Stupido attacco tedesco all’Italia. Stupido perchè non è il momento e stupido perchè non è vero. Il quotidiano tedesco Die Welt ha titolato: “La Mafia aspetta i nuovi soldi dall’UE”. Stupido se il governo tedesco non prende le distanze. Un titolo di cui non capisco il senso in questo momento ma che mi desta due preoccupazioni. La prima preoccupazione è quella relativa all’effettiva utilità dell’Europa in momenti come questi, dove bisognerebbe fare fronte comune davanti ad un disastro come questo; la seconda preoccupazione è il livello di fiducia che hanno i nostri omologhi esteri nei nostri confronti. La prima preoccupazione è difficilmente risolvibile, solo il tempo definirà se questa “arroccata” unione ha realmente senso di esistere. Per ora facciamo parte di una collettività economica e sociale e dobbiamo rispettarne le regole e le idee. Anche se sono d’accordo sull’idea dei padri fondatori, non mi trovano d’accordo, in questo momento, ne le regole ne le modalità con le quali stiamo andando avanti. Ma dobbiamo rispettarle. La seconda preoccupazione, ossia la considerazione che hanno nei nostri confronti, è invece un tarlo che mi ronza in testa da un pò. In poche parole il quotidiano ci definisce inaffidabili e collusi con la criminalità. Questo è grave perchè quando in famiglia non c’è fiducia tra fratelli, è solo questione di tempo, ma quella famiglia è destinata a esplodere. Così in una situazione come l’Europa. Dove tutto sommato non c’è mai stata neanche tutta questa confidenza e ci siamo combattuti per secoli. Non stiamo chiedendo dei soldi per motivi futili, noi ci stiamo indebitando perchè siamo di fronte ad un disastro epocale. Una pandemia che, prima o poi, colpirà tutti. Una pandemia che sta facendo morti, senza sconti, economia quasi totalmente ferma. Ora che a noi ci facciano lezione i tedeschi, che hanno causato due guerre nel secolo scorso o che baravano sui dati inerenti l’inquinamento per vendere vetture, oppure dagli Olandesi che hanno creato un “paradiso fiscale”, drenando imposte da parte di società, anche italiane, che hanno trasferito la loro sede legale li, beh, proprio non mi va giù. Ogni nazione Europea ha delle caratteristiche intrinseche, vanno rispettate. Come vanno rispettate le capacità di far rispettare la legge all’interno di ogni stato membro. Noi abbiamo sicuramente dei problemi, ma i tedeschi e gli olandesi, ne hanno altri, forse ancora più gravi. L’Italia è lo stesso paese che si è fatto carico degli sbarchi degli immigrati, senza attendere che la nobiltà europea decidesse il futuro di queste persone. Ho amici che vivono in Germania e in Olanda. Rispetto quei popoli e mi piacciono quegli stati, penso però che il COVID-19 abbia aperto dei vasi di Pandora che sarà difficile richiudere. La saccenza e la prosopopea nel risolvere i problemi non ha mai pagato, quello che oggi è un problema di qualcun altro, domani potrebbe diventare il nostro, come viceversa. Noi senza Europa Unita saremmo in fortissima difficoltà, ma l’Europa, senza Italia, perderebbe molto di più.
