendere, di ledere il prossimo. Altri stati, molto più civili di noi, se sei un delinquente non la passi liscia come qui da noi. Se poi sei recidivo le pene diventano molto, ma molto, esemplari. Dobbiamo mettere in sicurezza tutte le persone oneste che ci sono nel nostro bel paese. Dobbiamo proteggere tutte quella gente che si muove nello stretto recinto delle regole, del vivere civile. In uno stato civile è sicuramente più alto il livello di libertà, oltre alla voglia di costruire qualcosa. Il desiderio di tante persone con le quali mi confronto, non è più quello di costruire qualcosa qui, in Italia, ma bensì è quello di andarsene. Me compreso. Non è un bel segnale.
Prima cosa: non tradire!
Per me è svanito una specie di sogno. Ho pensato, ho voluto credere, che in questo mercato pazzo pieno di titoli di giornali, e senza un euro da spendere, qualcuno in casa Juve potesse ridestarsi e capire che, Alessandro Del Piero, per almeno altri due anni, avrebbe potuto dare il suo importante contributo. Non si può perdere un simbolo come Alex, solo per meri motivi di bilancio, questo è quello che la mia testa continua a ripetere. E’ stato per 19 anni un esempio per tutti, tifosi e non, ed ha voluto dare l’ennesima dimostrazione di stile, firmando per una squadra lontana, il Sydney in Australia, mantenendo fede alla promessa di voler continuare a giocare, senza avere il rischio di dover incontrare la sua Juventus. Ha avuto offerte, anche importanti, dal Sion che, senza troppi sforzi il prossimo anno farà la Champions League; ha avuto offerte dal Liverpool, ma anche li, il rischio d’incontrare la Juve sarebbe stato troppo grande; e allora ha scelto una meta lontana, l’Australia, che gli permetterà di fare un’esperienza all’estero, in un paese bellissimo dove anche io porterei a vivere la mia famiglia. Famiglia che era tutta presente alla presentazione. Bravo Alex, ed in bocca al lupo per tutto, te lo meriti.