5 novembre…

DSCN0204Oggi compi 64 anni. Tre anni fa cercavamo di festeggiare il tuo compleanno, ma sempre mille impegni, sempre di corsa. Mi ricordo che ti chiesi, come se fosse il mio di compleanno, di preparare la pizza. La fai così bassa, e io ne posso mangiare un quintale. Mi hai chiesto di cercare la zucca, di prenderla sotto casa, e così ho fatto. Ci siamo visti all’ora di pranzo e te l’ho portata. Quanto mi piaceva la pizza con la zucca. Era sabato, avevo Filippo con me. Siamo venuti abbastanza presto, il forno era già acceso, e non so perché gli occhi mi andavano sempre a quella guarnizione rotta, che faceva uscire un velo di calore. Avevi già preparato tutto c’era solo da infornare le pizze. Sei sempre stata un esempio di organizzazione. Non eravamo mai tanto in palla ai tuoi compleanni, dieci anni prima quella brutta storia di Danielina aveva gettato un’ombra sul 5 novembre. Quella sera però nei tuoi occhi non c’era solo il ricordo triste di tua nipote, c’era dell’altro. Eri stanca, ma a quello purtroppo ci avevamo fatto tutti l’abitudine, nonostante te provassi sempre a nascondercelo. La tua malattia ti rendeva tutto più difficile, più pesante. Avevi l’affanno anche se dovevi andare: dalla camera da letto al salone. Quella sera non era solo stanchezza, non era solo la malattia. Avevi voglia di abbracciare tutti, di stare con i tuoi nipoti. Filippo e Maria Chiara si litigavano le tue attenzioni, ma te avevi in braccio Benedetta, che te chiamavi Peppa. Avevi voglia di fissare ogni istante di quel tuo compleanno festeggiato come piaceva a te: semplicemente e in famiglia. Faceva freddo quella sera. Ripensando a quella serata di novembre, forse non ha fatto mai più freddo così. Forse te lo sentivi che quello sarebbe stato il tuo ultimo compleanno. Il medico era stato chiaro, dalla tua malattia non se ne esce. Noi speravamo tutti che saresti vissuta a lungo, e in un certo senso sapevamo che sarebbe stato così, sei sempre stata forte, sei sempre stata la migliore di tutti noi, sei sempre stata quella che sapeva le cose prima degli altri. E forse quella sera sapevi che sarebbe stato difficile rivivere dei momenti come quello. Quel compleanno è stato bellissimo. Lo porto con me nel cuore come, e faccio di tutto per alimentare quel ricordo, il tuo ricordo, rivivendolo nella mia mente ogni giorno. Da quel 5 novembre in poi le cose non sono state più le stesse. Venti giorni dopo saresti entrata in ospedale e non ne saresti più uscita. Tu sapevi. Tu sapevi che quel Natale noi non avremmo avuto più la nostra Mamma, e i tuoi nipoti la loro Nonna. Tu sapevi. Se tu avessi dato retta al tuo stato di salute, forse saresti stata a letto a riposare. Ma no, hai voluto regalarci un ultimo ricordo bello, felice, insieme. Il 24 dicembre saranno tre anni che tu non ci sei più. E’ bello averti avuto come madre, è bello poter vivere dei tuoi insegnamenti, è bello essere orgoglioso di avere avuto una Mamma così.

Lo sport è anche questo: il sogno di Lauren Hill.

Lauren_Hill_Indiana_Fever_1414850529424_9407534_ver1.0_640_480Bellissimo gesto, bellissima iniziativa. Lauren Hill è una ragazza malata di tumore al cervello, e, secondo i medici, morirà entro Natale. Il suo più grande sogno era quello di giocare una partita di basket nella Wnba, la NBA femminile. Non solo è riuscita a coronare questo sogno, ma ha anche segnato un canestro. L’affetto di tutto il pubblico, di tutte le sue compagne di squadra, sta commuovendo tutto il mondo. Nonostante la nausea derivante dai farmaci, il viso visibilmente gonfio, ha voluto lasciare a tutti un sorriso felice, prima dell’inevitabile. Sono sempre più convinto, come mi dice sempre il mio Socio/Amico Giancarlo “the President”, che: “le cose importanti sono altre”…sono queste”. Tutto il resto si risolve. Mi piace anche citare che, intorno a questa iniziativa, è stata organizzata una campagna legata ai social network, che ha fatto raccogliere oltre 40.000€, Questi soldi, sono stati devoluti alla ricerca. Il nome della campagna è: #1More4Lauren.

