Ieri a Roma sole primaverile. Chi, come me, era in tribuna Tevere ha potuto vedere fino a metà del primo tempo, la partita a maniche corte, con uno splendido sole in faccia. E se il clima è caldo, non è da meno quello in campo. Fuori, prima di entrare allo stadio, si respira la solita aria di festa. Sono tanti gli Italiani con la maglia nera. Gli All Blacks sono un po’ lo spot del rugby. La voglia di batterli su campo però è tanta. La partita inizia. Dopo gli inni e la tradizionale Haka, in campo è battaglia. Loro sono fortissimi e motivati come al solito. Sbagliano poco o niente, ma l’Italia gioca bene. Placcaggi durissimi, la nostra prima linea tiene e loro sono costretti al calcio, dopo una punizione, per marcare i primi tre punti. Andiamo spesso a giocare davanti la loro linea di meta, ma poi sbagliamo miseramente. E’ proprio qui la differenza con le grandi squadre, massimizzare gli sforzi e segnare quando se ne ha l’occasione. Invece noi ci permettiamo di farci cadere qualche pallone di troppo dalla mani, Mirco Bergamasco manca un paio di contropiede facendosi scivolare la palla del possibile uno contro zero. Loro fanno meta. Si va sullo 0 a 10. L’orgoglio Italiano viene fuori, non giochiamo affatto male. Dopo una serie interminabile di placcaggi davanti alla loro linea di meta, Sgarbi riesce ad infrangere la diga nera, e schiaccia la palla in meta. La successiva trasformazione, porta il punteggio 7 a 10. I Neo Zelandesi non sono persone che s’intimoriscono facilmente, ma certamente non si aspettavano un’Italia così aggressiva. Dimostrazione ne è il fatto che alla prima occasione, invece di scegliere la mischia o il calcio in touche, per cercare una possibile meta, scelgono di calciare verso i pali. Il punteggio del primo tempo si fissa sul 7 a 13. Nel secondo tempo, la cronaca è facile, togliendo qualche bella giocata italiana, gli All Blacks escono fuori in tutta la loro classe. Il punteggio finale è di 10 a 42. Bellissima partita, che a me lascia ben sperare per il prossimo six nations, ed un bellissimo clima anche dentro e fuori lo stadio.
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Ho trovato questa cosa molto commovente, e contribuisce a rendere questa terra, la Nuova Zelanda, e i suoi abitanti sempre più affascinanti. Bravi!!
Lo so, forse il rugby non c’entra moltissimo, ma la cosa mi ha colpito molto. La scorsa settimana alcuni militari neozelandesi sono morti in Afghanistan. I loro commilitoni li hanno salutati così:
E bravo Sonny Bill…in bocca al lupo….
La sua avventura giapponese inizierà ufficialmente domenica, dopo la seconda sfida degli All Blacks all’Australia. Poi per SBW le porte della nazionale campione del mondo si chiuderanno per un bel pezzo (ma ci scommettete che cercherà di rientrare nel giro in tempo per la RWC 2015?). Ad ogni modo il sito dei Panasonic Wild Knights – il club per cui Sonny Bill giocherà nel paese del Sol Levante – ha pubblicato la scheda del centro neozelandese sul suo sito. Eccola. E guardate che arrivarci in un sito completamente in giapponese non è stato semplicissimo…
Eccezion fatta….
Ancora due partite. Sonny Bill Williams alla fine vestirà la maglia degli All Blacks il 18 e il 25 di agosto, quando tra Sydney e Auckland andranno in scena i due atti della Bledisloe Cup, nonché le prime due giornate del Rugby Championship. Le due sfide all’Australia potrebbero essere quindi le ultime due gare del centro con la maglia della sua nazionale per almeno due anni, visto che SBW se ne andrà prima in Giappone e poi in Australia nella league.
Nulla di ufficiale ancora, ma pare che le cose siano decise. La chiamata a sorpresa per il trequarti dei Chiefs si è resa necessaria per il doppio infortunio a Richard Kahui e a Conrad Smith che ha messo il ct neozelandese Steve Hansen nei guai.
Per campioni come Sonny Bill bisogna fare delle eccezioni. Un giocatore come lui, che giocherebbe titolare in ogni squadra dell’emisfero va tutelato, sempre nel rispetto delle regole.
Ad aprire la porta è il boss della NZRU, la federazione neozelandese: “he is still eligible and contracted to New Zealand”. Lui, ovviamente, è Sonny Bill Williams, che potrebbe essere chiamato a prendere parte alla prima fase del Rugby Championship dopo che il ct all blacks Steve Hansen ha saputo che Conrad Smith sarà indisponibile per almeno sei settimane”.
SBW alla fine del Super Rugby in corso andrà in Giappone e poi nella league australiana, “perdendo” così il diritto a vestire la maglia dei tuttineri, ma da quelle parti pensano di fare di necessità virtù e aggrapparsi ai cavilli burocratico. Cosa che normalmente non farebbero.
Le cose comunque non sono ancora chiarissime e lo stesso Tew prende tempo: “Vedremo dopo questo fine settimana, dipende anche da cosa faranno i Chiefs”. Ma la domanda vera da farsi è un’altra: cosa ne pensa Sonny Bill?
Chiudo con una dichiarazione di Tew sulla…
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Mondiali di rugby 2011 il Re Maori riceve gli All Blacks
Sono innamorato della Nuova Zelanda. Mi piace tutto di questa nazione: la natura, il mare, la popolazione, il rugby, la vela, le loro radici. Non hanno nulla che non va. I neozelandesi, sono un popolo fiero e basa sulle usanze Maori, sul credo di quella antica popolazione, il loro modo di vivere. Non se ne vergognano, anzi ne vanno fieri, e fanno di tutto per difenderle. Hanno esportato il grido propiziatorio, che gli antichi guerrieri facevano, prima di andare in guerra: la Haka. Soprattutto nel rugby, è diventato il segno distintivo della Nazionale. Non sapevo che i Maori hanno ancora il loro re. Viene rispettato ed onorato come qualsiasi re, di rango non decaduto, esistente sulla terra. Questo uomo è il depositario di usanze che sopravvivono da millenni. Un bellissimo gesto di rispetto gli e lo hanno riservato proprio i giocatori della nazionale Neozelandese di rugby – gli All Blacks – durante la loro visita prima d’iniziare i mondiali del 2011, che poi hanno vinto. Gustatene un assaggio:
Sono sempre più convinto che queste due isole, nel bel mezzo dell’oceano, siano un posto da visitare in uno dei miei prossimi viaggi. Ma la mia paura più grande sarebbe quella di scoprire che forse è il posto migliore dove vivere. Purtroppo è molto difficile (impossibile) ottenere la cittadinanza.