#iorestoacasa diario di una pandemia giorno 39

unnamedSono passati tanti giorni. L’economia è al collasso. Non è ancora tempo di fare bilanci, non è tempo di avere paura, ma qualche confronto è umano che venga fatto. La Germania, scaltra e anche un pò falsa, ha però una cosa che ha funzionato meglio di noi: l’impianto sanitario. Il minor numero di morti è un dato incontrovertibile, anche se un pò annacquato, ma che deriva dal fatto che hanno oltre 40.000 terapie intensive contro le 5.000 italiane. E’ altrettanto incontrovertibile che questa malattia, se presa in tempo, può essere sconfitta, e noi, in Italia, abbiamo giocato sempre di rimessa, sempre gestendo l’urgenza. Chiunque, nel mondo, abbia potuto intervenire prontamente contro il virus, ne è scampato, indipendentemente dall’età. Tante persone famose, anche se avanti con gli anni, ne sono uscite. Negli anni la dismissione del nostro apparato sanitario, complesso e costoso, ha fatto cilecca. Avevamo un sistema sanitario pubblico all’avanguardia, ma ora ne rimane solo l’idea. Abbiamo visto che il così detto sistema Lombardo ha semplicemente fallito. Un fallimento senza se e senza ma. Mi vengono i brividi solo a pensare se i numeri della Lombardia, del Piemonte o del Veneto, fossero capitati al sud o anche al centro. Avremmo avuto, presumibilmente, molti più morti. A questo disastro, aggiungerei anche la totale incompetenza della nostra classe dirigente. Siamo in mano a persone non all’altezza. La politica funziona se riesce a contornarsi di tecnici all’altezza, di menti geniali che possano dare una svolta al loro operato. La politica dovrebbe dare solo un indirizzo. L’Italia nel calcio è famosa per il gioco di rimessa e ripartenza. Una difesa arcigna, che permette giocate in contropiede orchestrate da tanti nostri bravi fantasisti, penso a: Del Piero, Totti, Baggio e tanti altri. Abbiamo vinto tante coppe del mondo con questo gioco. Mi viene il dubbio che il nostro modo di giocare a calcio sia sintomatico di un nostro modo d’essere, di comportarci, di vivere la vita. Noi ci difendiamo e poi ci affidiamo a qualche essere eccelso che mantiene alto il nostro onore. La questione della pandemia l’abbiamo gestita proprio così. Ci siamo difesi, malamente e senza strumenti, affidandoci a dottori e infermieri competenti, ma senza armi. L’economia affidata a un manipolo d’improvvisati che hanno fatto proclami e puntualmente sono stati smentiti dal sistema e dall’apparato che gestiscono: vecchio e inefficiente. Persone vere in carne e ossa, rimaste appese a questo o a quell’aiuto senza avere risposte. Sono passati quasi due mesi e ancora del tempo dovrà passare. Sento parlare della riapertura della scuola i primi di settembre. Secondo me anche questo è sbagliato. Capisco che si voglia far recuperare i ragazzi, ma noi in Italia abbiamo un settore, quello del turismo, che è fondamentale per la nostra economia. Certo non è tempo di pensare alle vacanze, ma far riaprire le scuole il primo di settembre darebbe una spallata, forse mortale, ad un settore in estrema difficoltà. Vieterebbe a delle famiglie, che potrebbero concedersi delle ferie in settembre di doverci rinunciare. Tutto a discapito del settore turistico e alberghiero. Una nazione dovrebbe essere un corpo unico che deve funzionare in modo armonico e strutturato. Qui sembra che ognuno vada per proprio conto, senza un filo logico. Certo dovrebbe esserci un direttore d’orchestra degno, ma probabilmente Conte, il nostro premier, non è all’altezza di prendere questo tipo di decisioni. Senza buttargli la croce addosso perché la situazione era, ed è, difficilissima da gestire, ma l’adeguatezza è una caratteristica che questo premier forse non ha dimostrato di avere. Forse un pò figlio di questa classe politica che al suo interno ha una schiera di miracolati, senza competenze, messi li dopo un Vaffaday. L’unica cosa certa è che di questa ferita: economica e non solo, ne pagheremo le conseguenze a lungo tutti. Se poi è vero quello che emergerebbe in merito alle responsabilità cinesi, tutto prenderebbe una tonalità molto più drammatica. Intanto fino al 4 maggio stiamo rintanati a casa, ma la vita non sarà come prima, neanche dopo.