Anche se sei stonato.

154042183-ecb3c2b6-9a62-4001-995c-1672c577ea56La serata ieri sera, prima di entrare in teatro, è iniziata con Marco Presta che mi ha “fregato” il parcheggio fuori al teatro. Ottimo inizio direi, anche perché quando, scherzando gli ho fatto notare che sarei andato a teatro a vederlo, e non era “giusto” che mi avesse preceduto nel parcheggio, la sua risposta è stata: “Peggio per te!!”. Ecco ieri abbiamo iniziato a ridere prima di entrare in teatro. Penso che una trasmissione radiofonica, non duri venti anni, in RAI, senza motivo. Bisogna essere bravi, bisogna essere intelligenti nel sapersi evolvere, adattare ai cambiamenti della società. La gang de “il ruggito del coniglio”: Marco Presta, Max Paiella e Attilio Di Giovanni hanno portato in scena, al teatro Olimpico di Roma, una commedia: brillante, piacevole, intelligente, colta e con moltissima musica. Tre ore di risate, condite insieme da un cast spumeggiante e accompagnato dalle musiche del duo Paiella-Di Giovanni, con l’inserimento di un bellissimo gruppo di archi. La storia gira intorno ai due protagonisti: Valerio (Max Paiella), squattrinato gestore di un locale di musica dal vivo, nel quale si fa anche scuola di canto, e Giacomo (Marco Presta), depresso professore universitario che, dopo essere stato lasciato dalla moglie, viene invitato dallo psicanalista a frequentare la scuola di canto di Giacomo. Tra i due, donnaiolo l’uno, perdutamente innamorato della moglie fedifraga l’altro, s’instaurerà un rapporto decisamente unico ed insolito. Brave anche le due attrici a supporto, che si sono integrate alla perfezione con l’affiatassimo trio che lavora da anni insieme in radio. Inutile svelare la trama o il finale, va solo detto che lo spettacolo fila via veloce ed è divertentissimo. Bravo Marco nella scrittura della sceneggiatura, bravi gli artisti Paiella e Di Giovanni nella produzione musicale e dei testi.

Il cantico delle creature.

San Francesco di GiottoQuesto week end Filippo ha avuto da studiare, tra le altre cose, alcuni poeti “volgari”. Tra questi c’era San Francesco. Leggerne la storia, ricordare quello che avevo imparato a suo tempo mi ha riportato alla mente la chiave della vita: la semplicità. Il cantico delle creature, scritto nel 1224, è di un’attualità impressionante. Anzi, è molto più moderno ed attuale ora, che all’epoca. Abbiamo perso, e perdiamo ogni giorno di più, la percezione delle cose che contano. Corriamo dietro ad irraggiungibili miti che qualcun’altro ha provveduto a confezionarci. E’ sempre più raro vedere nelle persone quei valori su cui dovrebbe essere fondata la nostra esistenza. Il concetto di semplicità sarebbe una cura per mille malattie di cui oggi la nostra mente, il nostro cuore, la nostra civiltà sono afflitti. Queste mie poche righe non vogliono avere un tono di denuncia, o quanto meno non solo. Non vogliono essere le parole, i pensieri di chi si pensa migliore, ma soltanto una presa di coscienza che forse, tutti noi, stiamo andando in una direzione sbagliata. Chi come me ha la responsabilità di dover crescere un figlio, e vorrebbe farlo lasciandogli la reale ricchezza, quella dei valori, rileggendo queste: poche, semplici, basilari e fondamentali parole, dovrebbe trarne uno stimolo infinito. Dovrebbe prendere questa semplicità e costruirci sopra tutta la propria esistenza. A mio avviso, vale la pena perdere qualche secondo e rileggere queste poche righe che a me, come la prima volta, hanno toccato il cuore e fatto riflettere.

« Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate »

Padova…

IMG_2572E’ sempre bello tornare in posti in cui non si torna da tanto. E’ sempre bello riscoprire luoghi, colori, odori, che si sono respirati da bambino. Gli occhi sono sempre gli stessi, ma guardano, osservano, in modo diverso. Scoprirsi con la bocca aperta ad osservare uno splendido paesaggio vale la stanchezza di un viaggio lungo fatto in un week end. E poi scoprire che esistono dei luoghi che non conoscevi e che sono di una bellezza sconvolgente. Luoghi in cui il tempo si è fermato al secolo scorso. Questo week end a Padova è stato tutto questo. Riscoprire una città, bella come me la ricordavo da bimbo, accesa da un sole estivo ed un cielo blu. Mi sono reso conto di averla vista sempre quando pioveva, o con la nebbia. Bella nell’ordine e nella disciplina, eredità di una grande repubblica marinara. Le rive del Brenta, con le sue ville Venete, lascia senza fiato. Ma di tutto il week end mi porterò sempre dentro aver conosciuto delle splendide persone, una famiglia bellissima che con la sua ospitalità ha confermato quanto di buono Daniela mi aveva raccontato. Grazie Marinella, grazie Mario Antonio, siete stati fantastici.

Conte…il miracolo Italiano.

Antonio-ConteE’ tanto tempo che non scrivo, forse troppo, ma oggi quando ho letto del “miracolo italiano” non ho resistito. L’ho difeso in passato, l’ho tifato, l’ho ammirato, e probabilmente in futuro continuerò a farlo, ma ci sono delle cose che non capisco. O forse è meglio non capire. Facciamo un passo indietro, anzi due. Negli ultimi tre campionati, al di la di quello che possono dire i detrattori, la Juventus ha vinto meritatamente i tre scudetti. La gran parte del merito è stato sicuramente di Antonio Conte che, in un ambiente ottimale e con una squadra competitiva, è riuscito a fare il miracolo. Quello si che è stato un miracolo. Non dobbiamo neanche dimenticare però che la Juventus ha difeso il suo allenatore anche quando, squalificato, non poteva sedere in panchina. Sono stati tre anni fantastici, forse è mancato un successo europeo, ma è andata bene così. Mentre tutti ci preparavamo a fare le valigie per le vacanze, con un tempismo degno di un cronografo svizzero, immediatamente dopo le dimissioni di Prandelli, Conte si è dimesso da allenatore della Juventus. Più che dimissioni è sembrata una vera e propria fuga da Torino, lasciando la squadra a preparazione iniziata e con i nazionali (quindi anche il capitano e i così detti senatori) in ferie. Questo non è stato un comportamento degno dell’uomo che ha dato tanto alla Juve, ma che ha ricevuto anche moltissimo. Con questi presupposti, io non avrei mai chiamato un allenatore a rappresentare l’Italia. Abbiamo bisogno di guide, di esempi, e lui, al di la dei meriti sportivi, non lo è stato. Non pago, il suo stipendio sarà di quasi 4 milioni di euro. Una cifra spropositata, a mio modo di vedere, in un’Italia che stenta a stare a galla. Penso che eticamente non sia un bel esempio. Penso che eticamente: che i soldi arrivino dalla federazione o dagli sponsor, non si può pagare un allenatore quelle cifre. Sono quasi sicuro che farà bene. Sono quasi sicuro che metterà tutta la sua professionalità a disposizione della Nazionale Italiana, ma il prezzo che stiamo pagando, e non penso ai soldi, forse è veramente troppo. Forse tante altre persone smetteranno di guardare la nazionale…..o forse no….dimentico sempre che siamo in Italia….la domanda che continua a ronzarmi nella testa è: ma dov’è questo miracolo italiano?

Il ruggito del coniglio, grazie Marco e Antonello.

