Il calcio, il rispetto e i valori

In tarda età, ho scoperto che mi diverte tantissimo vedere le partite di calcio, quelle relative ai Mondiali oppure agli Europei, con la mia famiglia. Abbiamo mangiato e visto la partita sul divano tutti insieme. Andrea si è addormentata prima della fine del secondo tempo, Dany e io abbiamo esultato e sofferto fino al rigore di Jorginho che ci ha portato alla finale. Emozioni forti che mi hanno distolto dal periodo difficile che, un pò tutti noi stiamo vivendo. Mi piace la Spagna. Mi piace come posto da visitare, mi piacciono gli spagnoli e mi piace la loro nazionale di calcio. Quest’ultima soprattutto dopo una finale persa malamente dall’Italia, se non sbaglio 4 a zero, con l’allora portiere Iker Casillas, un fenomeno, che urlava ai compagni: ” respect for Italy“. Seppur la nostra nazionale fosse fortissima in quella partita, abbiamo sbattuto contro un muro chiamato Spagna, che si apprestava a vincere consecutivamente 2 europei e un mondiale. Ieri abbiamo giocato bene, abbiamo sofferto e abbiamo vinto, e le vittorie sofferte sono quelle più belle. Mi ha molto colpito anche l’atteggiamento di Luis Enrique che ho sempre ritenuto un professionista, anche quando allenava la Roma. Una persona intelligente, preparata e che ha vissuto quello che un padre non si augura mai di vivere: ha perso una figlia di 9 anni. Questa notte ho pensato molto al fatto che questo allenatore, che è stato anche un calciatore importante del Barcellona, un uomo di successo sicuramente, ha dovuto arrendersi di fronte a qualcosa di immensamente più grande e doloroso. Tutti ci siamo stupiti della sua sportività, della sua capacità di dialogare, anche con i nostri calciatori, in assoluta serenità. Certo è che quello che è capitato al bravo Luis ti fa rivedere l’ordine di priorità delle cose. Godiamoci questa bella vittoria, ma apprezziamo un uomo che ha imparato dalla sofferenza. Rispetto per quest’uomo.

Senza speranze(??)

46939147_2529809780378881_7684592607405539328_nNon so mai giudicare se provo più gioia vedere vincere la Juventus contro la Fiorentina, o piuttosto contro altre squadre. Debbo confessare però che, insieme al Napoli, vincere contro i viola mi crea un certo senso di benessere e soddisfazione. Certo lo so, la Juventus suscita odio in chi non parteggia per lei. Non è una squadra che rimane simpatica. Non è una squadra che lascia indifferenti. Mai detto più calzante di quello che recita: “o la ami, o la odi“. Quello che ho letto ieri però, lascia di senza parole. Certamente opera di pochi cretini, che con la scusa del tifo, del calcio o dell’odio, riescono a scendere a livelli di bassezza infiniti. Ricordare con degli insulti i morti del Heysel e Gaetano Scirea, è un monumento all’imbecillità umana. Dovrebbero i tifosi viola, quelli veri, prenderne le distanze. A me non verrebbe mai in mente d’insultare Davide Astori, o gli altri morti della Fiorentina, solo per puro odio, che comunque so  essere solo frustrazione all’ennesima potenza. Il 5 marzo ho sofferto, come tutti i tifosi italiani, per la prematura scomparsa di un ragazzo fantastico, un talento del calcio che, guarda caso, giocava con la Fiorentina ( Davide Astori 7 gennaio 1987 – 5 marzo 2018 ). Faccio ancora fatica oggi a non ricordarlo, e ieri, quando Giorgio Chiellini è andato a deporre un mazzo di fiori in sua memoria, debbo confessare di essermi commosso. So di non vivere in un mondo perfetto e forse neanche lo voglio, ma non mi piace neanche vivere in un mondo senza limiti. Anche gli insulti non debbono valicare i confini del rispetto per i defunti. Non mi piace che i miei figli possano leggere cose come quelle che ho letto io ieri. Torniamo a dare al calcio, allo sport la giusta importanza nella nostra vita. Facciamone tanto, perché fa bene. Andiamo a vedere, con spirito positivo, i nostri figli che lo praticano, perchè è importante che noi viviamo con loro questi momenti. Prendiamo posizione su fatti gravi come quelli successi ieri perchè, solo isolando questi bastardi, facendoli sentire soli, forse riusciremo tutti a goderci la parte sana di tutti gli sport, che prevede, ovviamente, anche del sano e goliardico sfottò.