#iorestoacasa diario di una pandemia giorno 29

unnamedStupido attacco tedesco all’Italia. Stupido perchè non è il momento e stupido perchè non è vero. Il quotidiano tedesco Die Welt ha titolato: “La Mafia aspetta i nuovi soldi dall’UE”. Stupido se il governo tedesco non prende le distanze. Un titolo di cui non capisco il senso in questo momento ma che mi desta due preoccupazioni. La prima preoccupazione è quella relativa all’effettiva utilità dell’Europa in momenti come questi, dove bisognerebbe fare fronte comune davanti ad un disastro come questo; la seconda preoccupazione è il livello di fiducia che hanno i nostri omologhi esteri nei nostri confronti. La prima preoccupazione è difficilmente risolvibile, solo il tempo definirà se questa “arroccata” unione ha realmente senso di esistere. Per ora facciamo parte di una collettività economica e sociale e dobbiamo rispettarne le regole e le idee. Anche se sono d’accordo sull’idea dei padri fondatori, non mi trovano d’accordo, in questo momento, ne le regole ne le modalità con le quali stiamo andando avanti. Ma dobbiamo rispettarle. La seconda preoccupazione, ossia la considerazione che hanno nei nostri confronti, è invece un tarlo che mi ronza in testa da un pò. In poche parole il quotidiano ci definisce inaffidabili e collusi con la criminalità. Questo è grave perchè quando in famiglia non c’è fiducia tra fratelli, è solo questione di tempo, ma quella famiglia è destinata a esplodere. Così in una situazione come l’Europa. Dove tutto sommato non c’è mai stata neanche tutta questa confidenza e ci siamo combattuti per secoli. Non stiamo chiedendo dei soldi per motivi futili, noi ci stiamo indebitando perchè siamo di fronte ad un disastro epocale. Una pandemia che, prima o poi, colpirà tutti. Una pandemia che sta facendo morti, senza sconti, economia quasi totalmente ferma. Ora che a noi ci facciano lezione i tedeschi, che hanno causato due guerre nel secolo scorso o che baravano sui dati inerenti l’inquinamento per vendere vetture, oppure dagli Olandesi che hanno creato un “paradiso fiscale”, drenando imposte da parte di società, anche italiane, che hanno trasferito la loro sede legale li, beh, proprio non mi va giù. Ogni nazione Europea ha delle caratteristiche intrinseche, vanno rispettate. Come vanno rispettate le capacità di far rispettare la legge all’interno di ogni stato membro. Noi abbiamo sicuramente dei problemi, ma i tedeschi e gli olandesi, ne hanno altri, forse ancora più gravi. L’Italia è lo stesso paese che si è fatto carico degli sbarchi degli immigrati, senza attendere che la nobiltà europea decidesse il futuro di queste persone. Ho amici che vivono in Germania e in Olanda. Rispetto quei popoli e mi piacciono quegli stati, penso però che il COVID-19 abbia aperto dei vasi di Pandora che sarà difficile richiudere. La saccenza e la prosopopea nel risolvere i problemi non ha mai pagato, quello che oggi è un problema di qualcun altro, domani potrebbe diventare il nostro, come viceversa. Noi senza Europa Unita saremmo in fortissima difficoltà, ma l’Europa, senza Italia, perderebbe molto di più.

