Senza speranze(??)

46939147_2529809780378881_7684592607405539328_nNon so mai giudicare se provo più gioia vedere vincere la Juventus contro la Fiorentina, o piuttosto contro altre squadre. Debbo confessare però che, insieme al Napoli, vincere contro i viola mi crea un certo senso di benessere e soddisfazione. Certo lo so, la Juventus suscita odio in chi non parteggia per lei. Non è una squadra che rimane simpatica. Non è una squadra che lascia indifferenti. Mai detto più calzante di quello che recita: “o la ami, o la odi“. Quello che ho letto ieri però, lascia di senza parole. Certamente opera di pochi cretini, che con la scusa del tifo, del calcio o dell’odio, riescono a scendere a livelli di bassezza infiniti. Ricordare con degli insulti i morti del Heysel e Gaetano Scirea, è un monumento all’imbecillità umana. Dovrebbero i tifosi viola, quelli veri, prenderne le distanze. A me non verrebbe mai in mente d’insultare Davide Astori, o gli altri morti della Fiorentina, solo per puro odio, che comunque so  essere solo frustrazione all’ennesima potenza. Il 5 marzo ho sofferto, come tutti i tifosi italiani, per la prematura scomparsa di un ragazzo fantastico, un talento del calcio che, guarda caso, giocava con la Fiorentina ( Davide Astori 7 gennaio 1987 – 5 marzo 2018 ). Faccio ancora fatica oggi a non ricordarlo, e ieri, quando Giorgio Chiellini è andato a deporre un mazzo di fiori in sua memoria, debbo confessare di essermi commosso. So di non vivere in un mondo perfetto e forse neanche lo voglio, ma non mi piace neanche vivere in un mondo senza limiti. Anche gli insulti non debbono valicare i confini del rispetto per i defunti. Non mi piace che i miei figli possano leggere cose come quelle che ho letto io ieri. Torniamo a dare al calcio, allo sport la giusta importanza nella nostra vita. Facciamone tanto, perché fa bene. Andiamo a vedere, con spirito positivo, i nostri figli che lo praticano, perchè è importante che noi viviamo con loro questi momenti. Prendiamo posizione su fatti gravi come quelli successi ieri perchè, solo isolando questi bastardi, facendoli sentire soli, forse riusciremo tutti a goderci la parte sana di tutti gli sport, che prevede, ovviamente, anche del sano e goliardico sfottò.

Davide Astori, 7 gennaio 1987 – 5 marzo 2017.

astori_modificato-1-640x420.jpgNon lo conoscevo di persona, ma ne ho sempre apprezzato la classe, dentro e fuori dal campo, la professionalità e quella sensazione di persona normale, con una famiglia normale e una vita normale. Di solito i calciatori vengono visti un po’ come persone al di sopra di tutti noi, un po’ come delle divinità greche che, dall’alto dell’Olimpo in cui vivono, fanno una vita che sembra irraggiungibile. Sono spesso al centro della cronaca, del gossip. Lui no, Davide e la sua famiglia finiscono sui giornali solo per le prestazioni sportive di Davide o per i trasferimenti di quest’ultimo. La sua carriera da professionista inizia da Cagliari. Da subito si mette in evidenza per l’enorme classe. Dal Cagliari passa alla Roma in un’estate che lo aveva visto molto vicino alla mia amata Juve. A Roma gioca bene, ma non brilla. Nel 2015 passa alla Fiorentina dove diventerà il capitano a seguito della partenza di Rodriguez. Una carriera tranquilla, coronata da molte presenze in nazionale. Una vita tranquilla, spezzata ieri in un albergo di Udine. Morto in silenzio come ha vissuto. Morto durante la notte e neanche il compagno di stanza se n’è reso conto. Quasi a non volerlo disturbare. Lascia una moglie bellissima e una bimba piccolissima. Mi ha turbato la sua morte. Mi ha fatto ridestare dalla velocità con la quale le cose possono cambiare. Mi ha fatto riflettere su come tutto possa finire senza un reale motivo. La vita è questo, è vero, ma quando ci si trova davanti ad un giovane che muore così, il mio cervello elabora una marea di domande. Tutte domande alle quali non so dare risposta e non so neanche se esistano risposte. Il senso della vita è davvero questo fuggire quotidiano? E’ davvero la nostra mancanza di percezione del tempo che passa e che non tornerà più? Stamattina mi sono svegliato con mia figlia nel letto. Ho potuto godermi 5 minuti di quella faccia d’angelo che dormiva beata, così indifesa, così bisognosa di protezione, alla quale però, mi sono sentito di fargli la solenne promessa che ci sarò quando avrà bisogno di me. Non ho potuto promettergli che il suo “papone”, come mi chiama lei, sarà li ad asciugargli i “lacrimoni” che inevitabilmente solcheranno le sue guance. Che sarò li a condividere le sue gioie. Purtroppo ci sarò fino a quando ci sarò. Davide, mi hai fatto riflettere, mi hai fatto piangere, pur non conoscendoti, e di questo ti ringrazio. Possa il tuo viaggio essere lieve e proteggi le persone che ami e che sei stato costretto a lasciare qui, ovunque tu stia andando.

