Non sono Charlie.

je-ne-suis-pas-charlie-300x133E’ passato qualche giorno ma le vittime della redazione di Charlie Hebdo sono ancora impresse nella memoria di tutti. Sono impresse anche la rabbia e la condanna per gesti così infami. La vita di tutti e sacra e a nessuno è permesso portala via. E’ impresso il corteo pieno di gente e di politici che ha attraversato le vie di Parigi, è emozionante vedere sfilare tante persone accomunate da uno stesso ideale. Ma qual’è questo ideale? Ho pensato tanto a quanto è successo e chiaramente non sono d’accordo mai con chi uccide, sia esso mussulmano, cattolico o laico. Non sono mai d’accordo sulla violenza, ne come vendetta, ne come metodologia per esportare democrazia. Non sono mai d’accordo con la guerra, perché se si va in guerra ci si fanno dei nemici, e i nemici poi possono vendicarsi. Non sono loraquotidiano.it_2015-01-13_07-48-04-376x500d’accordo neanche con la satira fatta tanto per fare. Soprattutto con quella satira che se la prende con tutti e con nessuno. La satira deve essere un baluardo della libertà, in particolare della libertà di espressione. Deve essere utilizzate con intelligenza. Perché la satira è intelligenza. Non dovrebbe mai essere offensiva. Irriverente si, offensiva no. La satira può scherzare su un politico che prende la mazzetta; su un imprenditore che porta fuori della sua nazione la sua azienda; può sfottere un calciatore che se la prende con la sua nazionale; ma ci sono cose sulle quali non si dovrebbe scherzare mai, perché lo scherzo per qualcuno potrebbe diventare un’offesa per qualcun’altro. La sessualità di una persona, le imperfezioni fisiche, il credo, la religione, ma anche altri argomenti dovrebbero essere lasciati fuori. Per quale motivo insegnano ai nostri figli, nelle scuole, ad integrarsi e ad integrare altri bambini a dispetto del colore della pelle, della razza e della religione, e poi qualche adulto ritiene di dover difendere il diritto alla libera espressione. Dove per libera espressione s’intende dire quello che si vuole, senza limiti o restrizione alcuna. Qualche adulto rivendica il diritto alla blasfemia. Cosa si vuole bestemmiare? Se credi in Dio non bestemmi, se non ci credi, perché bestemmiare il Dio di qualcun’altro? La libertà di ognuno di noi, deve finire dove inizia quella del prossimo. Personalmente sentire una persona che a fianco a me bestemmia mi da fastidio. E se poi il Papa sottolinea che, da essere umano, un’offesa alla mamma può provocare lo schiaffo del figlio, perché c’indignamo? Perché troviamo strumentale le parole di un uomo, anche se Papa, che per metafora fa capire qualcosa di ovvio? Non sono uno di quelli che pensa che se la sono cercata, non giustifico gli attentati di Parigi, ma penso anche che nella vita bisogna avere rispetto e nella redazione di Charlie Hebdo, molto spesso, non hanno rispettato il charlie-hebdo-reazioni-opinione-pubblica-italia-674-body-image-1421057272prossimo. Non è la prima volta di Charlie. Mi ricordo di alcune vignette a sfondo antisemitico che hanno portato il licenziamento del direttore di allora. Mi ricordo di alcune vignette che avevano come vittime i gay. Mi ricordo anche di alcune vignette contro l’Italia. Certo la reazione non è stata quella di uccidere chi le aveva disegnate, ma io non mi sentivo Charlie allora, e non mi sento Charlie adesso. Ho pregato per i morti, perché ingiustamente uccisi, ma non voglio essere ipocrita. Se mio figlio offendesse qualcuno facendo dei disegni dissacratori, gli spiegherei che offendere le persone è sbagliato. Non si fa. Se poi lo dovesse rifare lo punirei. Ecco cosa voleva intendere il papa. Bisogna essere responsabili delle proprie azioni. Bisogna essere attenti a non urtare la suscettibilità del prossimo. Bisogna smetterla di sfottere le religioni, anche perché, ritengo che la religione, quella vera, sia essa: cattolica, ebrea, mussulmana, o qualsiasi altra, non predica la morte o la vendetta. Chi ha ucciso a Parigi, e prima in altre parti del mondo, non ha ucciso per la religione o perché comandata da essa, ha ucciso per altri fini, per altri scopi. Io non sono Charlie, perché penso con la mia testa. So distinguere tra ciò che è giusto, e quello che non lo è. Uccidere non è giusto; provocare non è giusto; irridere non è giusto; farsi strumentalizzare non è giusto; vendere tremilioni di copie di un giornale, quando normalmente ne vendeva quindicimila, non è giusto.