Ieri ha aperto i battenti la Nuvola di Fuksas. Dopo 18 anni dall’inizio del progetto; dopo 8 anni di cantiere; dopo mille scandali su questa opera; dopo tanti soldi spesi e sicuramente anche sprecati, ha aperto il centro congressi che porterà all’EUR, tantissimi curiosi, tantissime aziende per fare i loro eventi e, mi auguro, tante idee per stimolare la voglia di cultura, di novità. Io percepisco Roma, ma più in generale l’Italia un paese fermo e sentire che vengono inaugurate cose nuove e belle, mi generano eccitazione. Ma non quell’eccitazione stupida che prende senza motivo, è un’eccitazione legata alla percezione che è avvenuta qualcosa di bello per tutti. Come quella bella sensazione che prova quando si fa una buona azione. Noi dobbiamo ripartire. Dobbiamo cercare qualcosa che renda ancora più bello il nostro paese. Creare cose belle può essere una soluzione. Può essere di aiuto. Mentre scrivo il centro Italia è sconquassata dai terremoti. Questa mattina ci siamo svegliati con la terra che tremava e, e mentre qui da noi a Roma è stata solo tanta paura, a Norcia, a Cascia e in altre zone dell’Umbria, delle Marche e del Lazio, cadevano pezzi di storia. Cadevano pezzi della nostra storia. Non potremo più vedere alcuni nostri bellissimi borghi, così come eravamo abituati a vederli da secoli. Non potremo più vedere più alcune: chiese, basiliche. Vedere le crepe nella piazza di Norcia mi ha lasciato senza fiato. Dobbiamo ripartire.
Dobbiamo andare avanti. Dobbiamo raccogliere le forze, cercare di mettere in sicurezza il nostro patrimonio, ma non possiamo ne dobbiamo fermarci. Mi piacerebbe che venisse coltivato il bello, il buon gusto e non dovermi preoccupare che ogni cosa, anche una nuova struttura, venga sporcata dalle strumentalizzazioni politiche di chi dice che in Italia non si può far nulla. Dobbiamo combattere questa mentalità che, pian piano ci stanno instillando. Noi ce la possiamo fare, noi ce la dobbiamo fare. Dobbiamo cercare di lasciare ai nostri figli un posto più bello di come ce lo hanno lasciato i nostri padri. Tutto questo passa per: l’impegno, la voglia di fare, ma anche e soprattutto su un repentino cambio di mentalità. Un cosa di buono che noi abbiamo, e che tutti c’invidiano, è l’ottimismo. Non ci facciamo rubare questo nostro spirito. Tutto quello che sta succedendo ci deve servire da monito, da esempio. Colgo nell’inaugurazione di una nuova struttura poche prima della devastazione che il terremoto ha causato un segno del cielo, uno spunto di riflessione. La rabbia, l’angoscia, i luoghi comuni vanno buttati alle nostre spalle. Bisogna andare avanti.