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#iorestoacasa diario di una pandemia giorno 20
Oggi sono venti giorni che sono chiuso a casa. Insieme a me tutta la mia famiglia. Poche uscite per la spesa, qualche cosa improrogabile per il lavoro, il cane. Queste le uniche evasioni. Daniela, Andrea e Filippo sono stati più bravi di me in questo periodo. Oggi sono passati parecchi corrieri a casa. Stanno diventando una simpatica interruzione della monotonia quotidiana. Con il fatto che lasciano le cose di sotto sembrano i paperboy americani. Quei ragazzi che, spesso in bici, lanciano i quotidiani nelle case, con una mira da cecchino, centrano gli zerbini delle case. Oramai i nostri corrieri passano, suonano e ti lasciano le cose in giardino, o sotto il condominio. I corrieri sono una parte degli eroi che, questi giorni, stanno facendo un lavoro oscuro ma fondamentale. Senza di loro le merci, i nostri ordini on-line non ci sarebbero stati. Se avessero tolto anche quello, la nostra tenuta psicologica sarebbe crollata molto più giù. Sapere che se ci occorre qualcosa, c’è qualcuno che te la consegna, ci ha fatto passare questi giorni con maggiore serenità. Ovviamente questa categoria di lavoratori, si aggiunge a tutte le altre che hanno contribuito a darci un minimo di conforto in questo momento così strano, così difficile. Per quanto riguarda i contagi invece, anche oggi i dati sono stati buoni, non buoni come ieri, ma soddisfacenti. Questo mi fa ben sperare. Dobbiamo tenere duro, ma la strada è quella giusta. La novità di oggi è che possiamo far uscire i bambini per una passeggiata intorno a casa. Sembra poca cosa, invece è una grande conquista per chi come Andrea, (5 anni quasi) è un mese, circa, che non vede i suoi coetanei. Qualche passo intorno a casa non può che fargli bene. Domani, se riesco, ce ne andiamo qui intorno a passeggiare. Portiamo il cane e raccogliamo qualche fiore. Lei adora raccogliere i fiori. E’ primavera e inizia ad esserci il bel tempo, ogni bambino ha diritto ad una passeggiata per mettere il naso fuori da casa. Ogni pediatra avrebbe condannato un comportamento simile. Un genitore che tiene un figlio un mese dentro casa. Roba da togliere la patria podestà. Invece siamo costretti a combattere questa: “maledetta influenza”, come dice Andrea, con dei comportamenti che, normalmente, sarebbero sbagliati. Con dei comportamenti che comprometterebbero seriamente la salute psicologica dei nostri ragazzi. La nostra prudenza ci ha fatto acquistare un mese di vantaggio rispetto al mondo. Come noi, prima di noi, la Cina. In barba a chi guardava l’Italia come disordinata e esagerata, ora possiamo vedere il male da in cima alla montagna. La scalata è stata dura ma siamo in cima, o quasi, dobbiamo solo scendere. Dobbiamo avere prudenza, ma possiamo scendere. Gli Stati Uniti sono un mese indietro con il contagio, ma con dei dati decisamente più allarmanti. Così come Spagna, Germania e Francia. L’unica nota da sottolineare è che i tedeschi non muoiono da COVID-19. Hanno dei numeri, se possibili anche peggiori dei nostri, ma non muoiono. Secondo loro tutto il mondo dovrebbe bersi questa cretinata. Secondo loro: gli Spagnoli, gli Italiani, i Cinesi, gli Americani, possono morire di Corona-virus, loro no. Che strana gente i tedeschi.
#iorestoacasa diario di una pandemia giorno 18
Il video che oggi mi ha colpito è quello del primo ministro albanese. Sono molti gli albanesi in Italia. Una “colonia” importante di un popolo fiero nostro dirimpettaio sull’Adriatico. Anche l’intervista che è seguita in serata su SkyTg24 è stata piacevole e i cenni calcistici sulla modalità per affrontare questa pandemia è stata illuminante. Il Primo Ministro Albanese ha dichiarato che per distruggere e combattere questo mostro invisibile, dobbiamo utilizzare il pressing di Sacchi e non il catenaccio italico. Il video che v’invito a vedere è questo:
E’ una lezione di vita, di stile. Sicuramente figlia di una diplomazia evoluta. Un popolo anche se umile, anche se povero, può dare aiuto a chi ne ha bisogno. Noi siamo stati molto presenti in Albania qualche anno fa. Abbiamo portato aiuti, infrastrutture, uomini e mezzi. Loro sono stati riconoscenti. Tra le parole dette dal Primo Ministro Edi Rama quelle che mi porterò nel cuore sono: “possiamo essere un popolo povero, ma siamo un popolo che non dimentica”. Giusta lezione a chi, invece, dovrebbe esserci vicino perchè facente parte della stessa Unione, quella Europea. In cima a tutti alla Germania, che dopo due guerre, causate e perse aveva un debito incredibile e che, nell’accordo del 27 febbraio 1953 a Londra altri popoli, che la guerra invece l’avevano vinta, hanno rinunciato al 50% del debito. La Germania, ma non solo, è governata da politici miopi che stanno sancendo la fine dell’Europa, per come siamo abituati a vederla e, forse, a sognarla.
https://keynesblog.com/2015/03/10/europa-cancellazione-debito-germania-grecia/
Io sono un Europeista convinto, ma il modello strutturale che dobbiamo seguire, secondo me, è quello degli USA, un governo federale e non un’unione solo di circostanza o di utilità di pochi e potenti stati. Ma sono convinto che la mia è solo un’illusione. Dobbiamo resistere. La bella notizia di oggi è il calo delle persone in terapia intensiva e l’aumento dei dimessi. Sarà lunga, ma ne usciremo. Io sono convinto che ne usciremo anche bene. Dovemmo soffrire sulla ripartenza, ma questa disgrazia restituirà un popolo più forte.
