Di nuovo l’albero.

E’qualche anno che vivo male il Natale. L’ho già scritto in precedenza, ma ogni anno, non c’è nulla da fare, si ripresenta lo stesso problema. E pensare che a me il Natale piaceva tantissimo, ma crescendo questo sentimento è cambiato, fino ad arrivare alla vigilia di Natale del 2011 quando ho perso mia mamma. D’allora questa festa è caduta in un baratro senza fondo. Fatico a condividere con il prossimo, o anche solo con i miei cari, quello che prima invece amavo, in una parola: lo Spirito di questa festa. Quest’anno però Daniela si è imposta. E’nata Andrea e dobbiamo fargli vivere il Natale al meglio. Andrea deveIMG_3470.JPG poter: desiderare, sognare, immaginare tutto quello che una bambina può: desiderare, sognare, immaginare. Il mio umore, il mio trascorso non debbono penalizzarla. Non ha tutti i torti. Leggo sui social network che spesso le feste vengono osteggiate, vengono criticate, a partire dal Natale. E anche se io non lo faccio per partito preso o perché “fa fico“, ma proprio perché questa festa mi mette in uno stato di malessere generale. Vorrei che tutto tornasse a come quando ero bambino. Vorrei che il Natale diventasse di nuovo un momento bello, in cui tutta la famiglia si raccoglie intorno a quello che rappresenta veramente e ne facesse tesoro. Un tesoro che duri per tutto l’anno. Quest’anno però sarà diverso, ne sono quasi sicuro. Almeno per come Daniela lo sta affrontando. Si è caricata sulle spalle il lavoro di tutti e due, e sta cercando di far diventare questo Natale, il suo primo Natale da mamma, speciale. Se ci riuscirà, e sono sicuro che ci riuscirà, sarà un Natale speciale per tutti. Anche per Filippo che, forse, da troppi anni sopporta il mio stato d’animo.  Il risultato sarà ancora più clamoroso perché per me quest’anno è stato l’anno più controverso da quando ne ho memoria. Mi sono successe talmente tante cose orribili che certamente me lo ricorderò come l’anno peggiore di tutti; nel contempo mi sono capitate delle cose che altrettanto me lo faranno ricordare come un anno speciale. Di certo è stato un anno faticoso, senza nemmeno un giorno di vacanza e con tante preoccupazioni per la testa, ma ci ha portato anche Andrea. Di certo per ora c’è che, dopo tanti anni Daniela è riuscita a fare entrare a casa un albero di Natale. Uno di quelli grandi, belli e pieni di luci. Grazie Daniela, e se sarà di nuovo un Natale, sarà soprattutto per merito tuo.

 

Perchè non festeggio la festa della donna.

MimosaSiamo nel XXI secolo. Dedicare un giorno alla donna è un atto di discriminazione proprio verso le donne. Non esistendo una festa dell’uomo, ed essendo la donna pari (forse anche superiore) all’uomo, non ha senso che tale festività venga presa in considerazione. Forse aveva un senso quando la donna era veramente discriminata. Quando non aveva diritto di voto, o quando era trattata come un oggetto, e non come una persona. Forse ha un senso in tutti quegli stati dove non esiste una reale tutela e salvaguardia della parità dei sessi. Ma un popolo democratico e moderno dovrebbe rivoltarsi solo all’idea di una festività come questa. La reputo l’ennesima messa in scena commerciale, per far lavorare di più qualche risorante, o qualche fioraio. Un modo per potare malamente qualche bellissima pianta di mimosa. Qualcuno poi attribuisce la scelta della data dell’8 marzo, ad un evento tragico accaduto a New York. Era infatti il marzo 1911, ma il 25, non l’8, quando andò copletamente distrutta la fabbrica Triangle. In quella fabbrica, la Triangle shirtwaist Company produceva camicette molto di moda in quell’epoca, denominate, appunto, shirtwaist. La fabbrica era Triangle shirtwaist Company buildingsituata agli ultimi tre piani del Triangle building, che ne contava dieci. Nel pomeriggio del 25 marzo del 1911, all’ottavo piano, iniziò a divampare l’incendio. I titolari della Triangle shirtwaist Company: Max Blanck e Isaac Harris, che avevano l’abitudine di chiudere tutte le porte a chiave, per paura di furti da parte delle operaie, lo fecero anche quel tragico giorno, ed uscirono. Essendo un lavoro di pura sartoria, il novanta per cento della forza lavoro era femminile. Dopo qualche minuto, l’incendio si propagò in tutti e tre i piani della fabbrica. Le porte chiuse, e la totale assenza di uscite di sicurezza non diede la possibilità di salvarsi a 146 persone, in maggioranza giovani donne italiane o dell’est Europa. Nel processo che ne seguì, i due proprietari furono scagionati, e percepirono un compenso, dalla compagnia di assicurazioni, di 445 $ ogni operaio morto, mentre ad ogni famiglia delle vittime, furono riconosciuti solo 75 $. E’ stata, probabilmente la più grande catastrofe industriale si sempre. Come dicevo sopra però, questa tragedia non si è svolta l’otto marzo, come qualcuno, erroneamente, sostiene. Mi auguro pertanto, e mi rivolgo soprattutto a tutte quelle donne che stasera saranno a cena con altre donne a festeggiare il nulla, che la donna, in quanto essere stupendo, possa essere festeggiata ogni giorno dell’anno. E con questa idea che ogni donna dovrebbe opporsi, o più semplicemente ignorare, questa bizzarra festività. W le donne!!