Leggere notizie come questa, mi fa venir voglia di essere un delinquente. Mi fa venir voglia di giustizia sommaria. Il fatto risale a qualche giorno fa. La stampa britannica, ha fatto emergere un fatto dai contorni, a dir poco, macabri. Nel Regno Unito, è stato postato su Facebook un video pedo-pornografico. In questo video nel quale un adulto, violenta una minorenne. Già solo questo mi fa salire la bile e lo schifo. Io non reputo i pedofili dei malati, ma dei viziosi da castrare. Senza alcuna pietà. Purtroppo, su alcune cose, non ho il dono del perdono divino, adotterei metodi antichi, ma sicuramente molto più efficaci. La cosa grave, anzi gravissima, è che nel giro di poche ore, quel video, oltre ad avere centinaia di condivisioni, ha avuto quasi 5.000 “like”. Segno evidente che il vecchio detto: “le mamme dei cretini sono sempre incinta”, è sempre più vero, è sempre attuale. Inutili le scuse del management di Facebook che, con colpevole ritardo, ha rimosso il video dopo circa tre ore. Ora io mi chiedo, non è possibile rintracciare il delinquente che ha messo il video on line, e tutti i suoi simili che hanno commentato con un: “mi piace”? Ritengo oltremodo ingiurioso per la ragazza, per i suoi genitori, per chi le vuole bene, e per tutti i genitori di bambine e bambini preoccupati per i loro figli, che, atti come questi rimangano impuniti. Mi piacerebbe un pò di sana giustizia. Mi piacerebbe un pò di antica giustizia.
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Inghilterra Italia, rugby allo stato puro.
Se l’Inghilterra dovesse vincere questa edizione del sei nazioni, molto sarà dipeso dalla partita di oggi. Il risultato finale è di 18 a 11, ma se ai punti dell’Italia si aggiungono due calci mancati da Orquera, e due mete, praticamente fatte, abbiamo la sintesi della partita. Ma con i se e con i ma, come dicono i pragmatici, non si vincono: ne partite, ne i tornei. Gli Inglesi non marcano neanche una meta, e fanno punti solo con i piedi di Flood. Noi invece, facciamo una bella meta con Mc Lean, che va a raccogliere un bel calcetto a scavalcare la difesa, di Orquera. L’Italia ha giocato bene, e oltre alla solita classe di Parisse, la forza di Masi e l’intelligenza di Zanni, oggi va segnalato un trasformato Mc Lean. Forse la sua migliore prestazione in nazionale. Una partita tutta lotta e placcaggi. Nel rugby non si parla mai dell’arbitro, ma a me oggi non è piaciuto per niente. Preciso e meticoloso nel fischiare i nostri falli, assolutamente permissivo nei confronti dei bianchi Inglesi. Espugnare Twickenham è un impresa riuscita a pochi, ma oggi l’Italia ci è andata molto vicino. Bravi ragazzi, ora con la testa e con il cuore, bisogna tornare a Roma ed iniziare a pensare, da subito, all’Irlanda. Bisogna chiudere questo sei Nazioni nello stesso modo in cui lo abbiamo aperto.
I Nonni, i nipoti e il web.
Leggevo un sondaggio inglese. Sembrerebbe che sempre più giovani, più bambini, si rivolgono al web, piuttosto che ai nonni, per avere informazioni e notizie. Sarà che ho dei ricordi così belli dei racconti dei miei nonni. Mi porto ancora dietro i racconti di guerra, i trucchi sull’agricoltura: che andavano dalla coltivazione della vigna, a come far venire un bel geranio in terrazzo; l’immensa esperienza che faceva essere i miei nonni, più moderni di me; l’amore con il quale hanno provato a trasferirmi il loro sapere. Tutte cose che ho sentito mille volte, che avevano però il potere di non annoiarmi. Non esiste sito che può trasferire quest’ultimo punto. I nonni, sono persone che ci amano come i nostri genitori, ma senza avere il problema di doverci l’educare. Fanno con i nipoti, quello che non hanno potuto fare con i figli. Io consiglio sempre Filippo di farsi raccontare le cose dai nonni, perché, quando non ci saranno più, si esaurirà una risorsa importante per la vita di ognuno di noi. Viva i nonni, anche per uno che, come me, ama la tecnologia.
Poche righe su Juventus Chelsea.