L’Addio di Totti visto da uno juventino.

1691009-35818660-2560-1440E’ banale, ma se si è appassionati di uno sport ci si appassiona anche agli attori principali. Ieri si è chiuso un capitolo e mi sono ritrovato a commuovermi anche io vedendo quello stadio pieno; mi sono commosso anche io guardando quel ragazzo con gli occhi lucidi e la famiglia al seguito che salutava il suo pubblico; mi sono commosso anche io a sentire quelle parole cariche di sentimento, di passione, di pathos. Mi sono commosso all’ultima partita di Alessandro Del Piero, e mi sono commosso ieri per il saluto di Francesco Totti. Vedere quel ragazzone nato da una famiglia modesta, che ha coronato il sogno di una vita dire di: “avere paura”, si mi ha commosso. E’ stato un grande campione, che ha avuto l’enorme merito, o l’immensa debolezza, di giocare per 25 stagioni con la stessa squadra essendone, e diventandone, l’artefice principale sia dei successi, che degli insuccessi. Comunque la si vede, è stato sportivamente un gigante assoluto. Astuto e intelligente in campo; astuto e intelligente nella vita. E’ sempre riuscito a far fruttare al meglio, nel rettangolo di gioco, le proprie qualità e ad azzerare le proprie debolezze; la stessa cosa ha fatto nella vita. Mi racconta chi lo conosce di come sia un uomo impagabile; mi raccontano i suoi avversari che in campo non aveva il minimo fair play. Eroe per qualcuno, il contrario per qualcun’altro. Finito tutto il turbinio di emozioni però ho riflettuto su quanto invece questo ragazzo sia stato fortunato. E’ riuscito a massimizzare, forse, l’unica vera occasione che la vita gli ha fornito. E ora è un quarantunenne: ricco, bello e senza nessun problema apparente. Può godersi il resto della sua esistenza in assoluta tranquillità e serenità, godendosi famiglia e ricchezza. Continuerà a guadagnare una valanga di soldi, semplicemente firmando autografi, o partecipando a qualche trasmissione, oppure mettendo la propria immagine a disposizione per questo o quel brand sportivo. Ad un tratto mi è passata la commozione. Ho improvvisamente trovato strano vedere tutta quella gente che piangeva e si emozionava. Ho percepito chiaramente che la sua forza, la sua ricchezza, sono proprio le nostre emozioni. Sicuramente è un ragazzo che merita umanamente, come meritano altri campioni che ho visto congedarsi dai loro sport. Mi ricordo: Del Piero, Michael Jordan, Kobe Briant. Ma se li osservo ora, vedo solo i loro grandi gesti sportivi, non riesco ad emozionarmi per altro. Il tempo rende sempre la giusta dimensione delle cose. Forse fra qualche mese, o forse fra qualche settimana, quello che abbiamo provato per l’addio di colui che abbiamo reso noi una specie di divinità, ci farà sorridere. Un pò come quando vediamo un bel film e poi ci commuoviamo. A ripensarci dopo qualche tempo ci sentiamo un pò stupidi. Questo però non deve mettere in dubbio il fatto che Francesco Totti sia stato uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. Ma a ripensarci un pò a mente fredda, sarebbe il caso che ci emozionassimo per cose per le quali valga veramente la pena. E’ vero, sono juventino, ma l’addio di un calciatore, anche il miglior calciatore, dovrebbe essere catalogato nelle cose “banali”, non decisamente tra quelle importanti nella nostra vita. E’ lecito emozionarsi, ma non è lui che deve avere paura. A lui il fato ha dato un’occasione che solo a pochi eletti è permessa. Noi possiamo avere paura, noi abitanti della vita di tutti i giorni. A noi solo deve essere concesso avere paura.