Il 5 di novembre…

giglioCi risiamo, è il 5 di novembre e come ogni 5 di novembre mi cala addosso una tristezza infinita. Oggi poi, il tempo non aiuta affatto. Questo grigio fuori la finestra, la pioggia fina, caratteristica dei nostri autunno, l’umidità che sembra penetrarti le ossa. Il pensiero fisso a mia mamma, a Danielina. Mi viene in mente tutto quello che poteva essere e non è stato; mi viene in mente come le tortuose strade del destino abbiamo unito indissolubilmente la vita di mia mamma e di mia cugina. Un legame stretto tra date, ricorrenze e quell’amore della zia alla nipotina più piccola. Era la piccola di casa. Sembra proprio una di quelle trame sulle quali gli scrittori di romanzi genererebbero fiumi di pagine. Invece è solo una coincidenza. Un infausto e perverso gioco legato al ricordo di una serata di autunno, mentre ci approssimavamo ad andare a festeggiare il compleanno di mia mamma, e quella telefonata che mai avresti voluto sentire: “Daniela ha avuto un brutto incidente”. D’allora nulla è stato più lo stesso. Mia mamma non ha avuto più voglia di festeggiare il suo compleanno, e nemmeno noi con lei. Io ho sempre avuto l’impressione che lei si sia lasciata morire da quel momento. Ora che non c’è più neanche lei rimangono solo i ricordi. Daniela e Loreta. Nessuno di noi vi ha dimenticato, nessuno di noi vuole dimenticarvi. Te Daniela tanta voglia di vivere, la faccia sveglia e l’energia per divorare tutti i problemi che, nonostante la tua giovane età, avevi già dovuto affrontare. Loreta, la mamma che tutti vorrebbero: attenta, presente, l’amore fatta persona. Ora che non ci sei più non so quanto darei per poterti ascoltare il tuo punto di vista sulla vita. Penso di averti chiesto una valanga di consigli, e non ne hai sbagliato neanche uno. Pensavo che insieme a zio Luciano, abbiamo perso, forse, le migliori di tutti noi. Senza di loro, senza di voi, le cose non sono più state le stesse. Senza di loro tanti equilibri si sono interrotti. A distanza di anni posso dire che il centro di tutto eravate voi e forse lo siete ancora. Ci mancate…

Davide Astori, 7 gennaio 1987 – 5 marzo 2017.

