Ieri si è svolta, come di consueto, la dodicesima edizione della “Magnalonga” a Rocca di Papa. Questa manifestazione, organizzata con il patrocinio del Comune, ha l’intento di coniugare una sana camminata all’aria aperta, ad un’altrettanta sana mangiata. Si è partiti alle 8.30 dalla piazza di Rocca di Papa, ovviamente dopo aver fatto una lauta colazione. Ci siamo letteralmente arrampicati, come stambecchi, tra i vicoli irti di Rocca di Papa. Gli scenari sono sempre suggestivi, anche per chi come me la conosceva molto bene. Eravamo un bel gruppetto di amici, e tra noi c’erano anche le mie due nipoti: Benedetta e Maria Chiara. Moltissimi i bambini, alcuni anche sui passeggini. Il caldo e il sole non si sono fatti attendere e già verso le nove e mezzo, ancora tra i “vicoletti”, eravamo tutti accaldati. Arrivati ai Campi di Annibale mi sembrava di aver camminato una vita, e invece eravamo appena all’inizio. La via Sacra, ha piegato parecchie gambe. Ma gli scorci che abbiamo potuto osservare valevano ogni goccia di sudore. Questa via, che deve questo nome mistico al tempio romano di Giove Laziale che si trovava vicino alla vetta del Monte Cavo, possiede ancora quell’antico fascino. Mi è venuto in mente quanto poteva essere bella la cerimonia che, ogni anno portava sulle pendici di quei monti, Imperatori e Patrizi romani per festeggiare quel Dio così potente. Questa usanza ebbe fine con la costruzione, a Roma, del tempio di Giove Capitolino, sul Campidoglio. Certamente la vista sui due laghi: d’Albano e di Nemi, è d’annoverare tra le bellezze della giornata. Arrivati in cima a Monte Cavo, abbiamo proseguito in direzione Pratoni del Vivaro, e la vista sembrava quella degli altipiani trentini. Ovviamente i sentieri sono organizzati malissimo, ed infatti tutto il gruppo ha dovuto fare dietro front, dopo un errore delle guide. La merenda mattutina, a base di pizza e succo di frutta, è stata una specie di benedizione. Bambini, e non solo, hanno molto apprezzato quella ricreazione così particolare vissuta tra alberi e prati. Altre due ore di cammino ci hanno poi portato ad un’area attrezzata verso via dei Laghi, in prossimità di Nemi. Un bel prato, molti alberi e molti tavoli, hanno potuto ospitare e rifocillare tutti i “maratoneti”. Il gadget che la mattina l’organizzazione aveva fornito ad ogni partecipante è stato un plaid.
L’occasione buona per stenderlo sul prato era arrivata. Il pranzo è stato a base di lasagne, porchetta, salsicce, sformati di patate, tutto condito da del buon vino. Il pasto dell’atleta dire. Dopo pranzo, non solo per me, è arrivato Morfeo a farci visita, e tra le sue braccia, mi ha traghettato in quel limbo che esiste tra: il non essere svegli, e il non ancora dormire. Dove i rumori intorno a te sono ovattati e assapori quel primo sonno che quando finisce ti lascia riposato. Finito lo stato onirico appena descritto, il tempo di due chiacchiere, qualche risata ed è già tempo della “merenda pomeridiana”. Un succo, un biscotto, e ci siamo preparati per fare ritorno a casa. L’unica nota negativa della giornata: la tantissima polvere durante il cammino (la foto con i nostri piedi lo possono testimoniare). E’ sbalorditivo quanto abbiamo perso il contatto con la natura. Una cosa così semplice, una giornata passata in quel paradiso, che sono le nostre colline, è quello che ci vuole per rimetterti al mondo. Peccato che, troppo spesso, ce ne dimentichiamo.