Non mi vorrei dilungare tanto, ma solo lasciare la mia soddisfazione scritta. Anche se ha avuto molti detrattori in questi ultimi periodi, il Chelsea è una grande squadra. Male fanno quelli che sostengono che Di Matteo non abbia lavorato bene in questi mesi. Sicuramente ingiusto è l’esonero che ha subito stamattina. Vincere con questo scarto contro i campioni di Europa e d’Inghilterra non era facile, e io sono contento che la Juventus ci sia riuscita. Molto del merito va a Conte, che ha saputo preparare bene la partita, ma anche a tutti i giocatori, nessuno escluso, che hanno ritrovato quella rabbia che non vedevo da un pò. La Juventus ha un organico di tutto rispetto, ma se non interviene la fame di vittoria che ha avuto tutto lo scorso anno, è una buona squadra, ma non La Squadra. Due parole in più, le merita Buffon, che in un paio di occasioni ha saputo salvare la propria porta. Differentemente la partita sarebbe andata a finire male, a mio avviso. E poi a Giovinco, l’eterno incompiuto. Mi è piaciuto poco ultimamente, perché non ha saputo esprimere tutto il suo potenziale realizzativo, ma ieri è entrato in campo con una foga che non gli vedevo da anni. Bravi ragazzi, e avanti così.
A Londra con Filippo.
Ad aprile, o forse a maggio, ho ricevuto una email da Alitalia, nella quale mi si comunicava che avevo delle miglia in scadenza. Le famigerate mille miglia. Era un po’ che avevo voglia di farlo, e quindi ho approfittato, prenotando un week end a Londra, soltanto: Filippo e me. Ero un pò preoccupato del fatto che un bambino di 10 anni e mezzo, potesse annoiarsi in una città dove c’è da visitare monumenti e dove non capisce una parola di quello che si dice intorno a lui. Avevo paura che si annoiasse e, per questo, ho cercato di studiare delle mete che potessero interessarlo. Risultato? E’ stato un week end bellissimo. Siamo tornati ieri sera, e stamattina era ancora tutto eccitato. Scoprire che esiste un paese, e viverlo, dove c’à ancora la regina, “più vecchia di nonna”, che vive in un castello grandissimo al centro di Londra e che i londinesi chiamano, scherzosamente: “Jurassic park”; i gioielli della corona; un museo dove poter osservare quei dinosauri, di cui aveva solo potuto vedere le foto sui libri. Tutte queste cose, queste emozioni, lo hanno riempito. Arrivavamo in albergo alle 20.30 e alle 21.00 già dormiva. E’ stato una spugna, ed ha assimilato tutto come solo i bambini sanno fare. Ad un certo punto, osservando quello che aveva intorno, mi ha chiesto: “ma gli inglesi sono più avanzati di noi?” Questo la dice lunga su quale capacità di analisi, e di critica si ha a quella età. Rivedere la torre di Londra con lui è stata un’esperienza unica. Osservarlo al Natural History Museum interagire con la conoscenza (perchè li, nei musei, s’interagisce), mi ha fatto capire tante cose che mi erano sfuggite, o forse avevo sottovalutato. L’esperienza che lo ha affascintato di più è stata il giro della città su un mezzo anfibio. Un imprenditore inglese ha rilevato, dall’esercito britannico, una ventina di vecchi mezzi da sbarco della seconda guerra mondiale. Alcuni di essi sono anche stati usati nel D Day. Con questi mezzi, fanno il consueto giro di Londra, e poi si “tuffano” nel Tamigi. Un’esperienza davvero insolita, soprattutto per un bambino che, come tutti a quell’età, adora macchine, le moto e tutto quello che si muove. Debbo dire che ci ha molto aiutato anche il tempo. Sono stati due giorni di sole e di caldo, inusuali per la grigia Londra. Gli ho raccontato anche chi erano i Beatles, e che cosa sono stati per tutta la musica rock mondiale. Gli ho fatto sentire Hey Jude e Imagine. La visita ad Abbey Road, è stata d’obbligo a quel punto. Quanto ci siamo divertiti. L’esperienza sugli autobus a due piani me l’ha fatta ripetere ogni volta che è stato possibile. Giustamente mi ha fatto notare che: “la metro sarà anche più veloce, ma vuoi mettere quello che si vede dal secondo piano dell’autobus?” Come dargli torto. Tornando, grazie alla bontà di Alitalia, abbiamo viaggiato in business class. Mentre faceva merenda con gamberetti, salmone e focaccia calda, mi ha detto: “ho deciso papà, da domani si viaggia solo in prima classe”. Mi ricorda tanto una persona, che da un paio d’anni frequento assiduamente. Ho deciso che farò il possibile, ma almeno un week end all’anno da solo con Filippo, in giro per il mondo, me lo farò. Almeno fino a quando non inizierà a considerarmi uno di quei dinosauri che tanto adora.
La curiosità dei bambini e il vomito di capodoglio.
