#iorestoacasa diario di una pandemia giorno 14

unnamedSto scrivendo di meno, ma in compenso sto: leggendo, lavorando e allenandomi con impegno. Forse sto prendendo il ritmo, ma anche un pò le misure con questa nuova forzata esperienza. Mi sto godendo la famiglia e nel frattempo, la mente naviga fino al momento in cui potremmo tutti uscire da questa reclusione. Penso al mare, alla voglia che ho di farmi una giornata in barca o sul gommone. Penso agli Amici, che sto vedendo solo in video. Penso al fatto che, probabilmente, questo clima di profonda meditazione, di ricerca interna di ognuno di noi, finirà troppo velocemente, così da perderci quello che di buono questa triste esperienza ci voleva lasciare. La natura trova sempre un modo per riprendersi quello che, noi uomini, pensiamo di possedere. Ci sono cose che ci dovrebbero far capire che noi siamo solo di passaggio, ma il clima, l’inquinamento, l’attenzione al nostro pianeta, sono eterni e vanno preservati. In poche settimane la natura ci ha costretto a ridurre l’emissioni e l’inquinamento è ai livelli più bassi da oltre cinquant’anni. Le azioni poste in essere? Sicuramente si poteva fare meglio in Italia. Sicuramente potevamo essere ancora più tempestivi nell’iniziare il lockdown. Io stesso ho sottovalutato la situazione all’inizio, pensando, che fosse solo l’esagerazione mediatica di un’influenza un pò più forte. Bene ha fatto, sempre secondo me, il nostro governo a prendere delle decisioni difficili e impopolari. Nessun primo ministro, a mia memoria, ha dovuto prendere decisioni così devastanti per l’economia, per le famiglie e per le aziende. Siamo però un esempio nel mondo, tanto che, il pazzo primo ministro inglese, oggi, ha chiuso tutto. Cospargendosi il capo di cenere ha dovuto cedere alla violenza di questo virus e capire che l’immunità di gregge, da lui paventata solo 10 giorni fa, era una enorme cazzata. Oggi segnalo che Filippo si è trasferito dalla sua mamma. Ho passato una bella settimana con lui, mi mancherà. Nel frattempo ci coccoliamo, insieme a Daniela, Andrea che sta passando questo isolamento comportandosi da vero angelo.

Anticipata di due giorni la fine del mondo.

Calendario Maya

Calendario Maya

Una scoperta di qualche giorno fa, in una grotta Guatemalteca, confermerebbe il mese e l’anno in cui arriverebbe la fine del mondo, secondo le profezie e il calendario Maya, ma non il giorno. Infatti la data stimata secondo la traduzione di alcuni geroglifici, sarebbe quella del 21, e non del 23 dicembre, come più diffusamente conosciuta. La scoperta è stata effettuata da un team di archeologi in una scala di pietra, presso il sito La Corona. Questo antico testo però descrive più la storia che politica che la profezia. Infatti, a giustificazione della profezia, ci sarebbe una motivazione politico-sociale. Era il 696 a.c. e questo re Maya, dal nome impronunciabile Yuknoom Yich’aak K’ahk’, più noto come “Zampa del Giaguaro”, dopo l’ennesima batosta patita in guerra, ha voluto chiarire ai suoi sudditi che la fine del mondo era ancora lontana, e che il regno Maya sarebbe ancora durato a lungo, molto a lungo, non prevedendo però l’invasione spagnola postcolombiana. Ora, la provocazione che mi verrebbe da fare al signor Zampa del Giaguaro è la seguente: “se non c’hai preso 2700 anni fa, ci devi prendere fra cinque mesi???”. Ma noi l’attenzione dal 21 al 23 la terremo alta lo stesso, anche se abbiamo passato l’anno mille, poi l’anno duemila indenni. Ci strafogheremo di panettoni, pandori e ogni altro ben di Dio, visto che, ogni volta, potrebbe essere l’ultimo pasto. Certo è che la curiosità è tanta, come sono tanti gli smottamenti del terreno che si susseguono in questo periodo. E’ notizia di oggi infatti che, a largo di Catania, in pieno mar Jonio, c’è stato l’ennesimo terremoto. L’intensità è stata di magnitudo 4,8, pari all’ultimo terremoto Emiliano. Riflettevo inoltre su un fatto che come ultimo anno di vita di tutti noi, poteva essere decisamente migliore. Sapendo che il mondo potrebbe finire, ce la saremmo potuta spassare un po’ di più.

La profezia dei Maya.

