Si o no? In Italia non si parla d’altro. Sembra che non ci siano altri problemi, che non ci siano altre priorità. Perché tutta questa attenzione per un referendum? L’argomento è sicuramente importante, ci sono in ballo tanti articoli della costituzione. Secondo chi ha pensato questa riforma l’obiettivo è quello di snellire processo legislativo, e farla finita con il bicameralismo perfetto o paritario, oltre che diminuire i costi della politica. Il Senato della Repubblica, una delle istituzioni più antiche che abbiamo, avrebbe una natura diversa, se vogliamo anche superiore. Ho letto e riletto questa riforma. L’ho letta prima cercando di avere un’ottica distaccata, cercando di vedere a fondo i punti forti e quelli deboli. Poi ho provato ad approcciarla andando a leggere i motivi del no. Infine ho letto cosa dicono invece coloro che sostengono il si. Non voglio andare molto in profondità in questo mio post, ma piuttosto vorrei fare delle considerazioni obiettive partendo da fatti assodati. Il primo fatto è che l’Italia va cambiata. Su questo siamo tutti d’accordo penso, anzi, mi sembra una ovvietà. Tasse troppo alte, investimenti stranieri che non arrivano, l’economia che fa fatica a partire, e un sistema che non funziona leggi che rimbalzano in parlamento per anni. Nello specifico, in questo panorama dilaniato e rissoso, la politica sta dando il peggio di se. Invece di ragionare sulle cose buone o su quelle che non vanno di questa proposta referendaria, i leader di partito, ma anche l’ultimo degli aventi diritto al voto si scontrano, in un clima che farebbe risultare una curva piena di Hooligans un convento di suore di clausura. Ideali politici e antipatie su questo o quell’altro, in particolare su Renzi, sono gli argomenti di cui si discute, ma sono pochi che si fermano sull’essenza di tutto. Non è così che un referendum va affrontato. Penso ai referendum sull’aborto o sul divorzio. Chi li propose erano, fondamentalmente, i radicali che non sono mai andati oltre il 5% nelle elezioni politiche, ma presentavano delle ragioni laiche apprezzabili, condivisibili. In quell’occasione non era in discussione Pannella o la Bonino, o il governo, in quella occasione i cittadini italiani: democristiani, comunisti, socialisti e missini, si confrontavano su degli ideali. Aspro è stato il confronto ma alla fine, sopra ogni ideale e ogni personalismo politico, gli italiani si sono potuti esprimere sull’argomento. Un livello così basso di discussione, a mio avviso voluto, non si è mai toccato. Ha sbagliato Renzi a personalizzare questa tornata referendaria, ma i continui attacchi al governo sono , a mio avviso, la voce di chi non ha argomenti. E’ vero che la Costituzione è un documento importante per la vita di un paese. Ma come tutti sapranno (spero) la nostra costituzione è divisa in più parti. La prima descrive i “Principi Fondamentali“, ossia tutti quegli articoli intoccabili nei quali vengono enunciati i principi su cui si basa la Costituzione stessa (articoli 1 – 12); nella seconda parte (articoli 13 – 54) nella nostra Costituzione sono enunciati i doveri/diritti di ogni cittadino italiano; nelle terza parte (articoli 55 – 139) e, infine, ci sono 18 articoli che sono le disposizioni transitorie e finali. In verità, per convenzione la nostra Costituzione viene divisa come segue: i Principi Fondamentali, la parte prima e la parte seconda. Com’è facilmente intuibile la parte dei Principi Fondamentali è, e deve essere: Sacra, inviolabile, intoccabile. Nessuno può o deve neanche pensare di modificare il fondamento della nostra nazione. Per quella parte di Costituzione sono morte delle persone. Hanno lottato delle persone. Le altre norme, divise in Titoli, che a loro volta sono divise in articoli, debbono essere, anche, una fotografia del tempo che cambia. Quando è stata scritta la nostra costituzione, uscivamo da due guerre, da una monarchia che non è mai stata una guida, se non quando c’è stato da unire sotto il proprio blasone un’intero popolo, ma anche li lo hanno lasciato fare ad altri per loro conto. C’era da ricostruire un paese e per la prima volta un’identità nazionale. Da questi punti sono partiti i padri costituenti. E hanno fatto un lavoro incredibile. Sono riusciti a creare una sintesi che oggi, forse, la nostra classe dirigente non sarebbe in grado di trovare. Non è vero che la nostra Costituzione è la migliore di tutte, ogni popolo adora la propria, ma è sicuramente la migliore che, in quel momento, poteva essere scritta per l’Italia che si era appena fatta. La carta d’Indipendenza Americana è un documento idolatrato dagli statunitensi. Li non sono scritte le regole della costituzione, ma i principi fondatori e fondamentali del popolo americano. Qui va fatto un distinguo fondamentale: in nessuna carta, o costituzione, possono essere modificati i principi fondamentali perché verrebbe semplicemente meno il senso di