Quante volte ci è capitato di passeggiare sulla spiaggia e trovare delle cose curiose sul bagnasciuga. Quante volte dopo averle raccolte, averci giocherellato un po’, le abbiamo poi buttate via. Invece a volte la curiosità andrebbe soddisfatta. Bisognerebbe capire meglio. A fine agosto, un bambino di nome Charlie Naysmith, giocando su una spiaggia del Dorset, si è imbattuto in una strana pietra. Chissà quante altre persone vi erano già passate a fianco. Lui invece l’ha raccolta, e ha fatto quello che i bambini fanno sempre, si è posto delle domande. Chi avrebbe mai detto, a partire dai genitori, che quel bambino aveva in mano del vomito di balena, più precisamente di un capodoglio. Un rarissimo evento naturale, trasforma il vomito di questo cetaceo in un’ambra grigia. Per far si che questo processo si completi, possono passare anche venti anni. La curiosità del bambino, che ha appena compiuto otto anni, è stata stimolata non solo dalla forma, dalla consistenza e dal colore di quella strana pietra, ma anche dall’odore. Infatti quello strano odore unito alla consistenza simile alla cera, ha spinto i genitori a far analizzare quel ritrovamento. Scoprendo anche che era vomito di capodoglio e che quell’elemento così trasformato, ha una proprietà molto ricercata dalle industrie cosmetiche. E’uno dei fissatori animali più ricercati in assoluto, e il valore dell’ambra ritrovata da Charlie, può raggiungere anche 50.000€. Gli articoli che ho letto sono tutti molto incuriositi nel capire cosa farà Charlie con tutto quel denaro. Io invece ne sono scarsamente interessato, spero che ne faccia un buon uso, ma soprattutto che lo aiutino nella vita. Quello che vorrei invece capire io, è dove poterne trovare dell’altra.
Castro e le olimpiadi…
Carina la nuova campagna Edison che vede come volto, e non solo, quello di Castrogiovanni. Non essendo il rugby una disciplina olimpica, ma piena di significato, non solo sportivo, il nostro pilone si è cimentato in una simpatica campagna pubblicitaria incentrata sul: “vorrei ma non posso”. Posto alcuni video:
Castro vuole andare per forza alle Olimpiadi di Londra
con le ragazze della ginnastica
con le ragazze della pallavolo
Con i ragazzi della pallanuoto
Decisamente simpatica questa campagna, e complimenti: sia ai creativi di Edison, che alla simpatia di Castrogiovanni. Speriamo porti bene.
Italia Inghilterra, avanti così…
Ieri sono riuscito a vedere, per la seconda volta, una partita dell’Italia agli Europei. Debbo dire che mi sono molto divertito, forse per la prima volta, in questa competizione. Registro ancora l’imbattibilità che citavo la scorsa volta: quando vedo la Nazionale, non perde mai!!! La preparazione è stata di quelle serie. L’ho vista insieme a: Filippo, mio padre Daniele, Sara e il mitico Gabriele, in quel di Tor San Lorenzo. Della partita mi porto dietro principalmente tre cose: gli errori del sopravalutato Balotelli (quanto mi hanno fatto incazzare!!!), il rigore di Pirlo, e la serietà di Prandelli. Sul primo punto non voglio spendere ancora parole. Un giocatore, se veramente di livello, non sbaglia tutto quello che ha sbagliato lui, soprattutto in una competizione importante come l’Europeo. Su Pirlo, genio e sregolatezza. Una partita impeccabile del nostro registra che, insieme a De Rossi, è stato, a mio avviso, il migliore in campo, e poi quella botta alle coronarie. Quel cucchiaio che dai tempi del Totti nazionale non si vedeva più. Quando classe, follia e coraggio si fondono insieme, partoriscono quel rigore che ha dato la marcia in più ai nostri ragazzi. Era fondamentale segnarlo, e farlo in quel modo ha dato coraggio a noi, ed ha spezzato le gambe a loro. L’ultima cosa è la serietà di Prandelli. Non finirò mai di spendere parole sullo stile di quest’uomo. Era serio e professionale da giocatore, me lo ricordo grande lavoratore nel centro campo della Juve, lo è d’allenatore. La sua nazionale traccia delle geometrie belle ed efficaci, sintomo di un lavoro continuo e ben fatto. Bravo Cesare. Mi auguro giovedì di riuscire a:” buttare fuori la Germania dall’Euro”.
Lezioni di Rugby – le origini –
Raccontando a chi conosco di questo sport, del mio sport, la risposta più ricorrente è: “…ma io non capisco le regole…” oppure “…ma cosa è la maul o la rack…” e così via. La realtà è che lo sport più bello del mondo è anche il più misterioso a quanto pare. Da qui l’idea, sicuramente non originale, di creare un piccolo vademecum del Rugby. L’intento è far conoscere un po’ meglio questo magnifico sport, le sue regole, le sue tradizioni. Cercherò di dividere gli argomenti in capitoli, iniziando dalle origini, per poi passare ad argomenti un po’ più tecnici.