#iorestoacasa diario di una pandemia giorno 20

unnamedOggi sono venti giorni che sono chiuso a casa. Insieme a me tutta la mia famiglia. Poche uscite per la spesa, qualche cosa improrogabile per il lavoro, il cane. Queste le uniche evasioni. Daniela, Andrea e Filippo sono stati più bravi di me in questo periodo. Oggi sono passati parecchi corrieri a casa. Stanno diventando una simpatica interruzione della monotonia quotidiana. Con il fatto che lasciano le cose di sotto sembrano i paperboy americani. Quei ragazzi che, spesso in bici, lanciano i quotidiani nelle case, con una mira da cecchino, centrano gli zerbini delle case. Oramai i nostri corrieri passano, suonano e ti lasciano le cose in giardino, o sotto il condominio. I corrieri sono una parte degli eroi che, questi giorni, stanno facendo un lavoro oscuro ma fondamentale. Senza di loro le merci, i nostri  ordini on-line non ci sarebbero stati. Se avessero tolto anche quello, la nostra tenuta psicologica sarebbe crollata molto più giù. Sapere che se ci occorre qualcosa, c’è qualcuno che te la consegna, ci ha fatto passare questi giorni con maggiore serenità. Ovviamente questa categoria di lavoratori, si aggiunge a tutte le altre che hanno contribuito a darci un minimo di conforto in questo momento così strano, così difficile. Per quanto riguarda i contagi invece, anche oggi i dati sono stati buoni, non buoni come ieri, ma soddisfacenti. Questo mi fa ben sperare. Dobbiamo tenere duro, ma la strada è quella giusta. La novità di oggi è che possiamo far uscire i bambini per una passeggiata intorno a casa. Sembra poca cosa, invece è una grande conquista per chi come Andrea, (5 anni quasi) è un mese, circa, che non vede i suoi coetanei. Qualche passo intorno a casa non può che fargli bene. Domani, se riesco, ce ne andiamo qui intorno a passeggiare. Portiamo il cane e raccogliamo qualche fiore. Lei adora raccogliere i fiori. E’ primavera e inizia ad esserci il bel tempo,  ogni bambino ha diritto ad una passeggiata per mettere il naso fuori da casa. Ogni pediatra avrebbe condannato un comportamento simile. Un genitore che tiene un figlio un mese dentro casa. Roba da togliere la patria podestà. Invece siamo costretti a combattere questa: “maledetta influenza”, come dice Andrea, con dei comportamenti che, normalmente, sarebbero sbagliati. Con dei comportamenti che comprometterebbero seriamente la salute psicologica dei nostri ragazzi. La nostra prudenza ci ha fatto acquistare un mese di vantaggio rispetto al mondo. Come noi, prima di noi, la Cina. In barba a chi guardava l’Italia come disordinata e esagerata, ora possiamo vedere il male da in cima alla montagna. La scalata è stata dura ma siamo in cima, o quasi, dobbiamo solo scendere. Dobbiamo avere prudenza, ma possiamo scendere. Gli Stati Uniti sono un mese indietro con il contagio, ma con dei dati decisamente più allarmanti. Così come Spagna, Germania e Francia. L’unica nota da sottolineare è che i tedeschi non muoiono da COVID-19. Hanno dei numeri, se possibili anche peggiori dei nostri, ma non muoiono. Secondo loro tutto il mondo dovrebbe bersi questa cretinata. Secondo loro: gli Spagnoli, gli Italiani, i Cinesi, gli Americani, possono morire di Corona-virus, loro no. Che strana gente i tedeschi.

#iorestoacasa diario di una pandemia giorno 18

unnamedIl video che oggi mi ha colpito è quello del primo ministro albanese. Sono molti gli albanesi in Italia. Una “colonia” importante di un popolo fiero nostro dirimpettaio sull’Adriatico. Anche l’intervista che è seguita in serata su SkyTg24 è stata piacevole e i cenni calcistici sulla modalità per affrontare questa pandemia è stata illuminante. Il Primo Ministro Albanese ha dichiarato che per distruggere e combattere questo mostro invisibile, dobbiamo utilizzare il pressing di Sacchi e non il catenaccio italico. Il video che v’invito a vedere è questo:

https://youtu.be/A22V4Gh8-0E

E’ una lezione di vita, di stile. Sicuramente figlia di una diplomazia evoluta. Un popolo anche se umile, anche se povero, può dare aiuto a chi ne ha bisogno. Noi siamo stati molto presenti in Albania qualche anno fa. Abbiamo portato aiuti, infrastrutture, uomini e mezzi. Loro sono stati riconoscenti. Tra le parole dette dal Primo Ministro Edi Rama quelle che mi porterò nel cuore sono: “possiamo essere un popolo povero, ma siamo un popolo che non dimentica”. Giusta lezione a chi, invece, dovrebbe esserci vicino perchè facente parte della stessa Unione, quella Europea. In cima a tutti alla Germania, che dopo due guerre, causate e perse aveva un debito incredibile e che, nell’accordo del 27 febbraio 1953 a Londra altri popoli, che la guerra invece l’avevano vinta, hanno rinunciato al 50% del debito. La Germania, ma non solo, è governata da politici miopi che stanno sancendo la fine dell’Europa, per come siamo abituati a vederla e, forse, a sognarla.

https://keynesblog.com/2015/03/10/europa-cancellazione-debito-germania-grecia/

Io sono un Europeista convinto, ma il modello strutturale che dobbiamo seguire, secondo me, è quello degli USA, un governo federale e non un’unione solo di circostanza o di utilità di pochi e potenti stati. Ma sono convinto che la mia è solo un’illusione. Dobbiamo resistere. La bella notizia di oggi è il calo delle persone in terapia intensiva e l’aumento dei dimessi. Sarà lunga, ma ne usciremo. Io sono convinto che ne usciremo anche bene. Dovemmo soffrire sulla ripartenza, ma questa disgrazia restituirà un popolo più forte.

#iorestoacasa diario di una pandemia giorno 17

unnamedL’argomento di oggi è la serietà. Si deve essere seri quando ci sono dei problemi. Si deve essere seri quando di debbono risolvere dei problemi. E’ notizia di ieri sera, o meglio è di qualche giorno fa, ma è rimbalzata sui giornali, in tv e nei social, solo ieri, che la federazioni italiana rugby, ha cessato tutte le attività sportive nazionali. La cessazione prevede che nella massima serie non venga assegnato lo scudetto e che non ci siano retrocessioni. Anche nelle serie minori tutto è finito il giorno della sospensione. Tutto congelato, come se nulla fosse iniziato. Questa mi sembra un atto di serietà, coraggioso, ma soprattutto serio. Davanti al dramma che vediamo ogni giorno, davanti al momento cruciale che stiamo vivendo, la serietà impone di fare un passo indietro. E allora non è più importante il rugby o il calcio o la NBA o qualsiasi altra cosa non occorra a risolvere questo problema globale, questa pandemia. Dopo i contagi, ci sarà da risollevare le economie nazionali e l’intera economia globale. Ci vorranno anni, forse decenni, cosa conta un campionato sportivo in confronto? Cosa conta se lo scudetto lo vince questa o quella squadra? Di fronte abbiamo un’epocale tragedia che i nostri nipoti studieranno a scuola. Bisogna essere seri, il rugby italiano lo è stato. Sempre in ambito di serietà, direi che in un momento come questo, anche i nostri omologhi Europei dovrebbero esserli. In particolare: i Tedeschi, gli Olandesi i Finlandesi, dovrebbero capire che non si può lucrare su un momento come questo. Il senso di comunità deriva dal fatto che dovremmo essere tutti accomunati, anche se il problema, in un determinato momento, è geograficamente lontano da uno o più stati membri. In momenti come questi si debbono mettere in campo tutte le possibilità, tutte le opportunità per uscire dalla crisi e, come dicono i Marines, non lasciare nessuno indietro. Il rischio grande è che si creino tante crisi come in Grecia qualche anno fa. Uno stato debole, preso d’assalto dagli sciacalli, che invece avrebbero dovuto essere fratelli. Quella della Grecia è un brutto capitolo nella storia dell’Europa e non vorrei che si ripetesse, anche perchè gli attori sono gli stessi che non vogliono dare il loro voto agli Eurobond, tristemente ribattezzati Coronabond. Ma di storie finite male di fratelli, noi in Italia, ne conosciamo più di qualcuna, sappiamo come comportarci. Ho appena sentito il discorso di Conte e invece di rassicurarmi, mi ha agitato. Ha parlato a tutte quelle persone che sono veramente in crisi. Ha parlato a loro e mi sono sentito impotente. Vorrei fare qualcosa in più, qualcosa per aiutare. Un mio Amico, con il quale mi sono scambiato dei messaggi mi ha detto che: “l’unica cosa che possiamo fare è essere pronti a ripartire”. Questo è il nostro compito, essere pronti.