Il giorno della memoria e le sue confusioni.
Il giorno della memoria è una cosa seria. Serve a tutti noi per non dimenticare tutto quello che è successo durante la seconda guerra mondiale. Le deportazioni, i campi di concentramento, l’olocausto e tutte le sue vittime. Non possiamo confrontare nulla con questi avvenimenti. L’olocausto è il risultato della follia di un uomo, di una guerra senza senso, di un’epoca. Quando sento paragonare l’immigrazione all’olocausto, mi vengono i brividi. Mi vengono i brividi perché vuol dire che non abbiamo la percezione di quello che realmente sta succedendo, ma soprattutto di quello che è successo. In comune le due tragedie hanno solo il fatto che ci sono delle persone che muoiono, o sono morte, senza un apparente motivo. Alla base del motivo dell’odio razziale nei conforti degli ebrei c’erano i soldi, l’egemonia che avevano sull’economia. Oggi c’è lo sfruttamento di quei poveri disgraziati che scappano dalle loro terre. Le decisioni folli, a mio avviso, di un governo miope come il nostro, o l’egoismo con il quale gli altri governi Europei stanno affrontando la questione, sta rendendo epocale un evento migratorio come ce ne sono stati altri in passato. Anche noi abbiamo avuto i nostri flussi migratori in uscita. Chi fa confronti sbaglia. Chi confonde quello che è successo nella seconda guerra mondiale con quello che sta succedendo oggi nel Mediterraneo fa finta di non capire. L’Olocausto è stato il frutto della pazzia di Hitler e di una Germania egemone, li i responsabili erano pochi, oggi siamo tutti un pò colpevoli. Sono colpevoli quelli che gridano: “aiutiamoli a casa loro”; sono colpevoli quelli che pensano che la delinquenza sia frutto solo dell’immigrazione, quando noi siamo stati i più grandi esportatori di delinquenza organizzata nel mondo; siamo colpevoli quando mettiamo la testa sotto la sabbia e pensiamo solo a noi o al calduccio delle nostre case. Io non sono contento, sia chiaro, di subire un’invasione da parte d’immigrati di qualsiasi: credo, colore o “razza”. Il problema non è l’Africa o gli Africani. Il problema è la nostra giurisprudenza che non permette la certezza della pena per chi delinque; il problema è l’enorme indifferenza contro la nostra delinquenza comune o organizzata che sfrutta questi poveracci come manodopera. Come si fa a confondere l’olocausto con le farneticazioni populiste di molti nostri politici? Qui non è un problema di destra o sinistra, qui è un problema di buon senso. Qualcuno ci vuole convincere che noi, una nazione che fa parte del G8, parte attiva della NATO, con navi, aerei e mezzi di terra, non riusciamo a bloccare o gestire i flussi migratori. Il problema non è una nave che vuole attraccare in un porto è non farla proprio partire. E’ gestire il flusso in tutti i paesi Europei è creare le condizioni in Italia di essere un paese accogliente, come siamo sempre stati. E se poi per caratteristiche geografiche dobbiamo essere la piattaforma d’approdo, il molo d’Europa, non ce ne dobbiamo preoccupare. Ci dobbiamo solo organizzare. L’olocausto è un’altra cosa. L’olocausto sono treni pieni di gente che entrano in un campo di concentramento e uomini e donne uccisi dal gas, corpi bruciati nei forni. Un popolo, uno solo, distrutto, intere famiglie annientate e, i sopravvissuti, che hanno, in alcuni casi, invidiato i loro congiunti morti. Per loro quasi impossibile vivere con il ricordo di quei giorni, mesi, anni nei campi di concentramento. Si chiama giorno della memoria perchè non dobbiamo dimenticare, ma quello che sta succedendo nei nostri mari sta succedendo ora. Abbiamo tutto il tempo di cambiare le cose, di cambiare la storia. Dell’olocausto non mi sento responsabile, dei morti nei nostri mari un pò si.
La Brexit, vista da un comune – Italiano – mortale.