La leggenda attribuisce l’invenzione di questo sport a William Webb Ellis. Ellis, studente presso l’università della cittadina di Rugby, in un pomeriggio del 1823, stanco di giocare a football prese la palla con le mani e, correndo verso la porta avversaria, schiacciò la palla a terra urlando “META!!!”. In onore di quello studente, esiste ancora una statua di bronzo, meta di molti “pellegrini”, fuori la scuola dove si disputò la prima partita. Attualmente vengono giocate varie tipologie di rugby: a 15, a 13 e a 7. Esistono due federazioni mondiali: IRB e RLIF. Questo sport prese piede, molto velocemente, nei paesi anglosassoni e in tutte le sue ex colonie come: Australia e Nuova Zelanda. In quest’ultima nazione, insieme la vela è considerato lo sport nazionale. Il rugby a 15 è quello maggiormente praticato. In Inghilterra veniva considerato uno sport d’elite e veniva praticato nei college frequentati dalle classi agiate, mentre in Galles era originariamente praticato da: minatori, operai e piccola borghesia. Questo contrasto non è altro che la dimostrazione di quanto questo sport possa essere praticato da tutti. I fondamenti di questo sport sono la disciplina e l’ordine, e spesso viene preso come metafora della vita. A causa della durezza di questo sport e dei contatti che, a volte, possono essere molto violenti, il mondo del rugby disapprova i comportamenti antisportivi e, più in generale, non corretti. Infatti è molto frequente vedere dei giocatori di rugby finire la partita bendati e sanguinanti, al contrario di altri sport invece dove esiste la cultura dell’infortunio fantasma (vedi calcio).
Il Rugby proprio per le sue tradizione e per le sue regole, è stato spesso usato come panacea sociale. Nel film Invictus viene raccontato di come, il neo eletto presidente del Sud Africa, Nelson Mandela, ha utilizzò il rugby come forma di lotta al happarteid. Più in generale come forma aggregante dell’intero stato sud africano. La vittoria del mondiale del 1995, da parte del Sud Africa, fece risorgere uno stato dall’ombra della discriminazione razziale. Attualmente il rugby viene anche utilizzato come sistema per il controllo della rabbia. Infatti lo sfogo controllato aiuta ad imparare a finalizzare la rabbia ai soli fini agonistici e sportivi. Molti istituti di pena utilizzano con successo il rugby a scopo terapeutico. Contrariamente a quanto pensano i profani, il rugby è uno sport per tutti. Infatti la credenza che i giocatori di rugby debbano essere solo uomini alti e grossi non è assolutamente vera. Esistono vari ruoli, che poi andremo a vedere più avanti, ed ognuno di essi prevede un fisico ed un’attitudine mentale diversa. Una caratteristica del rugby a 15, è il terzo tempo. Divenuto famoso per l’originalità. Risulta infatti molto strano, per chi non pratica questo sport, che 30 persone che, fino a pochi minuti prima si sono picchiati a sangue, dopo si trovano a mangiare e a bere un bicchiere di birra insieme. Di solito il terzo tempo si svolge nella club house della squadra ospitante, e la birra è la bevanda preferita in queste occasioni. Nella prossima sezione tratteremo la disposizione in campo dei giocatori, prendendo a riferimento il rugby a 15, ed i ruoli.
Old Rugby Frascati – Olney…una giornata da ricordare
E’ passato oltre un mese da quella partita, ma il ricordo è ancora vivo, soprattutto in alcuni miei compagni di squadra che ancora si stanno rimettendo dagli infortuni subiti. Ma spalle o zigomi rotti, non hanno stemperato il clima che si è creato dopo quell’incontro. E se oltre Manica, usano il termine “grassless” per descrivere il nostro campo, noi rimaniamo orgogliosi dell’impresa. Proprio per provare a non perdere quel ricordo, ho deciso di mettere in ordine un po’ di materiale che è stato pubblicato per l’occasione. Inizio con l’articolo uscito sul Il Mamilio:
http://www.ilmamilio.it/castelli_sport.asp?id=2470&by=a&com=notizie_eventi
A seguire è uscito un articolo su “Il Tempo”, il titolo la dice lunga sia sulla qualità dei nostri avversari, sia sull’importanza del risultato:
Nei giorni scorsi poi, Will Greenwood ed i suoi amici, hanno pubblicato su YouTube un video molto divertente di cui allego il link:
E’ stata una bella giornata di sport.