Il giorno della memoria e le sue confusioni.

1024px-auschwitz_i_entrance_snowIl giorno della memoria è una cosa seria. Serve a tutti noi per non dimenticare tutto quello che è successo durante la seconda guerra mondiale. Le deportazioni, i campi di concentramento, l’olocausto e tutte le sue vittime. Non possiamo confrontare nulla con questi avvenimenti. L’olocausto è il risultato della follia di un uomo, di una guerra senza senso, di un’epoca. Quando sento paragonare l’immigrazione all’olocausto, mi vengono i brividi. Mi vengono i brividi perché vuol dire che non abbiamo la percezione di quello che realmente sta succedendo, ma soprattutto di quello che è successo. In comune le due tragedie hanno solo il fatto che ci sono delle persone che muoiono, o sono morte, senza un apparente motivo. Alla base del motivo dell’odio razziale nei conforti degli ebrei c’erano i soldi, l’egemonia che avevano sull’economia. Oggi c’è lo sfruttamento di quei poveri disgraziati che scappano dalle loro terre. Le decisioni folli, a mio avviso, di un governo miope come il nostro, o l’egoismo con il quale gli altri governi Europei stanno affrontando la questione, sta rendendo epocale un evento migratorio come ce ne sono stati altri in passato. Anche noi abbiamo avuto i nostri flussi migratori in uscita. Chi fa confronti sbaglia. Chi confonde quello che è successo nella seconda guerra mondiale con quello che sta succedendo oggi nel Mediterraneo fa finta di non capire. L’Olocausto è stato il frutto della pazzia di Hitler e di una Germania egemone, li i responsabili erano pochi, oggi siamo tutti un pò colpevoli. Sono colpevoli quelli che gridano: “aiutiamoli a casa loro”; sono colpevoli quelli che pensano che la delinquenza sia frutto solo dell’immigrazione, quando noi siamo stati i più grandi esportatori di delinquenza organizzata nel mondo; siamo colpevoli quando mettiamo la testa sotto la sabbia e pensiamo solo a noi o al calduccio delle nostre case. Io non sono contento, sia chiaro, di subire un’invasione da parte d’immigrati di qualsiasi: credo, colore o “razza”. Il problema non è l’Africa o gli Africani. Il problema è la nostra giurisprudenza che non permette la certezza della pena per chi delinque; il problema è l’enorme indifferenza contro la nostra delinquenza comune o organizzata che sfrutta questi poveracci come manodopera. Come si fa a confondere l’olocausto con le farneticazioni populiste di molti nostri politici? Qui non è un problema di destra o sinistra, qui è un problema di buon senso. Qualcuno ci vuole convincere che noi, una nazione che fa parte del G8, parte attiva della NATO, con navi, aerei e mezzi di terra, non riusciamo a bloccare o gestire i flussi migratori. Il problema non è una nave che vuole attraccare in un porto è non farla proprio partire. E’ gestire il flusso in tutti i paesi Europei è creare le condizioni in Italia di essere un paese accogliente, come siamo sempre stati. E se poi per caratteristiche geografiche dobbiamo essere la piattaforma d’approdo, il molo d’Europa, non ce ne dobbiamo preoccupare. Ci dobbiamo solo organizzare. L’olocausto è un’altra cosa. L’olocausto sono treni pieni di gente che entrano in un campo di concentramento e uomini e donne uccisi dal gas, corpi bruciati nei forni. Un popolo, uno solo, distrutto, intere famiglie annientate e, i sopravvissuti, che hanno, in alcuni casi, invidiato i loro congiunti morti. Per loro quasi impossibile vivere con il ricordo di quei giorni, mesi, anni nei campi di concentramento. Si chiama giorno della memoria perchè non dobbiamo dimenticare, ma quello che sta succedendo nei nostri mari sta succedendo ora. Abbiamo tutto il tempo di cambiare le cose, di cambiare la storia. Dell’olocausto non mi sento responsabile, dei morti nei nostri mari un pò si.

