Leggevo tra i quotidiani, nei giorni scorsi, il flop dei braccialetti elettronici in Italia. Cosa sono i braccialetti elettronici? Sono dei dispositivi che applicati sulla caviglia di un detenuto, permette di rilevarle la posizione, oltre agli spostamenti degli stessi. Tale dispositivo dovrebbe venire applicato: a chi gode di un regime di semilibertà, a chi sconta la pena ai domiciliari, o a chi ottiene dei permessi di lavoro durante il giorno. Fino a qui nulla di male, anzi lo reputo uno strumento che aiuta lo Stato a risolvere il problema dell’affollamento delle prigioni, e, nel contempo, dovrebbe fornire una maggiore possibilità di reinserimento a chi nella vita ha sbagliato, e deve scontare una pena. Il problema è che il Ministero dell’Interno ha rinnovato, nel 2011, una convenzione con Telecom per 9,82 milioni di Euro a fronte della fornitura, e la gestione, di di 2000 braccialetti elettronici. Utilizzati oggi in Italia: meno di cento. Se dividiamo l’importo totale, per i braccialetti utilizzati, ne deriva che il costo che la collettività affronta per ogni braccialetto è di 98.200€. Neanche fosse di Bulgari. Troppo, decisamente troppo. Questa è la cronaca dell’ennesimo spreco Italiano. Il costo stimato, a regime, ossia utilizzando tutti e duemila i braccialetti disponibili, sarebbe di meno di 5.000€ cadauno. Decisamente un conto sostenibile per la collettività. Dal corretto utilizzo, ne deriverebbe un ovvio, e alquanto scontato, abbattimento della spesa carceraria, oltre ad un beneficio conseguente allo snellimento delle presenze nelle nostre case di detenzione. Questo è solo uno degli esempi di come, una buona idea si possa trasformare in un costo assurdo per la collettività. Viva l’Italia.