nazione, di popolo, ma il funzionamento di uno Stato può e deve essere modificato. Questa è la mia opinione. Tutto muta e non possiamo essere fermi o pensare che un documento “antico” di 70 anni, si possa o si debba adattare al progresso. Quell’impianto che i nostri padri costituenti hanno dato alla costituzione è proprio la forza della costituzione stessa. Loro, nella loro somma intelligenza, avevano già previsto che il mondo sarebbe andato avanti e non volevano assolutamente che la costituzione fosse una zavorra. Ad esempio, uscire dalla dittatura fascista, ha messo l’accento, a mio avviso ora anche eccessivo, sul una serie di sitemi di tutele e contrappesi. Tutti giusti in uno stato democratico, ma un eccesso di tali meccanismi può generare: lentezza, eccessiva burocrazia, in poche parole un sistema ingessato che non permette la competitività in un mondo e in una economia sempre più globale. Da qui la ricerca del superamento del bicameralismo paritario. Altro esempio, il CNEL. Questo organismo, previsto dall’articolo 99 della costituzione è un ente che aveva un senso nel 1948, ma inutile ora. Ecco il perchè della soppressione. Risparmio, velocità, ma soprattutto inutilità. Non perché l’articolo 99 definiva la creazione di questo organismo, si può definire tutta la costituzione un lavoro mal fatto. E’ soltanto il segno dei tempi che cambiano, e con loro dovrebbe adeguarsi quella parte della nostra Costituzione. Questa è la prova provata che è possibile modificare la costituzione, anzi andrebbe: assolutamente e continuamente adeguata. Potrei ancora andare avanti sul ruolo del Senato che avremmo o con altre modifiche, ma penso che sia solo un inutile esercizio di stile. Il quesito è, una volta assodato che la Costituzione in alcune sue parti va e può essere modificata, quale è il modo? E qui s’impatta con il problema vero in Italia: gli Italiani! In Italia non si fa nulla cercando di essere onesti intellettualmente. Nulla! Il problema di questo referendum, grazie all’iniziale errore del nostro premier, è la personificazione della tornata elettorale. In poche parole: se vince il SI, vince il governo, se vince il NO, il governo dovrebbe andare a casa. Renzi ha sbagliato a dichiarare questo. Ma è altrettanto errato sostenere in campagna elettorale che i motivi del NO debbono: essere Renzi a casa, oppure il governo a casa. Non ha senso. Renzi, ma anche fosse stato qualsiasi altro premier, indipendentemente dal risultato elettorale deve rimanere dov’è. Uno dei motivi più forti della modifica di questa costituzione è anche la stabilità, non può essere quindi proprio questo referendum a renderci instabili politicamente. Non capisco poi come questa riforma, scritta inizialmente a più mani, ora veda in alcuni di quelli che l’hanno scritta i maggiori detrattori. L’ho letta, come dicevo prima, l’ho letta più e più volte. Non mi piace in tutti i punti, anzi avrei fatto alcune cose in modo diverso, ma è pur sempre un inizio. E’ pur sempre un buon inizio. Se è vero che l’Italia va cambiata, e tutti sappiamo che è vero, proviamo a cambiarla! Questo è il mio pensiero. Questo è il motivo per cui voterò SI! E lo farò convinto e consapevole. Convinto che ne abbiamo tutti bisogno; consapevole perché ho letto e mi sono fatto una mia opinione. Non ho paura di dire la mia, non ho paura di chi pensa che votare SI, sia l’essere omologato a un sistema di corrotti e di delinquenti. Voglio sentirmi libero di poter esprimere il mio pensiero senza scatenare l’automatico meccanismo dell’insulto. Io non voto di pancia, voto con la mia testa. Non voto contro o a favore di nessuno, voto SI, perché penso che sia meglio per noi. Ho alcuni Amici che voteranno NO, proprio la possibilità di dialogare con loro, in toni pacati e alti, mi ha permesso di costruire la mia convinzione. Non voglio generalizzare, ma la prepotenza, l’insulto, la strumentalizzazione diversa, a mio avviso alla lunga non pagherà. I toni che ho letto, che ho sentito, per onestà soprattutto nelle compagini di chi sta facendo propaganda per il NO, non mi sono per niente piaciuti. Non di tutti, ma molti dei sostenitori del NO hanno preso questa tornata come se non ci fosse un domani. Come se la vittoria del SI definisse un’apocalisse senza ritorno. Anche per questo, il 4 di dicembre voterò SI alle domande che saranno poste nella scheda elettorale che mi verrà fornita. SI, perché NO significa voler non cambiare. Lasciare tutto come sta. E poi, in ultima analisi qualora domani vincesse il NO, tutte le varie anime che oggi animano il fronte contro il SI, contro Renzi, saranno in grado di formulare, nel breve, una riforma che possa migliorare il sistema complessivo? Qualcuno riesce a darmi un panorama che veda insieme: gli integralisti del movimento 5 stelle, con le ali della destra guidate da Giorgia Meloni, con la Lega di Salvini e i Forzisti di Berlusconi? Io la vedo veramente dura.