Sono passati quattro mesi ma niente, la Gran Bretagna è ancora in Europa, nell’Europa dell’Euro anche se non ha mai aderito alla moneta unica. Per un periodo non si è parlato d’altro. Quali saranno le ripercussioni sull’Europa dell’uscita della Gran Bretagna. Intanto va fatto un distinguo tra Europa, quella geografica, ed Unione Europea, quella degli stati membri. Mentre la prima è un insieme di stati che sono uniti da confini geografici, la seconda dovrebbe avere una comunione d’intenti: economici e politici. Il Regno Unito ha chiesto di essere escluso dall’Unione Europea ovviamente, quindi, tutti quelli preoccupati dell’impatto della Brexit sulla Champions League, possono stare tranquilli: Liverpool, Manchester City e tutte le altre squadre britanniche parteciperanno alla prossima competizione Europea. Questo per dire che dal punto geografico, non ci saranno cambiamenti. I confini rimarranno quelli che tutti conosciamo. Ci sarà sicuramente più “difficoltà” per entrare in Gran Bretagna visto che verranno meno tutti i trattati relativi alla libera circolazione dei cittadini degli stati membri. Ci sarà sicuramente molta più difficoltà e regole totalmente diverse, per chi commercia con la Gran Bretagna, perché verranno meno anche i trattati economici. Non ci sarà nessun cambiamento dal punto di vista della moneta. La Gran Bretagna non aveva voluto rinunciare alla sterlina, aderendo si all’Unione Europea, ma non aderendo all’Euro. Questo dovrebbe, quanto meno nel breve, indebolire la sterlina e quindi generare un potere d’acquisto maggiore dell’Euro verso la moneta di sua Maestà. Per un normale cittadino Italiano dovrebbe costare molto meno andare a fare un week end a Londra, o un tour dei castelli scozzesi. Un problema sicuramente ci sarà per tutti gli appartenenti all’Unione Europea, che lavorano in Gran Bretagna. Quando, ufficialmente, la Gran Bretagna sarà fuori dall’Unione Europea, quei lavoratori, dovranno essere tutti regolarizzati, essendo extra-comunitari. Ci saranno anche problemi per tutte quelle aziende, società, multinazionali, che in questi anni hanno spostato la loro sede a Londra, o più in generale in Gran Bretagna, per avere un regime fiscale agevolato, un sistema economico e legislativo all’avanguardia, e, nel contempo, potere usufruire dei vantaggi di essere all’interno del sistema economico più potente del mondo. Tutte queste aziende, una volta ratificato l’articolo 50 della costituzione europea, dovranno fare i conti con una fiscalità sicuramente diversa, forse con dei dazi. Quindi la FIAT, ora FCA, rischierebbe, per assurdo, che per vendere un’auto in Italia, o anche semplicemente un pezzo di ricambio, debba pagare un dazio. Va detto che sicuramente la Gran Bretagna, come la Francia o la Germania, hanno sempre funzionato da traino per il prodotto interno lordo (PIL) europeo, quindi una volta che il Regno Unito lascerà l’Unione Europea, certamente questo indicatore ne risentirà. Ma quali sono gli svantaggi per un cittadino Italiano? Sicuramente nel breve nulla, salvo dover risentire delle montagne russe che questa separazione sta generando nelle borse di tutto il mondo. I prodotti relativi a tutta l’area UK subiranno degli aumenti, ma nel breve non ci dovrebbe essere nessuna ripercussione. Altro aspetto è quello che riguarda le banche. La BCE potrebbe essere costretta a rialzare i tassi per contrastare i problemi generati dall’instabilità dei mercati. Questo potrebbe avere una ripercussione sui mutui, sui prestiti o comunque sull’indebitamento. Non vedo altri aspetti negativi per la cittadinanza. Non vedo rischi ulteriori per un popolo, come quello italiano, che ha già mille problemi di sussistenza. Paradossalmente vedo delle opportunità. Sicuramente cresciamo, in ambito Europeo, come considerazione. Gioco forza, venendo meno un paese più forte di noi. Personalmente mi sono fatto anche un’idea del catastrofismo che si sta facendo intorno a questa vicenda. Molti più problemi degli abitanti dell’Unione Europea, a mio avviso, li avranno i cittadini britannici. Ma un’onda lunga di popoli che volessero abbandonare l’Unione Europea, verrebbe meno il senso di mantenere in piedi la stessa Unione. L’unica notizia certa è che, a oggi, nulla è successo. Continua il braccio di ferro tra Londra e Bruxelles, ma nel frattempo la Gran Bretagna è ancora li.
Non sono Charlie.
