Sento tanto parlare di quello che è successo a Verona, nell’ultima partita di sera A. Cori razzisti, come purtroppo se ne sento tanti negli stadi. Io non penso che in Italia ci sia il razzismo, quello vero. Penso che in Italia ci sia tanta voglia di trovare un senso. Il senso di cosa significa essere Italiani. Non si può essere razzisti se non si ha un orgoglio nazionale. E noi non lo abbiamo. E’ tutta una cazzata il nostro orgoglio di patria. Noi non siamo come gli Stati Uniti, dove espongono una bandiera fuori ogni casa. Noi non siamo come i Tedeschi, che per il loro amore della razza hanno fatto una guerra globale. Noi non siamo come i britannici che con il loro amore di patria hanno colonizzato tutto il mondo. Noi siamo Italiani, spesso non ci sentiamo appartenenti neanche al nostro condominio. Siamo estrosi, stravaganti, fantasiosi, ma soprattutto individualisti. Essere individualisti, in buona sostanza significa fregarsene un pò di tutti. Per questo noi non siamo razzisti. Ci giochiamo, ma non lo siamo. In fondo siamo tutti pò pecoroni. Proprio perchè siamo pecoroni, qualche imbecille allo stadio pensa bene di fare dei cori da imbecille. Ma serve solo ad avere qualche secondo di notorietà. Questo non significa che un popolo, una nazione, sia razzista. Però, c’è un però, quando vedo Balotelli, io non vedo un nero. Io vedo un nero antipatico. E la discriminante, ovviamente, non è essere nero, è essere antipatico. Un nero antipatico pervaso da un vittimismo cosmico peggio di Leopardi. Tutto il mondo ce l’ha con lui. Ma il Mario nazionale, che nasce con delle doti che, forse, neanche Baggio aveva, dovrebbe pensare: non che il mondo non è che ce l’abbia con lui, ma che semplicemente lui è un giovane calciatore viziato. Tutto qui. Che poi sia nero, non interessa a nessuno o comunque a pochi imbecilli. E’ insopportabile, ma il suo colore non centra nulla.
Balotelli.
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