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Lettera aperta a Matteo Renzi.
Ciao Matteo, è tanto che non scrivo sul mio blog, ma oggi vedendo i telegiornali che ci preparano alla festa del 2 giugno, oltre allo sbarramento che ho trovato ieri al centro di Roma passeggiando con amici, mi sono venuti in mente due ragazzi. Due giovani ragazzi che il nostro paese ha mandato in India in missione. D’allora non sono più tornati. Sono vittime di un bruttissimo atto di prepotenza dal quale il nostro paese non può rimanere indifferente. Rispetto la sovranità di ogni popolo, e proprio per questo non capisco più il senso della permanenza dei due Marò in India. Non so quanto è stato fatto, se poco o tanto, ma il fatto è che questi due ragazzi sono ancora li. E la cosa più triste è che non se ne sente più parlare. A volte non parlare di un problema è l’inizio della resa. Non so se sarai un bravo presidente del consiglio. Ammiro la tua voglia di fare, il tuo saper comunicare, ma i veri statisti, quelli bravi, quelli che rimangono nella storia, e nel cuore dei suoi concittadini, sono quelli che poi fanno. Personalmente voglio lasciarti del tempo per giudicare il tuo operato, ma lo stesso tempo non lo hai per riportare a casa i nostri ragazzi. Sai io sono in quella fase della vita, 43 anni, in cui non sei più giovane, ma non sei ancora vecchio. Sento dentro di me la voglia di fare di quando avevo 30 anni, e la stanchezza che, probabilmente proverò tra 15. E’ quella fase della vita, la mia, dove la sensibilità per due persone che da due anni non possono stare con le proprie famiglie, mi logora, mi strazia. Io non conosco di persona i nostri due militari, ma la loro storia, la loro dignità, nell’affrontare questi anni, mi ha graffiato il cuore. Questo silenzio mi fa male. Matteo, non so se leggerai mai queste poche righe, ma queste parole arrivano dal cuore di un Italiano, un padre, un lavoratore, un uomo che non reputa giusto che due servitori dello Stato possano passare tanto tempo fuori casa, contro la loro volontà. Riportiamoli a casa, ti prego. Matteo metti in campo tutto quanto possibile per far si che questa vicenda finisca. Un bel gesto, un gesto che ridarebbe al problema la giusta importanza, potrebbe essere una tua visita in India. Ma non per andare a trovare i politicanti indiani, ne la loro preistorica diplomazia. Vai a trovare i nostri ragazzi e porta a loro tutto il nostro affetto, tutta la nostra vicinanza. Per tutto il resto Matteo, “in bocca al lupo”.
Coerenza, questa sconosciuta.
La politica è la materia in cui si dovrebbe promettere una cosa, si dovrebbe dare una visione di come si vorrebbe: una nazione, una provincia, una regione, un comune, un’associazione; e quella visione, quella promessa, deve essere poi mantenuta, realizzata. La politica deve essere il mezzo, lo strumento. Non ci può essere coerenza quando si dice una cosa, e poi se ne fa un’altra. Renzi in particolare, non sta facendo nulla di male, nessun reato. La costituzione gli permette di diventare il primo ministro della Repubblica Italiana, e lui lo sta facendo. Ma tutte le promesse?? Ma la visione che ci ha dato di una Nazione lontana dalla vecchia politica, dalle vecchie usanze di palazzo? La rottamazione? Dov’è finito il nuovo? In questa mossa non ci vedo nulla che può farmi, di nuovo, innamorare di questa politica, di questi politicanti. Prevedo una delusione cocente. Qualche anno fa, alle “prime primarie” contro Bersani, mentre tutti non lo votavano, io ci ho visto la possibilità, ci ho visto la forza della voce di una generazione, da troppo tempo zitta e inconcludente. Non ho mai votato il centro destra da quando c’è Berlusconi, e il movimento di Grillo è stato, fino ad ora, una grossa delusione. Con il loro modo, in una democrazia moderna, non si otterrà mai nulla. Ho sperato in Renzi, ma forse (e spero proprio di sbagliarmi), sarà uno degli altri. Uno come: Berlusconi, Monti, D’Alema, Fini, Casini, Napolitano, Grillo. Il problema che nessuno di noi ha più tempo, la nostra economia non ha più tempo. Ho 43 anni, sono sempre andato a votare, ma se ci fossero, questo week end, le politiche, con questo sole, me ne andrei di certo al mare.