E’ passato qualche giorno ma le vittime della redazione di Charlie Hebdo sono ancora impresse nella memoria di tutti. Sono impresse anche la rabbia e la condanna per gesti così infami. La vita di tutti e sacra e a nessuno è permesso portala via. E’ impresso il corteo pieno di gente e di politici che ha attraversato le vie di Parigi, è emozionante vedere sfilare tante persone accomunate da uno stesso ideale. Ma qual’è questo ideale? Ho pensato tanto a quanto è successo e chiaramente non sono d’accordo mai con chi uccide, sia esso mussulmano, cattolico o laico. Non sono mai d’accordo sulla violenza, ne come vendetta, ne come metodologia per esportare democrazia. Non sono mai d’accordo con la guerra, perché se si va in guerra ci si fanno dei nemici, e i nemici poi possono vendicarsi. Non sono
d’accordo neanche con la satira fatta tanto per fare. Soprattutto con quella satira che se la prende con tutti e con nessuno. La satira deve essere un baluardo della libertà, in particolare della libertà di espressione. Deve essere utilizzate con intelligenza. Perché la satira è intelligenza. Non dovrebbe mai essere offensiva. Irriverente si, offensiva no. La satira può scherzare su un politico che prende la mazzetta; su un imprenditore che porta fuori della sua nazione la sua azienda; può sfottere un calciatore che se la prende con la sua nazionale; ma ci sono cose sulle quali non si dovrebbe scherzare mai, perché lo scherzo per qualcuno potrebbe diventare un’offesa per qualcun’altro. La sessualità di una persona, le imperfezioni fisiche, il credo, la religione, ma anche altri argomenti dovrebbero essere lasciati fuori. Per quale motivo insegnano ai nostri figli, nelle scuole, ad integrarsi e ad integrare altri bambini a dispetto del colore della pelle, della razza e della religione, e poi qualche adulto ritiene di dover difendere il diritto alla libera espressione. Dove per libera espressione s’intende dire quello che si vuole, senza limiti o restrizione alcuna. Qualche adulto rivendica il diritto alla blasfemia. Cosa si vuole bestemmiare? Se credi in Dio non bestemmi, se non ci credi, perché bestemmiare il Dio di qualcun’altro? La libertà di ognuno di noi, deve finire dove inizia quella del prossimo. Personalmente sentire una persona che a fianco a me bestemmia mi da fastidio. E se poi il Papa sottolinea che, da essere umano, un’offesa alla mamma può provocare lo schiaffo del figlio, perché c’indignamo? Perché troviamo strumentale le parole di un uomo, anche se Papa, che per metafora fa capire qualcosa di ovvio? Non sono uno di quelli che pensa che se la sono cercata, non giustifico gli attentati di Parigi, ma penso anche che nella vita bisogna avere rispetto e nella redazione di Charlie Hebdo, molto spesso, non hanno rispettato il
prossimo. Non è la prima volta di Charlie. Mi ricordo di alcune vignette a sfondo antisemitico che hanno portato il licenziamento del direttore di allora. Mi ricordo di alcune vignette che avevano come vittime i gay. Mi ricordo anche di alcune vignette contro l’Italia. Certo la reazione non è stata quella di uccidere chi le aveva disegnate, ma io non mi sentivo Charlie allora, e non mi sento Charlie adesso. Ho pregato per i morti, perché ingiustamente uccisi, ma non voglio essere ipocrita. Se mio figlio offendesse qualcuno facendo dei disegni dissacratori, gli spiegherei che offendere le persone è sbagliato. Non si fa. Se poi lo dovesse rifare lo punirei. Ecco cosa voleva intendere il papa. Bisogna essere responsabili delle proprie azioni. Bisogna essere attenti a non urtare la suscettibilità del prossimo. Bisogna smetterla di sfottere le religioni, anche perché, ritengo che la religione, quella vera, sia essa: cattolica, ebrea, mussulmana, o qualsiasi altra, non predica la morte o la vendetta. Chi ha ucciso a Parigi, e prima in altre parti del mondo, non ha ucciso per la religione o perché comandata da essa, ha ucciso per altri fini, per altri scopi. Io non sono Charlie, perché penso con la mia testa. So distinguere tra ciò che è giusto, e quello che non lo è. Uccidere non è giusto; provocare non è giusto; irridere non è giusto; farsi strumentalizzare non è giusto; vendere tremilioni di copie di un giornale, quando normalmente ne vendeva quindicimila, non è giusto.