Marco e AntonelloGiovedì scorso, grazie ad una delle idee geniali di Daniela, siamo stati ospiti della trasmissione radiofonica: “Il ruggito del coniglio”. E’ sempre una cosa emozionante partecipare a questi eventi, ma conoscere di persona coloro che, da oltre quindici anni mi accompagnano, più o meno tutte le mattine, è stato molto di più che emozionante. Ero felice come un bambino la mattina di Natale. Molto spesso però, mitizzare delle persone equivale ad esserne delusi quanto si conoscono di persona. Questo, giovedì scorso, non è successo. Marco Presta, Antonello Dose, Max Paiella, sono soltanto una parte della splendida famiglia del “Ruggito”. Tutto lo staff è fantastico. Giovedì, si sono sempre preoccupati di fare sentire ognuno di noi a proprio agio. In continuazione ci rifocillavano, passando con vassoi pieni di pizza, dolci e ogni ben di Dio; si preoccupavano che stesse andando tutto bene; nelle pause pubblicitarie, o mentre andava in onda in giornale radio, ci hanno intrattenuto, hanno parlato con noi. IMG_1866Marco ha anche rinunciato ad una sigaretta, per cantarci, in anteprima, un brano del nuovo spettacolo che stanno preparando con Max Paiella. Mi sono sentito a casa. E poi sono tutti bravissimi. Lo so che si dice sempre, ma il clima che ho respirato giovedì mattina negli studi di via Asiago, 10 era vero. Antonello e Marco, tengono la trasmissione in modo esemplare. Mai una volgarità, ogni battuta è sagace ed intelligente, e traspare un’enorme intelligenza. Il gruppo musicale: “I Rabbitts”, sono bravissimi, e Max Paiella è un fuori classe dell’improvvisazione. Pochi sanno mixare capacità musicale ed ironia, come fa lui. Una parte del segreto del successo è sicuramente il maestro Di Giovanni, mente ed autore delle musiche di tutta la trasmissione. Grazie Marco e Antonello per non aver deluso un vecchio giovane ragazzo che vi ascolta tutte le mattine. Grazie Daniela per l’ennesima stupenda idea.

Lettera aperta a Matteo Renzi.

MaròCiao Matteo, è tanto che non scrivo sul mio blog, ma oggi vedendo i telegiornali che ci preparano alla festa del 2 giugno, oltre allo sbarramento che ho trovato ieri al centro di Roma passeggiando con amici, mi sono venuti in mente due ragazzi. Due giovani ragazzi che il nostro paese ha mandato in India in missione. D’allora non sono più tornati. Sono vittime di un bruttissimo atto di prepotenza dal quale il nostro paese non può rimanere indifferente. Rispetto la sovranità di ogni popolo, e proprio per questo non capisco più il senso della permanenza dei due Marò in India. Non so quanto è stato fatto, se poco o tanto, ma il fatto è che questi due ragazzi sono ancora li. E la cosa più triste è che non se ne sente più parlare. A volte non parlare di un problema è l’inizio della resa. Non so se sarai un bravo presidente del consiglio. Ammiro la tua voglia di fare, il tuo saper comunicare, ma i veri statisti, quelli bravi, quelli che rimangono nella storia, e nel cuore dei suoi concittadini, sono quelli che poi fanno. Personalmente voglio lasciarti del tempo per giudicare il tuo operato, ma lo stesso tempo non lo hai per riportare a casa i nostri ragazzi. Sai io sono in quella fase della vita, 43 anni, in cui non sei più giovane, ma non sei ancora vecchio. Sento dentro di me la voglia di fare di quando avevo 30 anni, e la stanchezza che, probabilmente proverò tra 15. E’ quella fase della vita, la mia, dove la sensibilità per due persone che da due anni non possono stare con le proprie famiglie, mi logora, mi strazia. Io non conosco di persona i nostri due militari, ma la loro storia, la loro dignità, nell’affrontare questi anni, mi ha graffiato il cuore. Questo silenzio mi fa male. Matteo, non so se leggerai mai queste poche righe, ma queste parole arrivano dal cuore di un Italiano, un padre, un lavoratore, un uomo che non reputa giusto che due servitori dello Stato possano passare tanto tempo fuori casa, contro la loro volontà. Riportiamoli a casa, ti prego. Matteo metti in campo tutto quanto possibile per far si che questa vicenda finisca. Un bel gesto, un gesto che ridarebbe al problema la giusta importanza, potrebbe essere una tua visita in India. Ma non per andare a trovare i politicanti indiani, ne la loro preistorica diplomazia. Vai a trovare i nostri ragazzi e porta a loro tutto il nostro affetto, tutta la nostra vicinanza. Per tutto il resto Matteo, “in bocca al lupo”.