I numeri della Juventus.

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Conte…il miracolo Italiano.

Antonio-ConteE’ tanto tempo che non scrivo, forse troppo, ma oggi quando ho letto del “miracolo italiano” non ho resistito. L’ho difeso in passato, l’ho tifato, l’ho ammirato, e probabilmente in futuro continuerò a farlo, ma ci sono delle cose che non capisco. O forse è meglio non capire. Facciamo un passo indietro, anzi due. Negli ultimi tre campionati, al di la di quello che possono dire i detrattori, la Juventus ha vinto meritatamente i tre scudetti. La gran parte del merito è stato sicuramente di Antonio Conte che, in un ambiente ottimale e con una squadra competitiva, è riuscito a fare il miracolo. Quello si che è stato un miracolo. Non dobbiamo neanche dimenticare però che la Juventus ha difeso il suo allenatore anche quando, squalificato, non poteva sedere in panchina. Sono stati tre anni fantastici, forse è mancato un successo europeo, ma è andata bene così. Mentre tutti ci preparavamo a fare le valigie per le vacanze, con un tempismo degno di un cronografo svizzero, immediatamente dopo le dimissioni di Prandelli, Conte si è dimesso da allenatore della Juventus. Più che dimissioni è sembrata una vera e propria fuga da Torino, lasciando la squadra a preparazione iniziata e con i nazionali (quindi anche il capitano e i così detti senatori) in ferie. Questo non è stato un comportamento degno dell’uomo che ha dato tanto alla Juve, ma che ha ricevuto anche moltissimo. Con questi presupposti, io non avrei mai chiamato un allenatore a rappresentare l’Italia. Abbiamo bisogno di guide, di esempi, e lui, al di la dei meriti sportivi, non lo è stato. Non pago, il suo stipendio sarà di quasi 4 milioni di euro. Una cifra spropositata, a mio modo di vedere, in un’Italia che stenta a stare a galla. Penso che eticamente non sia un bel esempio. Penso che eticamente: che i soldi arrivino dalla federazione o dagli sponsor, non si può pagare un allenatore quelle cifre. Sono quasi sicuro che farà bene. Sono quasi sicuro che metterà tutta la sua professionalità a disposizione della Nazionale Italiana, ma il prezzo che stiamo pagando, e non penso ai soldi, forse è veramente troppo. Forse tante altre persone smetteranno di guardare la nazionale…..o forse no….dimentico sempre che siamo in Italia….la domanda che continua a ronzarmi nella testa è: ma dov’è questo miracolo italiano?