astori_modificato-1-640x420.jpgNon lo conoscevo di persona, ma ne ho sempre apprezzato la classe, dentro e fuori dal campo, la professionalità e quella sensazione di persona normale, con una famiglia normale e una vita normale. Di solito i calciatori vengono visti un po’ come persone al di sopra di tutti noi, un po’ come delle divinità greche che, dall’alto dell’Olimpo in cui vivono, fanno una vita che sembra irraggiungibile. Sono spesso al centro della cronaca, del gossip. Lui no, Davide e la sua famiglia finiscono sui giornali solo per le prestazioni sportive di Davide o per i trasferimenti di quest’ultimo. La sua carriera da professionista inizia da Cagliari. Da subito si mette in evidenza per l’enorme classe. Dal Cagliari passa alla Roma in un’estate che lo aveva visto molto vicino alla mia amata Juve. A Roma gioca bene, ma non brilla. Nel 2015 passa alla Fiorentina dove diventerà il capitano a seguito della partenza di Rodriguez. Una carriera tranquilla, coronata da molte presenze in nazionale. Una vita tranquilla, spezzata ieri in un albergo di Udine. Morto in silenzio come ha vissuto. Morto durante la notte e neanche il compagno di stanza se n’è reso conto. Quasi a non volerlo disturbare. Lascia una moglie bellissima e una bimba piccolissima. Mi ha turbato la sua morte. Mi ha fatto ridestare dalla velocità con la quale le cose possono cambiare. Mi ha fatto riflettere su come tutto possa finire senza un reale motivo. La vita è questo, è vero, ma quando ci si trova davanti ad un giovane che muore così, il mio cervello elabora una marea di domande. Tutte domande alle quali non so dare risposta e non so neanche se esistano risposte. Il senso della vita è davvero questo fuggire quotidiano? E’ davvero la nostra mancanza di percezione del tempo che passa e che non tornerà più? Stamattina mi sono svegliato con mia figlia nel letto. Ho potuto godermi 5 minuti di quella faccia d’angelo che dormiva beata, così indifesa, così bisognosa di protezione, alla quale però, mi sono sentito di fargli la solenne promessa che ci sarò quando avrà bisogno di me. Non ho potuto promettergli che il suo “papone”, come mi chiama lei, sarà li ad asciugargli i “lacrimoni” che inevitabilmente solcheranno le sue guance. Che sarò li a condividere le sue gioie. Purtroppo ci sarò fino a quando ci sarò. Davide, mi hai fatto riflettere, mi hai fatto piangere, pur non conoscendoti, e di questo ti ringrazio. Possa il tuo viaggio essere lieve e proteggi le persone che ami e che sei stato costretto a lasciare qui, ovunque tu stia andando.

Di nuovo l’albero.

E’qualche anno che vivo male il Natale. L’ho già scritto in precedenza, ma ogni anno, non c’è nulla da fare, si ripresenta lo stesso problema. E pensare che a me il Natale piaceva tantissimo, ma crescendo questo sentimento è cambiato, fino ad arrivare alla vigilia di Natale del 2011 quando ho perso mia mamma. D’allora questa festa è caduta in un baratro senza fondo. Fatico a condividere con il prossimo, o anche solo con i miei cari, quello che prima invece amavo, in una parola: lo Spirito di questa festa. Quest’anno però Daniela si è imposta. E’nata Andrea e dobbiamo fargli vivere il Natale al meglio. Andrea deveIMG_3470.JPG poter: desiderare, sognare, immaginare tutto quello che una bambina può: desiderare, sognare, immaginare. Il mio umore, il mio trascorso non debbono penalizzarla. Non ha tutti i torti. Leggo sui social network che spesso le feste vengono osteggiate, vengono criticate, a partire dal Natale. E anche se io non lo faccio per partito preso o perché “fa fico“, ma proprio perché questa festa mi mette in uno stato di malessere generale. Vorrei che tutto tornasse a come quando ero bambino. Vorrei che il Natale diventasse di nuovo un momento bello, in cui tutta la famiglia si raccoglie intorno a quello che rappresenta veramente e ne facesse tesoro. Un tesoro che duri per tutto l’anno. Quest’anno però sarà diverso, ne sono quasi sicuro. Almeno per come Daniela lo sta affrontando. Si è caricata sulle spalle il lavoro di tutti e due, e sta cercando di far diventare questo Natale, il suo primo Natale da mamma, speciale. Se ci riuscirà, e sono sicuro che ci riuscirà, sarà un Natale speciale per tutti. Anche per Filippo che, forse, da troppi anni sopporta il mio stato d’animo.  Il risultato sarà ancora più clamoroso perché per me quest’anno è stato l’anno più controverso da quando ne ho memoria. Mi sono successe talmente tante cose orribili che certamente me lo ricorderò come l’anno peggiore di tutti; nel contempo mi sono capitate delle cose che altrettanto me lo faranno ricordare come un anno speciale. Di certo è stato un anno faticoso, senza nemmeno un giorno di vacanza e con tante preoccupazioni per la testa, ma ci ha portato anche Andrea. Di certo per ora c’è che, dopo tanti anni Daniela è riuscita a fare entrare a casa un albero di Natale. Uno di quelli grandi, belli e pieni di luci. Grazie Daniela, e se sarà di nuovo un Natale, sarà soprattutto per merito tuo.