Di sicuro viviamo in un’era in cui l’enorme diffusione e la grande velocità con cui le notizie viaggiano, ci permette di conoscere quanto, di bello o di brutto, succede nel mondo. Certo è che, a mia memoria, non ricordo una catena di disastri naturali così lunga: terremoti, tsunami, eruzioni. Sarà questo il motivo per cui, nell’ultimo periodo, mi vengono spesso in mente i Maya e la loro profezia. Questo popolo, trucidato dagli scopritori spagnoli, ed in seguito anche da tutte le altre popolazioni europee colonizzatrici, in virtù del loro credo hanno anche bruciato migliaia di libri di quei “pagani” popoli barbari. Il quei roghi sono bruciate anche centinaia di risposte ad altrettante domande. Queste popolazioni, che dagli occidentali venivano etichettate come preistoriche, avevano una cultura immensa, ed hanno ipotizzato un evento che, a loro modo di vedere, cambierà il corso della storia. Secondo il loro calendario, più di 2.500 anni fa questi popoli avevano già un calendario, osservavano gli astri e costruivano opere che ancora possiamo osservare, – non capendo ancora come hanno fatto a realizzarle -, danno anche una data precisa di quando questa apocalisse dovrà accadere, ossia: il 21 dicembre del 2012. Cito Wikipedia:

Il 21 dicembre 2012 è la data del calendario gregoriano nella quale secondo alcune aspettative e profezie si dovrebbe verificare un evento, di natura imprecisata e di proporzioni planetarie, capace di produrre una significativa discontinuità storica con il passato: una qualche radicale trasformazione dell’umanità in senso spirituale oppure la fine del mondo. L’evento atteso viene collegato temporalmente alla fine di uno dei cicli (b’ak’tun) del calendario maya. Nessuna di queste profezie ha alcun fondamento scientifico e sono state più volte smentite dalla comunità geofisica e astronomica. Anche la maggioranza degli studiosi della storia dei Maya confuta queste affermazioni. (fonte Wikipedia)

Il cielo alle 0 UTC del 21 dicembre 2012

Il cielo alle 0 UTC del 21 dicembre 2012

Ci sono moltissime leggende, e a poche, o forse a nessuna di esse, io credo. Certamente so che Zeus, Odino, o altri miti sparsi per il mondo nascono dal mix sapiente di qualche mente illuminata e dalla credulità popolare. Ma sarà il crescendo di tutte queste catastrofi naturali che stanno dilaniando e uccidendo in tutto il pianeta; sarà che le informazioni hanno una capillarità, ed una velocità, esponenziale, quindi ci arrivano dentro casa mentre stanno succedendo, senza avere confini; sarà che su Sky, ultimamente facendo zapping, vedo in continuazione i seguenti film: 2012 e The day after tomorrow; ma non nascondo che il pensiero di una catastrofe imminente, mi frulla spesso per la testa, e non dico che sia paura, ma qualcosa che assomiglia al preludio dell’angoscia. Ci sono dei dati inconfutabili. Sia i popoli centro americani, come: Maya e Aztechi, sia alcuni popoli del nord Africa come: gli Egiziani, avevano delle conoscenze degli astri che si avvicinano a quelle odierne. Basti pensare alla proiezione celeste sulla spianata di Giza, che, secondo accredidati studi riprenderebbe la cintura di Orione, ed il Nilo sarebbe stato la proiezione della via lattea. Oppure i misteri sulla costruzione delle piramidi, sia Egiziane che Messicane. Il mistero sulle figure Nazca. Ce ne sono tante, troppe, di cose senza spiegazioni, di misteri irrisolti. La mia personale opinione è che ci fossero delle conoscenze, apprese chissà da chi, e chissà da dove, che sono andate perdute. E se tra queste conoscenze ci fosse anche quella che prevede uno studio approfondito sui eventi come terremoti, o altre calamità naturali?? Certo che se fosse vero, al 21 dicembre mancherebbe veramente poco. Se poi mi fermo a pensare a tutte le cose che ho da fare. A tutti i viaggi che non ho ancora fatto. Mi trovo a fantasticare sulla lista, mai stesa, dei miei desideri prima della catastrofe. Mi accorgo che ci sono alcune cose non più rimandabili. Mi piacerebbe almeno una volta fare: una traversata oceanica, il giro d’Europa in moto, lanciarmi con il paracadute, mangiare il Guacamole in Messico, fare il giro delle Nuova Zelanda in barca a vela, vedere vincere una finale di coppa del mondo di rugby All Blacks – Italia (giocata in Francia), vedere le balene in Argentina (qualcuno lo ha già fatto, e ancora rosico), fare la route 66 in su una Harley Davidson 883, vedere mio figlio che si laurea ad Harvad, vedere un concerto di Adele, imparare l’assolo chitarra di “Wish  you were here”, vorrei poter vedere crescere mio figlio ed emozionarmi per i suoi successi, vorrei poter assaggiare tutti i Ron (rum) del mondo e poter decidere qual’è il migliore…vorrei tantissime altre cose, ma probabilmente non farei in tempo a farle in una vita intera, figuriamoci in poco meno di sette mesi.