Striscioni Ignobili

Articolo TorinoLo dico da Juventino, lo dico da sportivo: a me quegli striscioni esposti nel derby non sono andati proprio giù. Cosa centra andarsela a riprendere con i morti. Cosa centra rimettere in mezzo il dolore di tante persone, di una nazione intera, rimettere in mezzo una tragedia come quella di Superga per fare il tifo alla propria squadra. Bene ha fatto la dirigenza della Juvve, a prendere le distanze. Purtroppo il tifo negli stadi è uno spaccato della nostra società. Chi ha ordito una stupidaggine del genere, lo ha fatto solo per avere un po’ di pubblicità sui mass media. Lo ha fatto solo per poter dire: quello striscione era il mio. Sta di fatto che in quell’incidente morirono tanti campioni, tanti uomini che hanno lasciato figli e mogli e mamme e padri, e vanno solo ricordati e onorati. Quel Torino, se veramente vogliamo parlare di sport, ha fatto grande l’Italia in Europa. Dobbiamo sempre ricordare che non siamo tutti uguali. Ritengo che, la stragrande maggioranza del tifo juventino non ha apprezzato quegli striscioni. Ritengo che la stragrande maggioranza dei tifosi, in tutta Italia, è stanca delle prodezze di pochi imbecilli. E’ ora che iniziamo a dirlo.

Osvaldo, un’altra scommessa.

Pablo OsvaldoPablo Osvaldo, classe 1986, carattere difficile e talento cristallino. Questa è la definizione che ne do, e che ne davo anche quando militava alla Roma. Prima dell’arrivo di Tevez e Llorente, era l’attaccante che mi sarebbe piaciuto avere alla Juventus. Ora è arrivato. E’ ovvio che ho mille dubbi in proposito. Nella Premier League non si è mai ambientato, e per un giocatore che vuole fare il mondiale brasiliano, non è certo il massimo. Di certo c’è che ha un pessimo carattere, e non è uno che unisce lo spogliatoio. A Roma, dopo un arrivo a suon di colpi di classe e goal, non ha lasciato il segno. I compagni, a poco a poco, lo hanno messo ai margini del gruppo, e lui è stato costretto ad andare via, con estrema gioia di chi ha aveva in mano la cassa dei giallo-rossi. Al Southampton, è stato subito etichettato come capriccioso ed irritabile e gli inglesi, rigidi, ed amanti della gerarchia, non lo hanno mai fatto sentire a proprio agio. Ora arriva a Torino, con una formula finanziaria che a me piace, soprattutto per uno con il suo “caratteraccio”: prestito con diritto di riscatto fissato. Da febbraio a giugno, l’attaccante italo-argentino, dovrà dimostrare un sacco di cose. La prima che è maturato: come uomo e come calciatore; la seconda che Prandelli non potrà fare a meno di lui; la terza, che può convivere in uno spogliatoio; e la quarta, ma questa vale soprattutto per se stesso, che può essere un giocatore determinante e sul quale una società possa fare degli investimenti di lungo periodo. Se manterrà queste promesse, a giugno, verrà certamente riscattato, ed avremo un altro talento puro a Torino. Reputo che la Juventus, ed: il suo ambiente, la sua società, il suo stile, possa essere d’aiuto a questo ragazzo, ed il talento di Osvaldo potrà essere di certo uno spunto in più per la Juve.

Juve Roma, un altro capitolo.