 

Ricapitolando…

Piovono Miracoli 2.0

di Anna Mazzitelli

Sono passati circa otto mesi da quando abbiamo aperto questo blog, e nel corso di questo tempo molte persone hanno scritto, sia nei commenti, sia in privato alla mail del sito, per raccontarci le loro esperienze e per domandarci di pregare per loro.

Ho deciso di ricapitolare tutto in un unico post, che potrebbe anche diventare una pagina fissa del sito, perché mi capita di pregare per alcune persone dimenticandone altre, perché a tutti noi capita di provare più affinità verso qualcuno, di sentire le esigenze di certe persone vicine alle proprie, e quindi di avere a cuore certe richieste più di altre.

Cercherò di fare una scansione temporale delle richieste, e mi scuso in anticipo se me ne dimenticherò qualcuna, ma vi invito a ricordarmele, a insistere e anche ad aggiungere altre intenzioni e richieste qui sotto, in modo che siano tutte raggruppate e sia più…

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L’ultima festa di Filippo sulla terra

La mia codardia, la mia paura di dover fare i conti con i miei sentimenti, non mi ha dato la forza (il coraggio) di andare a questa festa: Filippo, sei nei miei pensieri, sei nelle mie preghiere…avessi avuto un centesimo del tuo coraggio…

il blog di Costanza Miriano

palloncini filippo

di Costanza Miriano

Venerdì scorso abbiamo ricevuto un grande regalo. Noi eravamo in tanti, ma il regalo era grossissimo, e bastava per tutti, così ci è sembrato, a tutti credo, di arrivare a casa con i forzieri carichi di tesori. Eppure era il funerale di un bambino di otto anni, Filippo, di cui più volte abbiamo parlato qui, e di cui moltissime altre volte abbiamo parlato privatamente tra noi, anche nella rete che è nata da questo blog e che si è diramata in tante amicizie vere, di carne e telefono e vicinanza concreta.

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Unica certezza in casa Juve: Conte è furioso. E c’è chi rischia il posto

tuttacronaca

conte-furioso-tuttacronacaUn pareggio contro il Verona dopo aver agguantato un doppio vantaggio nei primi 45 minuti grazie a Tevez. Dire che Conte l’abbia presa malissimo è un eufemismo, soprattutto quando la seconda rete subita, a opera di Gomez, è arrivata al quarto e penultimo minuto di recupero. E non importa che anche la Roma abbia pareggiato, 0-0 nel derby contro la Lazio, anzi, forse peggiora la situazione, visto che la squadra non è stata in grado di incrementare il vantaggio. Nel dopo partita Conte ha parlato di “bagno di umiltà”, di disattenzioni gravi, si è detto preoccupato per i tanti gol subiti da palla ferma. Anche la rete di Toni, infatti, è arrivata su calcio di punizione, quindi a difesa schierata. Ma il tecnico non si è limitato alle parole: oggi ha annullato il giorno di riposo e la rosa si è ritrovata a sgambettare a Vinovo, per meditare sugli errori…