L’incidente di Fiorello, e la strana reazione di molti.

Rosario FiorelloRosario Fiorello, in arte Fiore, ha avuto un incidente a Roma. Finita la quotidiana puntata di “Edicola Fiore”, ieri mattina, mentre percorreva via della Camilluccia sul suo scooter, ha investito un pedone sulle strisce pedonali. Questo signore si è fatto molto male e, insieme a Fiorello, è finito in ospedale. Entrambi sono entrati al pronto soccorso con codice rosso. Fino a qui nulla di strano. Lo show man era sobrio, non ha fatto manovre particolarmente azzardate, si è solo distratto ed ha cagionato danni: ad una persona, oltre che a se stesso. Mi piace Fiorello. Ogni mattina, mi sveglia con il suo programma. Edicola Fiore, lo reputo un programma radiofonico: intelligente, veloce, molto ironico e mai volgare. Ho la sveglia puntata su Radio due alle 6:45 e Fiore, insieme a Baldini, è sempre li con l’anteprima dell’Edicola. Quando poi esco per andare ad accompagnare mio figlio a scuola, la sua Edicola mi fa iniziare la giornata con un sorriso. Ho un account twitter, che non uso moltissimo, ma stasera volevo dare la mia solidarietà a chi mi fa spesso sorridere ed ora sta soffrendo. Ho trovato una marea di post sulla disparità di trattamento tra: Fiorello e il signore investito. A me dispiace per quest’ultimo, e mi auguro con tutto il cuore che si riprenda presto, e senza conseguenze, ma allo stesso tempo non si può condannare, o etichettare come un assassino, chi ha cagionato un incidente in moto, per altro, uscendone ferito e, da subito, riconoscendosi colpevole. Penso sempre di più che alcune persone, pur di apparire, pur di fare la voce fuori dal coro, riescano ad elaborare degli atteggiamenti, a dir poco, assurdi. Mi sembra chiaro che la popolarità di una persona influisce sull’opinione pubblica. Fa notizia che un personaggio pubblico abbia avuto un incidente, ma questo non significa non ci sia apprensione per l’altro malcapitato. Inoltre Fiorello si è sempre distinto per simpatia e genuinità, e quindi molte persone sono legate a lui, gli vogliono bene. E’ un po’ come se avesse un incidente un nostro caro. Saremmo preoccupati per lui, e vorremmo che si riprendesse, indipendentemente dalle condizioni delle altre vittime dello stesso incidente. Colpa o ragione, se un nostro caro avesse un incidente tutte le attenzioni sarebbero per lui. Mi sembra così naturale. Un personaggio pubblico come Fiorello, simpatico e che sa   come far breccia sulla gente, ha una marea di persone che le vogliono bene. Per tanti, Fiorello è un loro caro. La riflessione che ho fatto è quella che, alcuni sconosciuti, per ottenere un briciolo di quella popolarità che  così tanto osteggiano, sarebbero disposti a dire e a fare qualsiasi cosa, e anche il suo contrario. Magari lucrando sulle disgrazie e sulla salute altrui. Forza Fiorello, torna presto a farci iniziare presto la giornata!!

Venduta la casa di Miami della famiglia Versace.

310x0_1393742278922_medium_130718_093856_TO180713EST_273__1_Sicuramente è una bella casa. Certo io casa a Miami non la comprerei, ma questa è un’opinione personale, obiettivamente però, una casa su Ocean’s Drive, a Miami Beach, il suo fascino ce l’ha. Sapevo che era in vendita, ma dopo l’omicidio di Gianni Versace nel luglio del 1997, sembrava una casa maledetta. Gli eredi Versace, vendettero la villa nel 2000 al magnate Peter Loftin il quale voleva trasformare, quella splendida dimora, in un hotel. Fallita l’operazione, la villa è stata messa all’asta. Adesso Casa Casuarina: che vanta vista sul mare, piscina, dieci camere da letto e un salone di 250 metri quadrati, è della famiglia Beckham. Secondo le indiscrezioni, David e Victoria, hanno concluso l’accordo per acquistare la villa per  60 milioni di dollari. Niente male davvero, ma ad averli avrei preso un bellissimo attico, con vista su Central Park a New York.