Lo strano destino.

Michael SchumacherNon guardavo più la Formula uno, ma quando Michael Shumacher è approdato alla Ferrari tutto è cambiato. Una scuderia dal passato blasonato ha cominciato di nuovo a vincere, e con lei anche il suo pilota. La Formula Uno, la Ferrari, finalmente si riappropriava del fasto di un tempo, quello dei suoi piloti come: Villeneuve o Lauda. Finalmente la domenica pomeriggio non ci si addormentava più sul divano, guardando la Formula Uno. Michael, è riuscito a portare a Maranello quello stile tutto tedesco di approcciare al lavoro. Metodo e disciplina, che sommato alla fantasia e alla forza della Ferrari hanno creato un connubio imbattibile. Solo gli anni che passavano hanno rotto l’incantesimo. Un uomo veloce come un missile, nello stile pulito mi ricordava un po’ Lauda: un calcolatore spietato e velocissimo. Ho ammirato quel pilota, e anche l’uomo. Sempre un po’ schivo, quasi timido. Quel suo non riuscire o volere imparare l’italiano. Ho ammirato quel suo stile vincente, anche quando, pensionato troppo presto dalla Formula Uno, ha provato a vincere ancora tornado. Un astro luminosissimo come ne nascono pochi. Non posso pensare, non voglio credere che, a spegnere questo astro sia una “banale” caduta dagli sci. Non è il finale che immaginavo per un campione. A volte mitizzando i nostri eroi, sportivi, o anche non, gli diamo una dimensione quasi eterea. Dimentichiamo quasi che sono fatti di carne e ossa come noi. Non pensiamo che, una caduta sugli sci, può essere fatale a noi, quanto a loro. E’questo che li rende uguale a noi, uguali alla gente comune. Forza Schumi, per te ho immaginato un futuro, oltre che una fine, degna del campione che sei, e che sei stato. Per te ho immaginato una fine degna dell’uomo che sei. Secondo me non è arrivato ancora il tuo momento, riprenditi presto, scala questa marcia, affronta questa salita, e poi dritto verso un altro traguardo da vincente. In bocca al lupo Shumi.

Erich Priebke è morto.

Erich PriebkeHa vissuto cento anni. I partenti, i figli, gli amici delle vittime delle fosse Ardeatine hanno dovuto aspettare così tanto per vederlo defunto. E’ vero che per chi crede in Dio il perdono è alla base del loro credo, ma è difficile perdonare un simile atto. Ho visitato le fosse Ardeatine forse alle medie, e ogni volta che passo li davanti ancora sento l’angoscia che ho provato in quella visita. 335 vittime, tra militari e civili, colpevoli solo di essere stati catturati dopo l’ennesima rappresaglia contro i tedeschi che avevano invaso l’Italia. Questo signore è stato arrestato e processato, ma è stato condannato all’ergastolo solo nel 1998. Nel frattempo era fuggito si era rifatto una vita. Tra i vari posti dove ha trascorso la sua reclusione anche il convento dei frati francescani di Frascati. Sempre dotato di scorta, è stato una spesa per i contribuenti. Non solo un assassino, ma anche una peso per la società. So che può essere peccato non perdonare, ma io non l’ho fatto, e non ho alcuna intenzione di farlo. Caro Erich, non riposare in pace, anzi mi auguro che si occupino di te le anime delle persone che hai fatto uccidere. Mi auguro che quello che hai fatto, nella concezione dantesca dell’inferno, ti accompagni per l’eternità con una pena esemplare.

Iosefa, ha imparato benissimo l’italiano (medio).