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Bruce and Legend…

Bruce SpringsteenScrivo con molto ritardo, ma il momento è quello che è. Sempre di corsa. Ma non è solo questo il motivo, ho avuto bisogno di smaltire la settimana di emozioni che ho trascorso. In pochi giorni ho esaurito tutti i concerti di questa estate. E pensare che ne avrei voluti vedere anche altri. I Depeche Mode, Mark Knopfer, avrebbero completato la collezione 2013, ma non ce l’abbiamo fatta. Gli impegni, e il costo sempre meno accessibile dei concerti ha vinto sulla voglia di musica. Certo che l’abbinamento non è stato per niente male, e gli artisti che abbiamo ascoltato, da annali. Siamo riusciti a vedere John Legend a Perugia e Bruce Spingsteen a Roma. Artisti e generi molto lontani tra loro, ma accomunati da una enorme personalità e professionalità. Risultato?? Due eventi che mi porterò nel cuore, oltre che nella memoria. Il primo si è svolto a Perugia, nel cuore del Umbria Jazz festival, nella cornice dell’Arena di Santa Giuliana. Un posto suggestivo e ben organizzato, degno della classe dell’artista. Legend si è presentato sul palco puntualissimo e ha deliziato il pubblico con tutti i suoi cavalli di battaglia, dando molto risalto al passato e facendo solo una brevissima panoramica sull’ultimo album. Ordinari people, green light, Save Room, hanno fatto ballare tutti i presenti, che hanno saputo offrire il giusto silenzio ai brani cantanti e accompagnati solo dal suo piano. Molto apprezzata una cover, che non gli avevo mai sentito fare: Dancing in the Dark, del Boss, che ci ha catapultato al concerto che avremmo visto il giovedì successivo. Certo Legend l’ha cantata con un’energia diversa di quella di Springsteen, ma altrettanto apprezzabile. Legend ha dato anche un assaggio di un brano: Made to Love, che sarà nel disco che uscirà il 3 settembre. Legend ha saputo, come sempre, rendere l’atmosfera magica e far apprezzare le sue doti anche a chi, come Daniela, non lo conosceva a fondo. Il giorno dopo ci siamo presi una pausa da tutto e da tutti, abbiamo dormito a Perugia, e il giorno dopo abbiamo visitato Pienza. Dal mercoledì eravamo già carichi per il concerto che avremmo visto il giovedì. Solo ascoltare i brani di Springesteen da una carica incredibile, figuriamoci ascoltarli, con la prospettiva del concerto. Ho sempre un po’ di perplessità quando vado a vedere i concerti a Capannelle. Roma meriterebbe molto di più, ma soprattutto meriterebbero di più gli artisti che ospita. Comunque tra qualche acquisto, un panino e una birra, il tempo passa. La montagna di gente davanti al palco è enorme, e il caldo si fa sentire. Nel pomeriggio aveva piovuto, quindi era la classica serata umida romana.
John LegendQuando le luci del palco si sono accese e Bruce è uscito, c’è stata un’ovazione. Il Boss ha un feeling particolare con il suo pubblico, e la varietà era enorme. C’erano bambini di dieci anni, o giù di li, e anziani signori. D’altronde Springsteen è del 1949. È uno che ha cantato con Dylan, con i Rolling Stones, e mentre erano al massimo. Lui nei fantastici anni ’70 c’era ed era già grande. Ma c’era anche negli anni ’80, e così via sino ad oggi. Il concerto è fuggito via veloce. Tutti i suoi successi, nessuno escluso, ed a un certo punto è saltata anche la scaletta. Il suo volere sentire il pubblico addosso, gli ha fatto venir voglia di accontentarlo. Le canzoni erano dettate in base ai cartelli che il pubblico tirava fuori. Una band perfetta, che non si è fatta cogliere di sorpresa ed ha saputo accontentare il suo vecchio gigante. Il fisico tonico gli ha permesso di cantare, correre e suonare come non avevo mai sentito fargli. Born in the USA, Darlington County, Born to run, Bobby Jean, Dancig in the Dark, e tutte le altre. Tre ore di musica carica di energia, di voglia di stare li in quel momento a fare proprio quello che stava facendo, cantare davanti al suo pubblico. Non una sbavatura, la sua Fender lo ha seguito anche nelle pennate più energiche. La riprova che quello di giovedì scorso è stato un concerto mitico, sono stati proprio i suoi sorrisi. I sorrisi che un uomo dalla voce potente, dal fisico che potrebbe far invidia ad un teenager, un uomo che sembra spaccare la chitarra ad ogni pennata, rilevavano la dolcezza che c’é dentro ad ogni canzone. La dolcezza che ha dimostrato nel tributo finale a Clarence Clemons, suo amico, e compagno di mille concerti. Mentre scrivo, e sono passati quattro girini, ho ancora i brividi. Tutta la serata, tutto il concerto è stato un brivido lunghissimo.