E’ stato bellissimo vedere la partita nella club house della mia squadra. Probabilmente se l’avessi vista da solo a casa, avrei cambiato canale alla fine del primo tempo. La partita è stata brutta, solo perché l’Italia ha sbagliato tanto, troppo, e la Scozia poco. Ecco dove sta la sintesi. Quello che di buono ha fatto Orquera nella partita contro la Francia, non è riuscito a farlo contro la Scozia. Anzi, in un paio di momenti topici ha sbagliato palle importanti, che ci hanno fatto perdere il treno per riacciuffare gli scozzesi. Nel complesso l’Italia ha giocato bene, si è vista tanta voglia, tanto possesso palla, tanto dominio territoriale, ma poca qualità. Non è arrivata nessuna palla giocabile alle ali. Venditti, da quando è in nazionale ha fatto la prima partita incolore. Ma non dobbiamo disperare. La Scozia ci temeva e si è visto. Il risultato (34 a 10) non è la reale fotografia della partita. Dobbiamo continuare a lavorare sodo, a crescere, e soprattutto a crederci. I risultati e, soprattutto, la continuità arriveranno presto. L’unico neo di Brunel, che ha fatto comunque bene, è stato non togliere prima Orquera per Burton. La partita avrebbe avuto un’altro risultato.
Archivi giornalieri: 10 febbraio 2013
Le nuove sfide dei genitori. Comprare l’account facebook dei propri figli.
I miei genitori hanno faticato molto con me. Non che fossi un delinquente, ma si sono trovati a dover affrontare moltissime insidie nella mia educazione. Penso che mia mamma sia stata soddisfatta del risultato, anche se con mia sorella sono riusciti meglio. La mia generazione è stata quella che ha vissuto il passaggio tra analogico e digitale, ma c’erano anche le droghe sintetiche, e le cattive compagnie, e tutte le insidie da cui un bambino sveglio come me, era attratto. Con i miei genitori, ma in particolare con mia mamma, ho sempre parlato. Ho sempre potuto parlare, scambiare opinioni e pareri. Non sempre erano concordi, anche io ho vissuto il conflitto generazionale, ma una cosa non hanno mai fatto: scendere a compromessi sui valori, o su quello che ritenevano giusto. Non si possono comprare i valori. Non si può mercanteggiare per ottenere dei risultati dai propri figli. Con questa idea, cerco di crescere mio figlio. E spero di riuscire, anche se oggi è molto più difficile di un tempo. Ho letto che un papà, negli Stati Uniti, ha comprato l’astinenza da Facebook della figlia. Ha contrattualizzato che, se quest’ultima fosse riuscita a rinunciare a Facebook per cinque mesi, l’avrebbe pagata 200 dollari. Cinquanta alla firma dell’atto, altri 150 dopo cinque mesi. Per sancire tale accordo, hanno controfirmato un regolare contratto. Trovo pericoloso un tale comportamento. Se questo concetto dovesse passare, dovesse diventare il modo di relazionarsi con i propri figli, sarebbe la fine. Se un padre reputa dannoso per la salute della propria figlia una cosa, deve poter avere: il potere e la forza d’impedirla. Se questo signore reputa pericoloso, per la salute mentale della propria bimba, Facebook, deve avere la forza d’impedirne l’accesso, o quanto meno limitarne l’uso. Anche vietandolo. Mi piace pensare, ed intimamente ne sono ancora convinto, che non tutto debba avere un prezzo. Non tutto si deve, e si può, comprare con il denaro. Mi piace pensare in questo mondo, nel quale mi trovo sempre di più un cittadino straniero, che il rispetto, ed anche il timore, dei propri figli non debba mai essere acquistato. Il denaro, alla lunga, rovina ogni rapporto. Il denaro non è mai lo strumento migliore da usare in famiglia. Per lo meno in una famiglia che funziona.