Ieri sentivo il paragone tra quello che stiamo passando noi e la guerra. C’ho riflettuto tanto e proprio non mi trovo d’accordo. Le guerre annientano intere generazioni; cadono palazzi, scuole fabbriche, ponti; gli occhi dei bambini non sono più gli stessi dopo. Le atrocità che si passano in guerra non sono comparabili. Neanche il contraccolpo sull’economia è lo stesso. Noi ce ne stiamo nelle nostre case, al caldo, pieni di tutto. Noi, finita l’emergenza, ritorneremo nei nostri uffici nelle nostre aziende, nelle nostre fabbriche e dovremo solo ripartire. Sarà difficile, ma dovremmo solo preoccuparci di fare fronte comune e ripartire. E’ vero, anche questa maledetta situazione sta facendo tanti morti, ma non è paragonabile ad una guerra. Ieri mi ha chiamato un Amico che non sentivo da tanto, Mauro. Facevamo proprio questo discorso. Mi ha raccontato che la mamma, Anna, ancora oggi, se in televisione passa un film di guerra, gli chiede di cambiare. Quei suoni, quei rumori, gli fanno tornare alla mente dei ricordi troppo brutti da riportare in superficie e, forse, impossibile da seppellire del tutto. Quello che stiamo vivendo noi non è assolutamente paragonabile alla guerra. Certo ci sono persone in difficoltà, tante stanno subendo le conseguenze di questo lockdown. Ma non è una guerra. Un altro dato importante che leggevo stamattina è la velocità di propagazione. In Spagna, negli Stati Uniti, il virus sta raggiungendo delle proporzioni molto preoccupanti. Gli Stati Uniti, forse in settimana, supereranno i numero di morti della Cina. Forse già oggi il numero dei contagi dell’Italia. La Spagna ha una situazione decisamente peggiore della nostra. Molto velocemente ci supererà anche lei per contaminati e per deceduti. Da noi la situazione migliora, ma solo perchè stanno dando i primi risultati le politiche messe in atto e perchè, semplicemente, siamo partiti prima. Riflettevo su un fatto: siamo sempre i peggiori, nella normalità, ma i migliori quando c’è da risolvere una situazione difficile.