Iosefa IdemNon è questione di sapere o non sapere. Non è questione di giusto o sbagliato. Io ne faccio una questione di principio. Il concetto che chi ci rappresenta deve avere un’anima candida, oramai, almeno in Italia, è una chimera. In Germania, un ministro della Repubblica, si è dimesso perché è stato appurato che ha copiato la sua tesi di laurea. Un gesto che non c’entrava nulla con la sua attuale attività politica, o con i meriti che nella vita professionale lo stesso ha ottenuto. Ha semplicemente tradito la fiducia del popolo tedesco, e si è dovuto dimettere, perché, li, l’opinione pubblica lo impone. Purtroppo, debbo prendere atto che, il mal costume italico, è contagioso. Anche i tedeschi, una volta in Italia, cambiano il loro modo di agire. E questo dimostra che alcune cose, soprattutto in politica, funzionano così, perchè noi vogliamo che funzionino così. Se riuscissimo a capire che il nostro voto conta di più di quello che pensiamo, e che non va sprecato, anzi va dato a chi merita, tante cose cambierebbero. Ma qual’è il fatto? Iosefa Idem olimpionica italo-tedesca, ora ministro delle pari opportunità, ha evaso l’IMU, mettendo la sua residenza (quindi prima casa) in una palestra di sua proprietà. Una furbizia che gli ha fatto risparmiare un bel po’ di denari, in quanto le ha permesso di usufruire dello sgravio sulla prima casa. Lei, a sua discolpa, ha dichiarato che di queste cose non se ne occupava, in quanto passava tre settimane su quattro, dodici mesi l’anno era sulla canoa. Giusto, ma dove andava a dormire la sera lo sapeva? L’indirizzo riportato sul suo documento d’identità, lo avrà visto qualche volta? E non si è mai chiesta, visto che non si occupava lei di queste cose, ma perché dormo in un posto diverso da quello indicato sulla mia carta d’identità?? Perché sul mio documento c’è l’indirizzo della palestra?? Mi dispiace, ma per me,msono scuse che non tengono. E questo attaccamento alla poltrona, ed ai benefici che ne conseguono, è quanto di più brutto, da una tedesca che non parla neanche bene l’italiano, ci si possa aspettare. Il fisco Italico ti ha beccata. Chiedi scusa e dimettiti. Dove sono le pari opportunità rispetto ad un cittadino comune. In questa Italia, le pari opportunità, le cercano anche i cittadini comuni, quelli che si alzano la mattina e, tra mille difficoltà, pagano le tasse. Di certo, in questo suo comportamento, ed anche nel non volersi dimettere, non emerge quello spirito sportivo che l’ha sempre contraddistinta. Lo sport, su ogni cosa, dovrebbe insegnare la correttezza, ed anche il saper riconoscere la sconfitta, oltre che condannare le scorrettezze. Mi dispiace Iosefa, ho alzato le braccia al cielo con te quando vincevi tutte quelle medaglie alle olimpiadi, ma ora, le stesse mia bracci, cadono vedendo quello che sei diventata. Dovresti dimetterti.

Il giorno della memoria.

AushwitzOggi è il giorno della memoria, un giorno particolare, di atroci ricordi, per milioni di persone. Un popolo che ha dovuto subire un eccidio senza motivo. Tanti addebitano questa pagina nera della nostra storia, ad un problema politico, altri ad un problema economico, io personalmente lo addebito ad un connubio micidiale: l’imbecillità di poche menti, e l’effetto gregge. Tanti caproni senza cuore hanno seguito queste teste matte. Il razzismo, l’ingiustizia non ha colori, non ha credo politico, non ha un reale motivo di esistere. Esiste semplicemente. L’uomo non nasce per uccidere i propri simili. Non è nel nostro DNA. Qualche difetto di fabbrica, genera menti deviate. E’ il caso di queste triste vicende. Menti che funzionano non possono ordire i campi di concentramento. Menti che funzionano non possono ordire le foibe. Menti che hanno un cuore, non possono pensare di voler sterminare un popolo intero. Io vi sono vicino. Io sono vicino a tutte quelle vittime innocenti della follia umana. Ovunque vi troviate, chiunque sia il vostro Dio, possiate riposare in pace. Basta solo un secondo per ricordare, e far si che queste atrocità non vengano perpetrate di nuovo.