2014_01_05t211345z_928749216_gm1ea160egl01_rtrmadp_3_soccer_italy_57303_immagine_obigQuest’anno Juve Roma era attesa, se possibile, di più do ogni anno. La Roma arrivata dall’ottima partenza, con il record di vittorie consecutive, e forte del secondo posto, direi meritato. La Juve, dopo l’uscita dalla Champions League, motivata a non mollare nessun ulteriore obiettivo, e decisa ad incrementare la striscia di vittorie consecutive in campionato (nove prima di domenica). I presupposti c’erano tutti e, a mio modesto parere, la partita è stata all’altezza delle aspettative, almeno fino ai primi quindici minuti del secondo tempo. Le due squadre si sono affrontate alla pari, come da copione. Partita maschia, senza esclusione di colpi, ma la differenza, secondo me, l’hanno fatta due fattori: lo Juventus Stadium, e la fragilità mentale della Roma. Il primo, non da oggi, da una carica ai bianconeri difficilmente arginabile. In pochi hanno vinto in quello stadio, e con moltissima fatica. Sul secondo fattore c’è molto da lavorare. La forza psicologica arriva solo con la certezza e la consapevolezza delle proprie forze. Non è sempre colpa di qualcun altro se si perde. Si deve lavorare a testa bassa e provare, riuscire, a vincere. Anche nello sfottersi, i tifosi romanisti fanno sempre riferimento a “scuse” sul perché si perde, e non cercano mai di enfatizzare le enormi capacità che la propria squadra possiede. Un giorno l’arbitro, un altro il doping, un altro ancora gli aiutino. Questo secondo me è un limite mentale che si ripercuote, si trasferisce, sulla squadra, e quindi sui risultati. I tifosi non dovrebbero fornire alibi ai giocatori e alla società. Mai. Qui a Roma c’è sempre la moda di scaricare le responsabilità, e mai andare ad analizzare il problema alla radice. Ma questo è anche un male tutto italico. Ma tornando alla partita, al di la del risultato, bellissima serata di sport. Si sono battute due squadre forti e, forse, alla fine ha prevalso solo la migliore organizzazione globale. Nell’assenza totale delle Milanesi, è bello vedere: Roma e Napoli cercare di fronteggiare la Juventus. Ha il sapore antico di bellissime sfide.

Leonardo si sposa.

Anna Billò e LeonardoBellissima dichiarazione d’amore di Leonardo: ex giocatore e ex allenatore del Milan, ora dirigente sportivo del Paris saint Germain, ha chiesto alla compagna, la giornalista di Sky Anna Billò, di sposarlo in diretta. Stanno insieme da quattro anni, ed hanno un bambino, ma per un motivo o per un altro non erano mai riusciti a sposarsi. Per la verità lui un paio di volte gli e lo ha chiesto, ma le carriere hanno sempre avuto la priorità, e tutto è stato rimandato. Rimandato fino ad oggi. E’ una bellissima coppia, e si vede che sono innamorati. Leo ha scelto l’intervista di Sky, dove Anna era la conduttrice, dopo il sorteggio di Champions League, e, approfittando del momento, è riuscito a scucire il fatidico si, alla sua emozionatissima compagna. Mi è molto piaciuta la naturalezza con la quale lui gli e lo ha chiesto, ma soprattutto il fingersi di lei, per niente scossa. Bravo Leonardo, mi raccomando “due volte: uno in Italia e uno in Brasile.” Poco importa contro chi giocherà la sua squadra in Champions, la loro coppa: Anna e Leo, l’hanno già vinta.

Juventus Siena, tutto bello tranne i fischi.

Juventus SienaLa partita di oggi è stata giocata nell’unico modo possibile dalla Juve: cercando di vincere. Forse a tratti a dispetto del bel gioco, ma con l’intento unico di vincere. Tre reti al Siena, che, soprattutto nell’ultimo periodo ha fatto sempre bene, non era facile farli. Vincere e aspettare quello che il Napoli farà domani era l’unico imperativo. Missione compiuta. Ma, in cuor mio, non capisco i fischi a Giovinco. E’ un ragazzo Italiano, con indubbie capacità, che sta facendo tanto alla Juve. Mai alla ribalta della cronaca per scandalucci vari, mai una parola fuori posto, mai polemico. Certo, forse ci si aspettava qualcosa di più da chi, come lui, è un campione. Ma le belle prestazioni arriveranno. Si è detto spesso che lo Juventus Stadium, ed il suo pubblico, sono il dodicesimo uomo in campo. Ma un compagno di squadra non si fischia, soprattutto quando si è primi in campionato, ed in corsa per la Champions League. Mai fischiare uno come Giovinco che, quando ha giocato altrove, ci ha sempre segnato. Sebastian è un prodotto del vivaio Juventino, va tutelato, va coccolato, anche se fino ad ora non ha reso quello che vale. Detto ciò, dieci alla Juve, zero ai fischi.