Da oggi Fiat, che da domani si chiamerà: Fiat Chrysler Automobiles NV, avrà sede legale ad Amsterdam, in Olanda, domicilio fiscale a Londra, nel Regno Unito, e, a meno di clamorose ed inaspettate modifiche, interessi negli Stati Uniti. Il titolo verrà quotato al NYSE di New York, e sede secondaria Milano. E’ successo tutto quello che di negativo doveva succedere, anzi, anche peggio. Secondo me, dopo l’acquisizione di Chrysler, la voglia, soprattutto da parte di Marchionne, di trasferirsi a Detroit era chiarissima. Vanno ricordate tutte le bordate che il gruppo ha inflitto al contratto di lavoro in Italia; tutte le discussioni su ogni piccolo o grande problema italiano; gli attacchi da parte del super AD a città come Firenze. I segnali c’erano tutti, anzi, leggendo i fatti con la storia e mettendoci un po’ di malizia, oggi sembrano tutti mattoncini di un edificio molto più grande. Con Fiat che va via, o quasi, l’ultima grande azienda Italiana va via con essa. Viviamo un momento molto difficile e anche bizzarro, certamente figlio dell’assenza di politiche economiche degne nel nostro paese. Un momento in cui imprenditori stranieri mettono le mani su gioielli italiani in ogni settore: moda, televisione, comunicazione; e quando un’azienda Italiana riesce a comprarne una straniera, si trasferisce all’estero. E’ vero che l’alta finanza è priva di coscienza, è priva di riconoscenza, ma un’azienda come FIAT, una famiglia come gli Agnelli (e lo dico da Juventino) non avrebbe mai dovuto iniziare un processo come quello in corso. L’Italia al gruppo FIAT ha dato molto, sono sicuro che la FIAT non ha ridato indietro, all’Italia e agli Italiani, altrettanto.
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Poche righe su Juventus Chelsea.
Non mi vorrei dilungare tanto, ma solo lasciare la mia soddisfazione scritta. Anche se ha avuto molti detrattori in questi ultimi periodi, il Chelsea è una grande squadra. Male fanno quelli che sostengono che Di Matteo non abbia lavorato bene in questi mesi. Sicuramente ingiusto è l’esonero che ha subito stamattina. Vincere con questo scarto contro i campioni di Europa e d’Inghilterra non era facile, e io sono contento che la Juventus ci sia riuscita. Molto del merito va a Conte, che ha saputo preparare bene la partita, ma anche a tutti i giocatori, nessuno escluso, che hanno ritrovato quella rabbia che non vedevo da un pò. La Juventus ha un organico di tutto rispetto, ma se non interviene la fame di vittoria che ha avuto tutto lo scorso anno, è una buona squadra, ma non La Squadra. Due parole in più, le merita Buffon, che in un paio di occasioni ha saputo salvare la propria porta. Differentemente la partita sarebbe andata a finire male, a mio avviso. E poi a Giovinco, l’eterno incompiuto. Mi è piaciuto poco ultimamente, perché non ha saputo esprimere tutto il suo potenziale realizzativo, ma ieri è entrato in campo con una foga che non gli vedevo da anni. Bravi ragazzi, e avanti così.
A Londra con Filippo.
Ad aprile, o forse a maggio, ho ricevuto una email da Alitalia, nella quale mi si comunicava che avevo delle miglia in scadenza. Le famigerate mille miglia. Era un po’ che avevo voglia di farlo, e quindi ho approfittato, prenotando un week end a Londra, soltanto: Filippo e me. Ero un pò preoccupato del fatto che un bambino di 10 anni e mezzo, potesse annoiarsi in una città dove c’è da visitare monumenti e dove non capisce una parola di quello che si dice intorno a lui. Avevo paura che si annoiasse e, per questo, ho cercato di studiare delle mete che potessero interessarlo. Risultato? E’ stato un week end bellissimo. Siamo tornati ieri sera, e stamattina era ancora tutto eccitato. Scoprire che esiste un paese, e viverlo, dove c’à ancora la regina, “più vecchia di nonna”, che vive in un castello grandissimo al centro di Londra e che i londinesi chiamano, scherzosamente: “Jurassic park”; i gioielli della corona; un museo dove poter osservare quei dinosauri, di cui aveva solo potuto vedere le foto sui libri. Tutte queste cose, queste emozioni, lo hanno riempito. Arrivavamo in albergo alle 20.30 e alle 21.00 già dormiva. E’ stato una spugna, ed ha assimilato tutto come solo i bambini sanno fare. Ad un certo punto, osservando quello che aveva intorno, mi ha chiesto: “ma gli inglesi sono più avanzati di noi?” Questo la dice lunga su quale capacità di analisi, e di critica si ha a quella età. Rivedere la torre di Londra con lui è stata un’esperienza unica. Osservarlo al Natural History Museum interagire con la conoscenza (perchè li, nei musei, s’interagisce), mi ha fatto capire tante cose che mi erano sfuggite, o forse avevo sottovalutato. L’esperienza che lo ha affascintato di più è stata il giro della città su un mezzo anfibio. Un imprenditore inglese ha rilevato, dall’esercito britannico, una ventina di vecchi mezzi da sbarco della seconda guerra mondiale. Alcuni di essi sono anche stati usati nel D Day. Con questi mezzi, fanno il consueto giro di Londra, e poi si “tuffano” nel Tamigi. Un’esperienza davvero insolita, soprattutto per un bambino che, come tutti a quell’età, adora macchine, le moto e tutto quello che si muove. Debbo dire che ci ha molto aiutato anche il tempo. Sono stati due giorni di sole e di caldo, inusuali per la grigia Londra. Gli ho raccontato anche chi erano i Beatles, e che cosa sono stati per tutta la musica rock mondiale. Gli ho fatto sentire Hey Jude e Imagine. La visita ad Abbey Road, è stata d’obbligo a quel punto. Quanto ci siamo divertiti. L’esperienza sugli autobus a due piani me l’ha fatta ripetere ogni volta che è stato possibile. Giustamente mi ha fatto notare che: “la metro sarà anche più veloce, ma vuoi mettere quello che si vede dal secondo piano dell’autobus?” Come dargli torto. Tornando, grazie alla bontà di Alitalia, abbiamo viaggiato in business class. Mentre faceva merenda con gamberetti, salmone e focaccia calda, mi ha detto: “ho deciso papà, da domani si viaggia solo in prima classe”. Mi ricorda tanto una persona, che da un paio d’anni frequento assiduamente. Ho deciso che farò il possibile, ma almeno un week end all’anno da solo con Filippo, in giro per il mondo, me lo farò. Almeno fino a quando non inizierà a considerarmi uno di quei dinosauri che tanto adora.
Castro e le olimpiadi…
Carina la nuova campagna Edison che vede come volto, e non solo, quello di Castrogiovanni. Non essendo il rugby una disciplina olimpica, ma piena di significato, non solo sportivo, il nostro pilone si è cimentato in una simpatica campagna pubblicitaria incentrata sul: “vorrei ma non posso”. Posto alcuni video:
Castro vuole andare per forza alle Olimpiadi di Londra
con le ragazze della ginnastica
con le ragazze della pallavolo
Con i ragazzi della pallanuoto
Decisamente simpatica questa campagna, e complimenti: sia ai creativi di Edison, che alla simpatia di Castrogiovanni. Speriamo porti bene.