Perchè non festeggio la festa della donna.

MimosaSiamo nel XXI secolo. Dedicare un giorno alla donna è un atto di discriminazione proprio verso le donne. Non esistendo una festa dell’uomo, ed essendo la donna pari (forse anche superiore) all’uomo, non ha senso che tale festività venga presa in considerazione. Forse aveva un senso quando la donna era veramente discriminata. Quando non aveva diritto di voto, o quando era trattata come un oggetto, e non come una persona. Forse ha un senso in tutti quegli stati dove non esiste una reale tutela e salvaguardia della parità dei sessi. Ma un popolo democratico e moderno dovrebbe rivoltarsi solo all’idea di una festività come questa. La reputo l’ennesima messa in scena commerciale, per far lavorare di più qualche risorante, o qualche fioraio. Un modo per potare malamente qualche bellissima pianta di mimosa. Qualcuno poi attribuisce la scelta della data dell’8 marzo, ad un evento tragico accaduto a New York. Era infatti il marzo 1911, ma il 25, non l’8, quando andò copletamente distrutta la fabbrica Triangle. In quella fabbrica, la Triangle shirtwaist Company produceva camicette molto di moda in quell’epoca, denominate, appunto, shirtwaist. La fabbrica era Triangle shirtwaist Company buildingsituata agli ultimi tre piani del Triangle building, che ne contava dieci. Nel pomeriggio del 25 marzo del 1911, all’ottavo piano, iniziò a divampare l’incendio. I titolari della Triangle shirtwaist Company: Max Blanck e Isaac Harris, che avevano l’abitudine di chiudere tutte le porte a chiave, per paura di furti da parte delle operaie, lo fecero anche quel tragico giorno, ed uscirono. Essendo un lavoro di pura sartoria, il novanta per cento della forza lavoro era femminile. Dopo qualche minuto, l’incendio si propagò in tutti e tre i piani della fabbrica. Le porte chiuse, e la totale assenza di uscite di sicurezza non diede la possibilità di salvarsi a 146 persone, in maggioranza giovani donne italiane o dell’est Europa. Nel processo che ne seguì, i due proprietari furono scagionati, e percepirono un compenso, dalla compagnia di assicurazioni, di 445 $ ogni operaio morto, mentre ad ogni famiglia delle vittime, furono riconosciuti solo 75 $. E’ stata, probabilmente la più grande catastrofe industriale si sempre. Come dicevo sopra però, questa tragedia non si è svolta l’otto marzo, come qualcuno, erroneamente, sostiene. Mi auguro pertanto, e mi rivolgo soprattutto a tutte quelle donne che stasera saranno a cena con altre donne a festeggiare il nulla, che la donna, in quanto essere stupendo, possa essere festeggiata ogni giorno dell’anno. E con questa idea che ogni donna dovrebbe opporsi, o più semplicemente ignorare, questa bizzarra festività. W le donne!!

Riot, la mia grossa riserva morale.

RiotUna star-up ha creato un’App, per Android, che, sotto forma di videogioco, simulerà varie rivolte e manifestazioni violente, realmente accadute. Si potrà prendere parte: alle manifestazioni Egiziane di Piazza Tahir, dove non si contano i morti; a quella Romana di Piazza San Giovanni, dove è stata messa a ferro e fuoco una città. Un gioco che permetterà agli utenti di scegliere da che parte stare. Si potrà essere manifestanti, o forze dell’ordine. Il capo progetto è un fiorentino ventiseienne, di cui non voglio fare il nome per evitare inutile pubblicità. In passato ci sono stati giochi che hanno permesso di modificare il ruolo del giocatore. Ci sono stati giochi che, planando sulle comuni usanze e inserendo una visione nuova, hanno dato l’opportunità di vestire i panni, anche, del cattivo. Quando io ero bambino, non avrei mai voluto vestire i panni di Vega. Quando giocavo, avrei sempre voluto essere Goldrake. Quando si giocava con i soldatini, nessuno voleva fare mai il tedesco, mentre c’era la fila per essere gli americani. Figuriamoci fare la parte del manifestante, in una manifestazione, in cui ci sono anche stati dei morti. Manifestare è lecito, ma non si deve mai trascendere. Io sono contro gli eccessi della polizia, ma anche contro quei manifestanti che vanno alle manifestazioni essendo portatori malsani di violenza. Non sopporto poi che, con la scusa della libertà, si scherzi, o meglio si giochi, su argomenti che possano fomentare violenza, o esacerbare gli animi. Personalmente, di giochi come questi, ne vieterei l’uscita. Non vorrei mai vedere mio figlio giocare con questa App, ne tantomeno penso che qualche software house, per farsi un po’ di pubblicità, debba far uscire giochi così potenzialmente pericolosi. Se ci fosse qualche altro morto, quale coscienza dovrebbe scuotere?

La forza (esagerata) delle forze del disordine…

Non ho voluto scrivere subito, ho voluto aspettare, ascoltare, contestualizzare quello che è successo ieri. Argomento: le dimostrazioni che, più o meno, ci sono state in tutto il mondo. Il comune denominatore sono state le botte che le polizie di tutto il mondo hanno elargito. Ora, reputo assurdo che un ragazzo di 20 anni, possa andare a fronteggiare, anche se debitamente addestrato, un suo, quasi, coetaneo. Spesso poi la pensano anche alla stessa maniera. Ritengo che non sia giusto devastare città o andare a cercare lo scontro così, tanto per fare. Ma altrettanto penso che il diritto a dimostrare deve essere preservato. Non mi piacciono i regimi, ne di polizia, ne tantomeno l’anarchia assoluta. Gli studenti però non si toccano. Hanno subito un deterioramento dei servizi ai quali debbono accedere che fa spavento. Non andiamo da nessuna parte se continuiamo a tagliare: sulla scuola, sull’università, sulla ricerca, se rendiamo sempre più precari chi deve formare la futura classe dirigente, i futuri cittadini. Ecco perchè non si toccano. Le dimostrazioni pacifiche vanno difese, non attaccate. Perchè i nostri figli non sono (tutti) dei delinquenti e debbono sentirsi liberi di respirare la democrazia, ne debbono far parte. A tutto ciò dobbiamo aggiungere un mal contento che, non conosce più frontiera. La crisi economica, che perdura, almeno dal 2008, sta mettendo a dura prova tutti noi. Soprattutto per questo motivo, la forza della forza dell’ordine non deve essere esagerata. Quando la forza che si usa è troppa, l’unico risultato è il disordine.