Lo dico da un po’, l’ho scritto qualche tempo fa, l’India usa mezzi e metodologie antiche come le sue tradizioni. Un popolo che fonda ancora le proprie leggi su distinte classi sociali, si è vista sfuggire i nostri marinai. Infatti sembra che, finalmente, dopo aver ottenuto una licenza di un mese, per andare a votare, i due Marò non sono rientrati in India. Questo ha scatenato tutte le ire del tribunale di sorveglianza Indiano. Ma nonostante l’India si confessa uno stato moderno; nonostante abbiano armamenti nucleari a disposizione, nonostante sia una delle economie in maggiore ascesa in tutto il globi, è passato oltre un anno e, i suoi tribunali, non sono riusciti a giudicare la giurisdizione del processo pendente sui nostri concittadini. In poche parole, non hanno ancora iniziato a giudicarli. Continuo a pensare che è una storia strana, che s’intreccia con l’economia, con Finmeccanica, con gli elicotteri ordinati, e mai consegnati, con le tangenti, e con mille altre questioni di cui ignoriamo l’esistenza. Sono fermamente convinto che il nostro ministero degli esteri, e quello della difesa, abbiano fatto bene a non riconsegnare i nostri ragazzi agli Indiani. Non erano delle persone da giudicare, ma solo ostaggi d’interessi più alti. La dimostrazione di modernità, la dovremmo dare ora, lasciando giudicare i due marinai da qui. Infatti la distanza, non deve impedire un giusto processo, ma in tempi che non possono, e non devono, decidere gli indiani. Come controffensiva, il “moderno” stato Indiano, ha “ordinato” al nostro ambasciatore in India, di non lasciare il paese. Di fatto è divenuto un ostaggio di lusso. Alla faccia della legge. Alla faccia della giustizia. Alla faccia del diritto internazionale. Mi auguro di cuore che questa vicenda finisca presto, sono stanco delle prepotenze di questo stato antiquato e ingiusto.