Il golf tra Renzi e Berlusconi.
Di tutto questo bailamme di voci, notizie, e scandali, relativamente all’incontro tra Renzi e Berlusconi, a me è rimasta una sola cosa: la foto di Fidel Castro e Che Guevara che giocavano a golf. La foto è stata scattata con una Leica, la mitica Leica, da Alberto Korda. Quest’ultimo è stato un fotografo molto famoso per l’epoca, che ha contribuito a far divenire un’icona Ernesto Che Guevara. L’idea di fondo di Castro era quella di rispondere al Presidente Eisenhower, che con la scusa di una partita a golf, non incontrò il leader maximo. In seguito Castro usò il golf come segno distensivo verso JFK, dopo il problema dei missili a Cuba. C’è molto mistero dietro quelle foto, ma la mia personalissima idea però è che Fidel aveva bisogno di rendere il suo regime un po’ più borghese, di avvicinarlo un po’ ai già vicini Stati Uniti. Sotto questa foto è avvenuto l’incontro tra Renzi e Berlusconi, che, personalmente reputo doveva essere fatto. Che piaccia o no, e a me non piace, ma Silvio Berlusconi è il leader del maggior partito di opposizione, e come tale va incontrato e bisogna confrontarsi con lui. Mi auguro che, alle prossime tornate elettorali, si possa fare a meno di parlare con un leader condannato, oltre che pregiudicato.
Renzi si avvicina. Si ma a chi?
A sentirlo paralre, sembra più un adepto del movimento 5 stelle, a vederlo un pensatore di destra, nel muoversi non ricorda assolutamente uno di sinistra. Per vedere cenni di PD, bisogna andare leggere la sua tessera di partito. Questo non è propriamente una colpa, anzi. Oggi ho letto che, Matteo Renzi, ha dichiarato che: abolire il finanziamento pubblico dei partiti sarebbe un atto di serietà. Ritengo proprio che questo punto, abbia dato all’Italia l’abbrivio verso il declino. Infatti, la gestione dei soldi pubblici ha fatto si che i partiti, ricche fabbriche senza produzione di PIL, non avessero problemi di soldi. La gestione dei fondi è stata affidata, molto spesso, a persone poco inclini al rispetto del comune senso civico, e soprattutto senza la memoria dell’origine di quei soldi (tasse). Questo connubio di caratteristiche ha creato la miscela simile a quando, ad esempio, a gestire la ricchezza di una famiglia, ci si mette un rampollo che non ha la minima idea di come quei soldi siano capitati nelle sue mani. Non ha l’idea dei sacrifici che occorrono per generarli. Quasi sempre il risultato è lo sperpero. Così è capitato ai partiti. L’atto di serietà, citato da Renzi, ma anche prima da Grillo, starebbe nel dichiarare che questo sistema non ha funzionato. La conseguenza dovrebbe essere l’abolizione, e lo studio di un nuovo meccanismo sul come finanziare i partiti politici. In questo senso, Grillo docet. Quest’ultimo ha dimostrato che per far politica bastano pochi soldi, e i risultati possono essere sorprendenti. Altro punto in comune di Renzi, con il comico genovese è la rivoluzione generazionale. Io pagherò la pensione a mio padre. Ma i miei figli non saranno in grado, sempre per colpa di quei padri, di pagarla a me. E’ un altro sistema che ha fallito, e la saggezza dell’anziano dovrebbe fargli capire che, sarebbe ora, di farsi da parte. Renzi ha provato, in un partito vecchio e super-strutturato ha togliere il vecchiume. Ha scelto la strada più difficile, ma forse l’unica che aveva. Ha provato ad aprire le finestre per far entrare un pò d’aria nuova nelle stanze del potere del PD, ma non c’è riuscito, o forse non c’è riuscito fino in fondo. Nel PD, tutti pensavano che sarebbero state elezioni facili da vincere, e non hanno voluto cambiare niente. Ecco il risultato: Grillo che cattura una marea di scontenti e di giovani, e Berlusconi che resuscita dall’aldilà. Ora tutti vedono a Renzi come quello che dovrebbe togliere le castagne dal fuoco. Un fuoco che nel frattempo si è fatto altissimo, e il rischio di scottarsi, è quasi una certezza. Ancora non hanno capito che, del nostro futuro, non può parlare chi, certamente, non ci sarà più. Questa situazione di stallo, con tutto quello che ne consegue, non potrà essere decisa se non con altre elezioni. Solo allora Matteo Renzi potrà provare, entrando dalla porta principale, a guidare quel centro sinistra che, sempre meno gli somiglia, e che sempre di più dovrebbe farlo. Io nel frattempo attendo, e rimango a guardare.